Diciannove

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Appena parcheggia la macchina, scendo subito e mi dirigo verso l'entrata dell'ospedale con Leo che mi segue. Non so come muovermi e dove andare, ma vedo Robert che si trova vicino una macchinetta a prendere del caffè e così gli vado incontro insieme a Leo, appena ci vede dice:

-Oh ragazzi siete arrivati. 

Lo tempesto immediatamente di domande:

-Dov'è? Come sta? E soprattutto come l'hai trovata? 

Mi guarda comprensivo:

-Vieni sediamoci, vi spiego com'è andata. 

Mi siedo con lui alla mia sinistra e Leo alla mia destra che mi accarezza la mano per calmarmi. 

-Ero nella zona in cui lavora tua zia. Avevo visto una donna sdraiata per terra alla fine di una lunga rampa di scale. Quando mi sono avvicinato l'ho riconosciuta ed era svenuta, perciò ho chiamato l'ambulanza non sapendo cos'altro fare. Ora la stanno visitando, ma non credo sia grave, magari solo un mancamento. Quella è la sua stanza. Sta tranquilla. 

Tiro un leggero sospiro di sollievo, ma non sarò davvero tranquilla finché non la vedrò. 

-Quando posso vederla? Ma ora è sveglia giusto? 

-Non so molto, i dottori non dicono ancora niente. Ora dobbiamo solo aspettare. 

Detto ciò si allontana ed esce per rispondere ad una chiamata. 
Inizio a camminare avanti e indietro per scaricare un po' di tensione.
All'improvviso Leo che fino a quel momento era rimasto seduto a guardarmi, si alza e mi prende le spalle per fermarmi. 

-Ora basta, mi stai facendo girare la testa. 

Dice ridacchiando, io lo abbraccio e lui inizia ad accarezzarmi i capelli. 

-Sta tranquilla, hai sentito mio padre no? Non sarà niente. 

Mi sussurra. Rimango ancora con la testa appoggiata al suo petto e il suo respiro così calmo riesce a calmare anche me. Finalmente un dottore esce dalla stanza in cui si trovava mia zia e mi avvicino subito. 

-Dottore come sta? 

-Lei è? 

-Sono sua nipote, posso sapere come sta? 

-Oh si, ecco allora la pazient-

Viene interrotto da un altro dottore che lo chiama per firmare dei documenti. 

-Torno subito. 

Annuncia. Si divertono a tenermi sulle spine. Aspetto impazientemente che finisca ma una volta fatto non torna ma se ne va altrove. 

-Ehi!

Urlo. Mi ha lasciata lì così, soffre di perdita di memoria a breve termine? Proprio non riesco a credere ai miei occhi. 

-Guarda un po' cosa ci tocca. Vado a cercarlo, tu resta qui. 

Dice Leo. Appena si allontana non ce la faccio e apro la porta per entrare. La vedo lì sul lettino d'ospedale, per fortuna sveglia e le corro incontro. 

-Zia! 

-Elisa, tesoro. 

L'abbraccio più forte che mai. 

-Mi hai fatto prendere uno spavento. Ma cosa hai avuto? 

-Oh mi dispiace tesoro, il dottore dice che è solo stato un calo di zuccheri, niente di grave. 

Ora che l'ho vista, mi sono calmata. Non potevo permettermi di perdere anche lei. L'abbraccio ancora, le sue braccia sembrano quelle di mamma. Finalmente entra Leo con il dottore, vorrei andargli davanti e tirargli un pugno dritto in faccia per il suo comportamento di prima. 

-Si ecco, abbiamo fatto le analisi e altri piccoli controlli, niente di che. Signora ha avuto un calo di zuccheri, non dovrebbe mai saltare i pasti. Poi ha una piccola distorsione alla costola a causa del ruzzolone che ha fatto per le scale. Quello che deve fare è solo stare al riposo per un po'. Tra poco potrà uscire. 

Esce di nuovo e io mi rivolgo a mia zia:

-Zia perché hai saltato i pasti? 

-Oh ecco stamattina ero in ritardo quindi non ho fatto colazione e per il troppo lavoro non ho nemmeno pranzato.

-Zia! Potevi mangiare qualcosa. Promettimi che non farai più così. 

Sembra si siano invertiti i ruoli, io che devo fare la ramanzina a lei invece del contrario. 

-Va bene, va bene. 

Poco dopo entra anche Robert, che si assicura che mia zia stia bene e ci offre un passaggio per tornare a casa che accettiamo volentieri. 
Aiuto mia zia ad alzarsi e finalmente usciamo da questo maledetto ospedale. Durante il breve tragitto fino alla macchina fa dei piccoli lamenti causati dal dolore. Dopo averla fatta salire in macchina sussurro a Leo:

-Ehi Leo ma l'altra macchina? 

-Mio padre non sa niente e se lo sapesse mi ucciderebbe, quindi acqua in bocca piccola. Tornerò a prenderla domani. 

-Che cattivo ragazzo. 

Lo prendo in giro ridacchiando. 

-Proprio tanto. 

Io mi siedo dietro con mia zia, Robert e Leo davanti. 

-Come siete arrivati in ospedale? 

Chiede Robert, mi sembrava strano che ancora nessuno ci avesse fatto l'interrogatorio.

-Quando mi hai chiamato sono andato subito da Elisa e siamo venuti con il pullman. 

Mi rivolge uno sguardo furbo e io non posso far a meno di sorridere nel ricordo del pomeriggio passato oggi.
Il resto del viaggio è silenzioso, ognuno immerso nel suo. Una volta arrivati, ci accompagnano fino alla porta, sono davvero gentili. Gli offro un caffè per poterli ringraziare ma rifiutano. Leo mi saluta con un dolce bacio sulla guancia e io lo ringrazio ancora. 
Aiuto mia zia a mettersi a letto con un'ultima ramanzina e finalmente posso rilassarmi. Mi siedo sulla poltrona, che giornata intensa. Penso ancora a quell'attimo in cui le nostre labbra stavano per sfiorarsi. È successo due volte, una magari a causa del l'euforia, ma la seconda…e se provassi davvero qualcosa per lui? Mi sembra tutto così strano. 

-Ehi luna, tu sai cos'è l'amore? 

Mi rivolgo ad essa, all'unica che momentaneamente possa sentirmi ma non rispondermi, anche se vorrei lo facesse. In fondo avrà visto tante coppie innamorate sotto di essa no? I miei non sono arrivati a insegnarmi cos'è l'amore, a darmi quantomeno qualche dritta. Loro si che erano innamorati, lo si vedeva dagli occhi, da come si guardavano, da come c'erano sempre l'uno per l'altra. 

-E tu albero? Tu lo sai? 

Sembro ridicola lo so, ma nessuno può sentirmi e io sono così pazza da aspettarmi seriamente che qualcuno mi risponda da lì, che qualcuno mi dica cosa diavolo sia l'amore. 

Tutto tace. 

Nessun rumore. 

Nessuna risposta. 

Niente di niente. 

Ma se fosse proprio questa la risposta? Forse l'amore non ha bisogno di domande e risposte, ma solo di esser vissuto

ᴘᴇʀ sᴇᴍᴘʀᴇ?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora