Due

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-Vieni! Seguimi. Fidati di me. 

La sua voce melodica arriva nelle mie orecchie come musica pura, mi guarda con quegli splendidi occhi azzurri che brillano di felicità ma anche di dolore, che emanano sicurezza ma anche paura, il profumo dei suoi setosi boccoli neri entra nel mio naso come droga e mi sembra di annusare una rosa, come lo è lei d'altronde, una rosa piena di bellezza che poi d'un tratto marcisce perdendo tutta la sua lucentezza. E poi lo vedo, eccolo, ecco il suo dannato sorriso che mi ha accompagnato dal primo giorno in cui mi ha messa al mondo fino a qualche giorno fa. Vederla mi fa sentire a casa. Perché mi chiede se mi fido di lei? Sa che la seguirei anche in capo al mondo.

 -Certo, ti seguo ovunque tu voglia portarmi, basta che restiamo insieme. 

Fa una delicata risata, un suono troppo dolce per le mie orecchie, un suono che non vorrei mai smettere di ascoltare. Mi prende per mano e iniziamo a correre in un prato con fiori di tutti i tipi e con la felicità stampata in volto. 

Sto così bene, mi sento così in pace con me stessa, sono al settimo cielo, vorrei stare così per sempre. 

Mi volto a guardare indietro e, proprio quando mi giro nuovamente nella sua direzione, la vedo svanire pian piano, avvolta da una lieve nebbia, portando con sé anche la sua bellissima risata che mi donava un senso di pace. Diventa sempre più lontana, offuscata, come un ricordo ormai svanito, urlo in preda al dolore e alla disperazione: 

-No! Non andartene, non abbandonarmi! Resta con me! 

La guardo, la imploro con gli occhi, finché la sua figura non si perde nel vento. Lei lontano da me, io lontano da lei. Il paesaggio attorno a me diventa cupo, il vento si rafforza, le nuvole sembrano arrabbiate, i fiori cadono, muoiono, io cado come loro sulle ginocchia e urlo, urlo più che posso con la speranza che qualcuno mi salvi, mi afferri la mano e mi porti lontano da qui, lontano da tutto. Il vento, che sembra avere anima propria, mi scaraventa. La terra sotto di me si apre, cado, sto cadendo nel vuoto, con quel vento che mi spinge sempre più in basso. Non riesco a risalire, non riesco a liberarmi, non riesco a respirare… aiuto. 

-Elisa! Elisa! 

Chi è? Chi grida? Mia madre? “Mamma” sussurro con un filo di voce. 

-Apri gli occhi! Sono qui con te!

Mi sveglio di soprassalto, il cuore batte così forte che a momenti potrebbe uscire dal petto, tremo, sono sudata, non capisco più niente. 

-Elisa! 

Mia zia mi abbraccia ma io non trovo le forze per ricambiare il suo affetto, ho gli occhi nel vuoto, sono con la mente ancora nel mio sogno, ancora da mia madre, ancora con un pizzico di felicità. 

-Tieni prendi un po’ d'acqua. Ti va di raccontarmi cosa hai sognato? 

Dice con la voce tremante. 

-Mamma. 

Boccheggio senza voce. 

-Tesoro, non preoccuparti… Era solo un sogno, era solo un sogno… 

Continua a dirmi accarezzandomi i capelli e con gli occhi già pieni di lacrime che non sanno se uscire o sparire. 

-Sdraiati, riposa un altro po’, io resterò qui vicino a te. 

Mi libero dalle sue carezze, ignorando le sue parole e vado verso la poltrona dove mi accomodo con una coperta pesante e il mio sguardo viene catturato ancora una volta dal maestoso albero. È come se mi chiamasse a sé, come se parlasse, come se volesse consolarmi e dire “va tutto bene tranquilla, la vita è un continuo cadere e trovare il coraggio di rialzarsi in ogni piccolo spazio del nostro cuore, aggrappandosi ad ogni parte dell’anima ancora non spenta totalmente”, ma siamo sicuri che io abbia ancora un qualcosa da cui trarre la forza? 

