Capitolo 15

1.6K 131 10
                                    

 SANEM

Sentivo caldo e non riuscivo a muovermi. Volevo alzare le braccia ma qualcosa me lo impediva.

Aprii lentamente gli occhi e vidi davanti al mio viso quello ancora addormentato di Kerem.

Abbassai lo sguardo all'altezza del mio ventre e appoggiata sopra la mia mano vidi quella di Can.

Cercai di girarmi ma il suo corpo muscoloso stretto al mio me lo impediva.

Sorrisi e lo chiamai sottovoce: "Can, Can svegliati.."

Lo sentii muoversi piano. "mhhhh" mugolò ma anziché allentare la presa su di me la rafforzò.

Feci un secondo tentativo e questa volta ebbi successo perché si distese sulla schiena permettendomi di girarmi a mia volta. Lo guardai e cercai di raggiungere le sue labbra ma me lo impedì.

"Prima dobbiamo parlare, non credi?" mi disse, scostando le coperte e mettendosi a sedere sul bordo del letto.

Non capivo se fosse arrabbiato sul serio o se mi stesse prendendo in giro ma lo sguardo che mi lanciò non ammetteva repliche così lo seguii in salone.

"Non capisco perché tu sia arrabbiato Can" cominciai esitante.

"Non sono arrabbiato Sanem, ma perché non dirmelo che aspetti un bambino?" chiese lui

Abbassai lo sguardo e risposi: "Perché temevo che avresti rinunciato a partire..."

"E' questa la vera ragione Sanem o piuttosto volevi mettermi alla prova?" mi incalzò ancora.

Non dissi nulla. La conversazione stava prendendo una piega del tutto inaspettata.

"Quand'è che ti fiderai di me Sanem? Cosa devo fare per farti capire che non andrò più da nessuna parte? Che sarò ovunque sarai tu?" continuò.

Sentii gli occhi riempirsi di lacrime. Quante volte ancora avremmo discusso dello stesso argomento???

Poi sentii le sue mani afferrarmi le braccia e tirarmi verso il suo petto.

"Vieni qui" mi disse "guardami!"

Alzai il viso verso il suo ma non ebbi il tempo di aprire la bocca che la sua si era impadronita delle mie labbra. Mi baciò con forza, una, due, tre volte. Non capivo più nulla. Quando mi lasciò andare con voce commossa mi sussurrò: "spero che questa volta sia una bambina ed assomigli a te!"

CAN

Durante il viaggio di ritorno ad Istanbul mio ero preparato un bel discorso da farle. Me lo ero ripetuto nella mente decine di volte, ma quando arrivai a casa e la trovai addormentata con nostro figlio metà di quel discorso lo dimenticai all'istante. L'altra metà sfumò la mattina successiva quando tentò di baciarmi.

Con Sanem era così. Per quanto mi facesse arrabbiare non riuscivo a resisterle a lungo.

E accadde così anche quella volta.

Non che fossi realmente arrabbiato, piuttosto infastidito. Avrei voluto che si fosse confidata con me subito, addirittura prima di avere la certezza di essere incinta, quando ancora ne aveva solo il sospetto. In fondo era una cosa che riguardava entrambi, non solo lei.

Invece ancora una volta aveva aspettato, nascondendomi, anche se in maniera velata, la verità.

Nel centro di quel salone, quella mattina, combattevo con il mio orgoglio e l'amore smisurato che provavo per lei, pur sapendo che avrebbe vinto il secondo, come sempre.

Quando l'attirai a me e la baciai non lo feci con delicatezza o passione, ma con forza quasi a rivendicare che lei era un mio diritto. Volevo dimostrarle che eravamo una cosa sola, che di lei potevo fare ciò che volevo e viceversa. Lei era mia ed io ero suo. Un'equazione semplice, semplice eppure tanto difficile da capire e ancor più da accettare perché ci rendeva dipendenti l'uno dall'altra. Insieme eravamo una forza indistruttibile, separati eravamo niente...

Alla fine la lascia andare. Mi parve stordita.

 Forse avevo esagerato, così cercai di tranquillizzarla sussurrandole che speravo fosse una bambina e che assomigliasse a lei.

Per tutta risposta mi gettò le braccia al collo e sorridendo disse: " sei un mascalzone!!!".

Scoppiai a ridere e sollevandola da terra la feci volteggiare intorno a me per poi lasciarla andare quando sentii la voce di Kerem che ci chiamava...

VENT' ANNI DI NOIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora