Trenta

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Leonardo

Un rumore brusco e successivamente una luce accecante mi costringono ad aprire gli occhi.

-Tanti auguri!

Ecco uno dei motivi per cui odio i compleanni. 

-Diamine chiudi quella finestra e lasciami dormire. 

Metto la testa sotto il cuscino per coprirmi dai raggi del sole ma mio padre non si arrende e inizia a cantare quella dannata canzoncina. 

-Grazie.

-Come lo festeggerai quest'anno?

Non cambierà assolutamente nulla rispetto agli altri, o meglio l'unica differenza sarà Elisa.

-Uguale a tutti gli altri.

Mi guarda così male che a momenti potrei diventare fuoco.

-Ma sono 18 anni, si festeggiano sempre in grande.

Non ho mai capito a pieno il senso di fare una festa enorme ai 18 anni, sono come tutti gli altri. Un anno vale l'altro.

-Io mi differenzio.

Capisce che è tutto inutile ed esce dalla camera. Perfetto mi ha svegliato per nulla praticamente. Prendo il telefono convinto di trovare già gli auguri da parte di elisa ma non c'è nulla, tranne quelli di alcuni miei amici. Forse si sarà scordata.
Indosso velocemente dei jeans chiari con una camicia blu e vado in cucina, dove Margaret mi attende con un sorriso a trentadue denti e mi abbraccia facendomi gli auguri. Rimango impassibile e per non essere troppo maleducato, attendo con ansia che decida di staccarsi. Finalmente lo fa e quando mi siedo al tavolo mio padre mi porge una scatolina.

-Non sapevo cosa farti, ma spero vada bene.

La apro e al suo interno giace un orologio.

-Molto bello, grazie papà.

Lo infilo subito al braccio e mangio la colazione.

-Così almeno sai quando è ora di tornare a casa dato che ultimamente stai sempre fuori con non so chi.

Sto con una ragazza fantastica ovviamente. 

-Che simpatico. 

Dico in modo sarcastico. Riprendo il telefono ma ancora nessun segnale di vita da parte della mia ragazza. E se andassi da lei? Ma si, tanto ormai ci vivo lì.
Prima di uscire rientro un attimo in camera per mettermi le scarpe e sul comodino vedo una lettera rossa. Di chi sarà?
La prendo e sopra c'è scritto "Per il mio bambino da tua madre". Margaret. Poteva usare parole diverse. La apro e al suo interno c'è una foto di lei e me che ci abbracciamo, quando ancora non se n'era andata, quando ancora eravamo una famiglia. C'è anche un biglietto:

So che non vuoi perdonarmi, ma ci proverò fin quando avrò vita. Vedi come eravamo felici? Vorrei tornare come una volta. Tanti auguri Leo, spero che ti godrai al meglio questo giorno. Ti voglio bene.

Tutte stronzate. È come se mi stesse addossando la colpa dei suoi errori. Butto la lettera sul letto e me ne vado.
Oggi per strada non c'è molta gente nonostante sia una splendida giornata. Durante tutta la strada canticchio la medesima canzone, guadagnandomi sguardi divertiti da parte di quelle poche persone che passavano.
Quando arrivo a casa di Elisa busso però nessuno apre. Mi avvicino alla finestra per vedere se ci sia qualcuno al suo interno ma non c'è traccia né di Elisa né della zia. Inizio a pensare che l'abbiano rapita. Dove può essere andata? Di solito la trovo sempre qui. Ah! Forse è andata a prendermi un regalo in centro. Sicuro, non può esserci altra spiegazione, tranne quella del rapimento. La raggiungerò in centro, tanto non ho programmi migliori. Mentre cammino la chiamo più volte al telefono ma risponde sempre la segreteria.
Qui c'è decisamente molta più gente. Mi faccio spazio tra la folla anche se non ho una meta precisa, non saprei in che negozio entrare per trovarla. Mi giro vari negozi ma non la vedo da nessuna parte. Mi siedo su una panchina per rilassarmi e la chiamo nuovamente. È possibile che sia sparita proprio oggi? Qualcuno mi tocca la spalla e mi giro sperando che sia lei, invece appare Isabelle. 

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