-Ho capito, me ne vado, qualunque cosa sono di là. 

Resta per qualche secondo sulla soglia della porta sperando in una risposta che sa non arriverà. 

-Comunque oggi verrà lo psicologo, non puoi continuare così.

Fa un lungo sospiro ed esce. 

*****

-Buongiorno

Sento esclamare da un tono maschile nell'ingresso.

-Buongiono a voi, prego accomodatevi, lei si trova nella sua stanza, seguitemi.

Sento dei passi avvicinarsi sempre alla mia porta, finché non bussano.

Senza attendere risposta mia zia apre la porta e io non mi giro nemmeno a guardare ma fisso al di fuori della mia finestra.

-Elisa, lui è Robert.

-...

-Piacere Robert.

Entrambi mi fissano e mia zia fa un piccolo colpo di tosse per attirare la mia attenzione. Io mi giro solo per un attimo, per esaminare l'uomo, ti pareva che non si sarebbe messo in giacca e cravatta? Manco fosse un matrimonio.

-Si, ciao.

-Elisa, l'educazione.

Perché dovrei essere educata con una persona che approfitta dei dolori altrui per arricchirsi?

-Piacere egregio Signor Robert, sono lusingata di fare la sua conoscenza, non vedevo l'ora, è come vivere in un sogno. Va bene così?

Mi riferisco a mia zia.

-Eli..

-Non si preoccupi, ci può lasciare soli.

La interrompe lui. Di sottofondo sento una risata.

-Forte questa ragazza.

Dice una voce alle mie spalle.

-Leonardo smettila e fa silenzio 

-Oh ma certo egregio Signor Robert.

Ride ancora allora mi giro e squadro il ragazzo poco lontano da noi, è abbastanza alto, ha dei ricci marrone scuro e degli occhi di uno stupendo verde scuro che riflettono la luce del sole.

-E lui chi è? E soprattutto che diavolo ci fa qui?

-Cara Elisa, ti presento mio figlio Leonardo, è qui come apprendista, un giorno diventerà anche lui uno dei più bravi psicologi come me.

-Andiamo di male in peggio, insomma.

Il sorriso d'orgoglio che gli si è creato sulla faccia, sparisce alle mie parole e inizia con uno degli stupidi discorsi da finto filosofo.

-Allora Elisa, io non voglio ci siano rivalità tra di noi, ma che creiamo un rapporto di confidenza così che io possa aiutarti a passare avanti a questa brutta esperienza.

Faccio una risata amara.

-Passare avanti lei mi dice. Si vede che non ha capito proprio niente della vita. Se vuole che ritorni ad essere felice mi riporti indietro i miei genitori e siccome non può farlo può tranquillamente andarsene da quella porta, nessuno lo ferma.

-Io posso aiutarti sono qui per questo, raccontami come è successo, raccontami di te, quello che vuoi.

-Aiutarmi? Quello che fa lei è soltanto dirmi qualche frase da filosofo e poi prenderti i soldi. Questo non è aiutare, ma approfittarsi del dolore degli altri.

-Se la pensi così ok, ma arriverò a farti cambiare idea.

Non rispondo e il pomeriggio passa con lui che cerca di tirarmi le parole da dentro e io che lo ignoro.

-Abbiamo iniziato con il piede sbagliato, spero la prossima volta andrà meglio.

Finalmente se ne va insieme a suo figlio che non faceva altro che una statua.

È calata la sera, il sole se ne è andato e con esso ha portato parte di me.

-A domani, mamma e papà.

Sussurro all'albero che con le sue foglie sventolate dal vento sembrava salutarmi e darmi la buonanotte. 

ᴘᴇʀ sᴇᴍᴘʀᴇ?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora