Trentasette

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Leonardo 

Marinare la scuola il secondo giorno non mi rende uno studente modello, d'altronde non lo sono mai stato e non è uno dei miei obiettivi. Semplicemente, mi basta passare anche quest'anno con dei buoni voti e basta. La mia voglia di andare a scuola è anche minore rispetto agli altri anni, sarà perché ormai sono in quinto. In teoria, dovrebbe essere l'anno in cui gli studenti si impegnano di più, cercando di fare il minor numero di assenze ma io funziono al contrario e anche i miei amici. Abbiamo passato l'intera mattinata a gironzolare da una parte all'altra della città e, sfortunati quali siamo, abbiamo incontrato la nostra amata (si fa per dire) professoressa di matematica che non ci ha risparmiato il suo sguardo infuriato e la sua breve ramanzina a cui nessuno ha dato ascolto. Ci siamo praticamente già scavati la fossa da soli. 

La mia sfortuna, però, non finisce qui. Infatti, ho anche incontrato, o meglio scontrato dato che le sono praticamente catapultato addosso, Isabelle. Sto provando a tenermi alla larga ma il destino non fa altro che farci ritrovare negli stessi luoghi nello stesso momento. Mentre stavo cercando una via di fuga per svignarmela, mi ha detto che stava andando a comprare dei pattini nuovi. Stava anche per iniziare un discorso su non so neanch'io che cosa, fin quando non è arrivata Kathrine che, dopo avermi guardato con tutto il disgusto di cui era capace, l'ha portata via. Per quanto non sopporti quella donna, vorrei baciarla per avermi salvato. 

Nonostante il nostro piccolo incontro, non mi è arrivato nessun messaggio, per ora. Forse è sfuggito al misterioso uomo che mi minaccia. Comunque per essere sicuro che sia davvero così, tra poco andrò a casa di Elisa per assicurarmi che sia al sicuro siccome ha minacciato di poterle far qualcosa. Momentaneamente sono sul letto ad aspettare che si faccia l'orario giusto per andare a casa sua. Deve essere uscita da poco da scuola e non voglio presentarmi prima di lei. 

Un rumore piuttosto brusco proveniente dalla cucina mi costringe ad alzarmi e andare a controllare. Lo scenario che mi si presenta davanti non so se definirlo buffo o pietoso: ci sono popcorn sparsi ovunque e la pentola rovesciata per terra, per non parlare di Margaret che dolorante si lamenta per il piede. 

-Volevi dar fuoco alla casa? 

Chiedo, trattendo a stento le risate.

-Mi sono completamente dimenticata di mettere il coperchio e sono andata tranquillamente in bagno. Poi quando sono tornata, ho trovato popcorn ovunque e, agitata per il pasticcio che avevo combinato, ho provato a spegnere il fuoco soltanto che, non so neanche come ho fatto, mi sono rovesciata la pentola sul piede.

La vera domanda che mi sto ponendo in questo momento non è come abbia fatto ad essere così sbadata bensì come le sia venuta voglia di popcorn a quest'ora.
Mi avvicino per raccogliere la pentola sul pavimento, posizionandola di nuovo sul fornello che è ancora acceso e verso altri chicchi di mais, coprendoli poi con il coperchio.
Mentre lei continua ancora a lamentarsi per quel dannato piede, io cerco di pulire il disastro che ha combinato.

-Dove vai? 

Mi chiede quando, dopo aver finito di fare la donna delle pulizie, mi dirigo verso la porta. 

-Ti importa davvero? 

Questo suo vizio di intrufolarsi nei miei affari ancora non se lo leva nonostante il mio fastidio sia più che evidente, come il suo dispiacere nel sentire le mie parole. 

-Da Elisa. 

Dico con un sospiro e prima di uscire sento un lieve "Grazie", non so se sia riferito al mio turno da donna delle pulizie o al mio impegno per non mandarla a quel paese. 
Durante il tragitto la mia paura viene realizzata, infatti mi arriva nuovamente un messaggio:

-Non mi è sfuggito il vostro piccolo incontro, ma essendo stato molto breve te lo passo per questa volta. Ricordati che Isabelle è mia e nessun altro ragazzo può starle accanto. 

Rileggo per due volte l'ultima frase. Inizio a pensare che la persona misteriosa sia un ex di Isabelle o qualcuno che vuole mettersi con lei, non so magari un ammiratore psicopatico. Se le mie teorie sono giuste, lei deve saperne per forza qualcosa. 

Ne ho abbastanza di questa storia, devo mettere fine a questa sceneggiata. Cambio meta e, in tempo record, mi ritrovo davanti casa di Isabelle. Suono, pronto a vedere Kathrine in perfetta forma e infatti eccola che appare con uno dei suoi soliti abiti sgargianti, sprecati per essere guardati solo da quattro mura. Come sempre, mi guarda con disgusto, e non perdo tempo a chiederle se c'è sua figlia in casa. Mio malgrado, risponde negativamente riferendomi però che si trova alla pista di pattinaggio.

Così vado alla pista di pattinaggio.
Appena entro inquadro subito Isabelle che si trova appoggiata al bordo. Rimango stupito nel vedere che al suo fianco c'è quell'odioso ragazzo che non faceva altro che gironzolare intorno ad Elisa. Cosa ci fa anche qui? Non mi sembra proprio un tipo da pattini e Isabelle non mi ha mai parlato di lui. Si saranno conosciuti da poco?
Almeno da qui, la conversazione che stanno avendo non sembra per nulla tranquilla. Sembra che stiano litigando ma non riesco ad udire le parole.
Mi avvicino e quando notano la mia presenza smettono subito di discutere.

-Sei dappertutto coglione?

Chi gli ha mai dato tutta questa confidenza? E il coglione fra i due non sono di certo io.

-Vale lo stesso per te.

Non so neanch'io con quale forza mi trattengo dal saltargli addosso e dargli un pugno dritto in faccia.

-Isabelle devo parlarti.

Mi rivolgo a lei cercando di dimenticarmi della presenza di Mike che però non aiuta nel mio intento:

-Vattene, ora sta parlando con me. Non vedi?

Respira. Non rovinargli quella faccia da strafottente che ha.

-Mike, io e te abbiamo finito di parlare. Dimmi, Leo.

Finalmente, sparisce dalla mia vista e se ne va, sussurrando un "Te ne pentirai", non capisco però riferito a che cosa.
Non ho tempo di pensare anche a lui.

-Isabelle, ti devo parlare di una questione. Inizialmente non ne ho fatto parola con te ma credo che ora sia necessario. Leggi qui, sai di chi potrebbe trattarsi?

Le porgo il telefono mostrandole la chat. Si mette una mano sul petto e dice:

-Non pensavo si sarebbe spinto fino a questo punto.

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