CAN
Le mie preghiere erano state ascoltate.
Sanem era fuori pericolo. Ciò nonostante volli passare la notte, o quello che ne rimaneva, accanto a lei. I suoi genitori si erano offerti di occuparsi di Kerem per tutto il tempo che sarebbe stato necessario ed Emre mi aveva ordinato di stare lontano dall'agenzia finché Sanem non si fosse ristabilita.
Distesa in quel letto sembrava un angelo caduto sulla Terra e anche pallida, con le labbra arse e la flebo attaccata al braccio era bella.
Non riuscivo a smettere di guardarla. Volevo imprimermi nella mente ogni tratto. Ogni più piccolo particolare del suo volto. La fronte spaziosa, le sopracciglia perfettamente disegnate, le lunghe ciglia, gli zigomi alti, il naso piccolo, leggermente largo alla base e le labbra piene e carnose che amavo tanto baciare...
Avevo rischiato di perderla, ancora non me ne capacitavo. Per la seconda volta, per colpa mia Sanem aveva rischiato di morire. Non avrei più permesso che capitasse una cosa simile anche se questo significava starle lontano e non sfiorarla più nemmeno con un dito.
SANEM
Avevo dolore in ogni parte del corpo come se fossi stata investita da un treno.
Cercai di aprire gli occhi, ma le palpebre erano così pesanti...Ci provai una, due volte e finalmente ci riuscii. Non sapevo dove mi trovavo. Quella non era la mia stanza...era tutto sconosciuto per me.
Cercai di muovere piano la testa, perché anche quella faceva male, e vidi che nel mio braccio era inserito un ago collegato ad un tubicino che portava ad una sacca appesa ad un treppiede. La mia mano era stretta in quella di Can, seduto su una sedia accanto al mio letto con il capo reclinato sul petto.
Incominciai a ricordare....Eravamo in ospedale perché io dovevo partorire. Con la mano libera mi sfiorai il ventre e mi accorsi che la mia pancia non c'era più.
Chiamai piano Can che al suono della mia voce si riscosse subito " Amore mio....come stai?" mi chiese angosciato.
"Le bambine Can. Come stanno le bambine?" dissi io di rimando
"Stanno bene, non ti preoccupare" mi rispose.
"Dove sono? Voglio vederle, non mi stai mentendo, vero?" insistetti
"No amore, non ti sto mentendo. Le bimbe stanno bene. Le hanno portate al nido perché tu avevi bisogno di riposare" mi tranquillizzò.
"Cos'è successo Can?" volli sapere.
Lui sospirò ma ormai mi conosceva bene e sapeva che non avrei smesso di chiedere finché non avessi ottenuto le risposte che volevo.
"Dopo il parto hai avuto un' emorragia e hai perso molto sangue....ho temuto di perderti Sanem" mi spiegò con la voce rotta dal pianto.
"Ma non è successo. Ora sono qui e sto bene" gli dissi accarezzandogli con la mano una guancia " e tu hai un aspetto orribile Can Divit" aggiunsi per cercare di allentare la tensione.
"Tu invece sei bellissima, come sempre" replicò lui ancora commosso.
In quel momento entrò il dottore: " Molto bene Sanem, vedo che si è svegliata. Ci ha fatto prendere un bello spavento, soprattutto a suo marito. Come si sente ora?"
" Se devo essere sincera ho avuto delle giornate migliori ma non mi lamento. Però se potessi vedere le mie bambine sono sicura che la situazione migliorerebbe all'istante" risposi convinta.
"Facciamo così " continuò il medico " si riposi ancora per qualche ora e nel pomeriggio le prometto che le porterò le sue gemelle. A proposito avete scelto i nomi?"
"Melek e Gunes" rispondemmo all'unisono io e Can.
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VENT' ANNI DI NOI
RomanceQuesto racconto è il seguito di "Un amore Dimenticato". Com'è stato l'amore tra Can e Sanem? I vent'anni trascorsi insieme, la nascita dei figli, la loro quotidianità, fino al quel tragico incidente, come li hanno vissuti? E quello di Can è stato d...