Trentaquattro

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Mi guardo ancora una volta nello specchio per assicurarmi di non aver dimenticato nulla, non vorrei presentarmi con un calzino diverso dall'altro o con la maglia del pigiama addosso. Per quanto mi sto guardando allo specchio credo di aver imparato a memoria ogni lineamento del mio corpo. In realtà, non so neanch'io perché sono ancora fissa qui davanti, credo solo per avere una scusa per non uscire di casa. Il suono della sveglia mi costringe a distogliere lo sguardo ed andare alla ricerca del telefono per spegnerla. Purtroppo non posso più aspettare per uscire, la sveglia che mi ricorda che devo immediatamente uscire di casa affinché non faccia tardi, è appena suonata. Mia madre mi ha sempre preso in giro per questa mia piccola fissa, ma se non ho una sveglia che mi incita ad uscire di casa, resterei a prepararmi lentamente con la convinzione di essere in anticipo, quando è del tutto impossibile.

Prendo il mio zaino grigio dal pavimento e me lo metto in spalla. Per fortuna, essendo il primo giorno, è più leggero di una piuma. Passo davanti allo specchio e non posso fare a meno di fermarmi un altro minuto a guardarmi. Mi sembra tutto apposto: jeans alti tenuti da una cinta, anche se non serve dato che mi vanno alla perfezione ma mi piace usarla come accessorio e non per forza solo con dei pantaloni larghi, maglia semplice bianca e una camicia a quadri che richiama il colore delle scarpe.

Faccio un paio di lunghi respiri per darmi forza e poi vado verso la porta, dove ad aspettarmi c'è mia zia. Andrà a lavoro più tardi solo per rispettare un piccolo rito che facevo insieme a mia madre: mi posa un leggero bacio sulla testa e poi, guardandoci negli occhi, ripetiamo insieme "Nuovo primo giorno, nuovo anno scolastico, stesso impegno e soprattutto stesso divertimento". È una frase che ripetevo ogni primo giorno di scuola, che sta a ricordare l'impegno che dovrò mettere ma anche il divertimento con le mie amiche, anche se quest'anno non credo proprio ci sarà alcun divertimento.

-Pronta per questo nuovo giorno fantastico?

Rispondo con un cenno del capo e la faccia che dice il contrario che non passa inosservato agli occhi di mia zia.

-Ehi, so che non è come tutti gli altri anni ma ci sono io qui con te e se mi porti anche solo un'insufficienza niente più Leonardo.

Scoppiamo entrambe a ridere.
Mi augura una buona giornata, così mi affretto ad uscire. Il sole si leva alto in cielo, nonostante ciò non fa particolarmente caldo, anzi tira anche un leggero venticello. Durante tutto il tragitto mi ripeto mentalmente "Forza e coraggio" e frasi del genere per cercare di tranquillarmi. Credo di non essere mai stata così in ansia per un primo giorno di scuola, ma è normale d'altronde. Gli altri erano semplici e inutili primi giorni, ora è tutto diverso. Però sono forte, giusto? Come risposta arriva un messaggio da parte di Leo:

-Buongiorno principessa, buon primo giorno di scuola. Su che sei forte, ma qualsiasi cosa chiamami o scrivimi. Ti amo.

È come se mi avesse letto nel pensiero anche se siamo lontani.Mi domando ancora a chi devo ringraziare per aver fatto incrociare i nostri cammini e soprattutto menarlo perché poteva scegliere circostanze diverse.

Quando arrivo mi fermo davanti al cancello ad osservare per qualche secondo tutti gli studenti lì presenti: c'è chi passeggia raccontando la sua estate, chi si affretta ad andare in classe per accaparrarsi gli ultimi banchi, chi appoggiato al muretto a fumare una sigaretta nonostante sia severamente vietato.

Prendo un lungo respiro e mi addentro in quella massa di studenti per raggiungere la mia aula, cercando di arrivarci prima del suono della campanella. Quando mi ritrovo davanti alla porta vorrei fare dietro front e trovare un posticino in un parco o in qualsiasi altro luogo isolato per poi tornare a casa facendo finta di essere stata a scuola. Purtroppo questa mia idea viene bocciata immediatamente quando vedo una figura femminile che si trova a pochi passi da me che sembra intenzionata a parlarmi, così mi affretto ad entrare in classe prima che mi raggiunga. Prendo il solito posto in mezzo vicino al muro, credo che sia uno dei migliori: non si è troppo sotto la vista del professore ma non ci si distrae nemmeno più di tanto come negli ultimi banchi. Appena mi siedo il vocio di sottofondo, proveniente da alcuni miei compagni, che c'era prima si interrompe bruscamente. Sento tutti gli occhi dei presenti rivolti verso di me.

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