Trentatré

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Il vento mi scompiglia leggermente i capelli facendoli andare in tutte le direzioni, l'erba sotto le gambe mi fa il solletico e i miei piedi vengono sopraffatti dall'acqua del ruscello. Non so se l'abbia fatto per un semplice scrupolo di coscienza per l'altra volta o soltanto per il desiderio di trascorrere un'intera giornata insieme prima che il nostro tempo venga completamente riempito da impegni passando, di conseguenza, meno momenti insieme. Domani inizia la scuola e ciò non mi rende per nulla felice. In realtà l'ho sempre amata fin da quando ero piccola: un po' per gli amici, un po' per la mia sete di conoscenza, un po' perché la consideravo una seconda casa. Ora però è diverso. So di essere riuscita a passare oltre ma le persone che incontrerò probabilmente mi riporteranno indietro. Non sono pronta ad essere fissata da occhi pieni di pietà nei miei confronti e sentire le condoglianze da tutti i miei compagni di classe. Non sono pronta ad essere considerata la povera orfana e soprattutto non sono pronta a rivedere lei, sempre che non mi stia alla larga.
Cerco di scacciare questi pensieri dalla testa: voglio godermi al massimo questa giornata.
Vengo improvvisamente bagnata da degli schizzi d'acqua.

-Dai smettila! 

Mi alzo e parto all'attacco, usando anche i piedi. Iniziamo una vera e propria battaglia, anche con qualche caduta.

-Ok basta! 

Urla il mio avversario e così decido di dargli la tregua richiesta ma proprio quando abbasso la guardia vengo sollevata in aria e poi poggiata sull'erba con Leo che si mette sopra di me.

-Potevi dirmelo prima così mi sarei portata il cambio.

Il vestito che ho addosso è ormai quasi completamente bagnato e anche i miei capelli non sono nelle migliori condizioni.

-Diciamo che è la vendetta per esserti alzata dal letto troppo presto l'altra volta.

Si leva la maglia rimanendo a petto nudo e io lo rapisco subito in un bacio appassionato. Dopo poco si addormenta sulle mie gambe perciò rimango a guardarlo col rumore del ruscello che risuona nelle orecchie. La natura riesce sempre a darmi un senso di pace e beatitudine e mi concentro su essa per non tornare a pensare a ciò che dovrò affrontare domani anche se è così difficile. Perché non posso semplicemente non andarci? Magari potrei studiare da casa, però conoscendo mia zia e il mio fidanzato mi ci porterebbero di peso.
Il telefono di Leo mi risveglia dallo stato di trance in cui stavo per entrare. Lo accendo e vedo che c'è un messaggio da parte di Robert che gli chiede dove si trova e a che ora torna. Mi chiedo se per caso gli abbia detto di noi due, ogni volta che usciamo insieme viene sempre cercato dal padre che non sa dove si trovi.
Il telefono mi scivola dalle mani e cade per terra con lo schermo rivolto in basso. Lo prendo lentamente con la speranza che non ci sia nessun graffio, d'altronde credo sia del tutto impossibile dato che non è caduto da molto in alto. Quando lo prendo, noto che c'è la schermata degli SMS, probabilmente l'ho premuto per sbaglio nel tentativo di non farlo cadere, e una chat con un numero sconosciuto ruba immediatamente la mia attenzione. La apro e ho bisogno di rileggere i messaggi due volte prima di credere ai miei occhi.

-Sta lontano da Isabelle o te ne pentirai.
-A quanto pare il messaggio non è stato afferrato.
-Ti darò un'ultima possibilità, altrimenti poi provvederò con le cattive maniere e non so quanto ti convenga. Elisa potrebbe essere un buon bersaglio per esempio.

Mi tremano le mani nel rileggere ancora una volta quelle parole. Solo al pensiero che lui possa essere in pericolo mi viene un attacco di panico. E poi come fa a conoscere me? Qualcuno ci sta spiando? Istintivamente mi guardo intorno e osservo attentamente per assicurarmi che davvero non ci sia nessuno nei paraggi. Devo sapere di più di questa storia. Sveglio Leo (forse anche in modo un po' brusco) e lui chiede assonnato cosa succede. 

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