Capitolo 34

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 KEREM

Rimasi con mio padre per alcuni giorni.

Superato l'imbarazzo iniziale ritrovammo la nostra complicità come se quei dieci anni non fossero mai passati.

Mi raccontò del suo calvario. Io lo ascoltai senza giudicarlo, sforzandomi di comprenderlo ma in realtà senza riuscirci davvero, perché certi dolori, certe emozioni si capiscono solo se si provano sulla propria pelle, se si vivono in prima persona senza nessun tipo di filtro. In quel momento lui non aveva bisogno di alcuna assoluzione, ma solo di liberare la sua anima da quei dieci anni di oscurità e di trovare così un po' di conforto.

Volle sapere tutto di me, di Melek e di Gunes anche se Metin lo avevo tenuto informato delle nostre vite. L'unica persona della quale non mi chiese nulla fu mia madre.

Fui io a parlare. "Mamma è serena con Ferit" gli dissi, osservandolo attentamente. Un' ombra di tristezza passò sul suo volto. "Ma ti ama ancora e non ti ha dimenticato" continuai. Questa volta alcune lacrimi scesero a bagnargli le guance. "Dovresti tornare da lei" conclusi.

Mi guardò e scosse il capo. "Non posso Kerem, non posso farle questo....mi sono spinto troppo in là. Ho rinunciato a lei dieci anni fa ed ora non posso ripiombare nella sua vita come niente fosse ed in queste condizioni poi..."

Non ero d'accordo e cercai di fargli cambiare idea. "Prima di venire qui le ho chiesto come aveva fatto ad accettare la tua morte e sai cosa mi ha risposto?....Che per lei tu non sei morto, che ogni mattina si sveglia sperando che sia stato solo un sogno.....Torna papà...dimostrale che i miracoli esistono e che la vostra favola non è ancora finita"

Mio padre scosse nuovamente la testa "Cosa potrei offrirle Kerem?.....Guardami...non è rimasto nulla dell'uomo di cui si è innamorata..." mi gridò.

"Ti sbagli" replicai " il tuo cuore e l'amore che provi per lei sono sempre gli stessi e lei non ha bisogno di altro, credimi...almeno pensaci" lo supplicai.

Lasciai mio padre con la promessa di tornare a trovarlo il prima possibile e di sentirci presto.

Mi sentivo combattuto. Da una parte volevo rispettare la sua volontà e mantenere il segreto e dall'altra volevo rivelare tutto a mia madre e alle mie sorelle e porre così fine a quella enorme menzogna.

Rientrato ad Istanbul passai da Metin.

"Non so davvero cosa consigliarti Kerem" mi disse quando gli confidai i miei dubbi.

" A suo tempo ho cercato in tutti i modi di fargli cambiare idea, convinto che prima o poi se ne sarebbe pentito, ma non ha voluto darmi retta....e ora, forse, è davvero troppo tardi, come dice lui".

Lo ringraziai e partii per Bursa dove mia madre mi stava aspettando. L'avevo chiamata al telefono per avvertirla che ero rientrato dal mio viaggio e che sarei passato a trovarla.

Quando arrivai mi accolse con calore, come sempre.

Era sola. Ferit era ancora al lavoro.

"Dai vieni in giardino, preparo un po' di tè e poi mi racconti tutto" mi invitò entusiasta.

Mi sedetti ed attesi che lei tornasse.

Ero agitato.

Mi ero reso conto che non sarei mai riuscito a mentirle e anche se lo avessi fatto si sarebbe accorta in un attimo che le nascondevo qualcosa, per cui decisi di dirle la verità, per quanto sconvolgente potesse essere.

"Mamma, ascolta, ti devo parlare di una cosa davvero importante" esordii "ti chiedo solo di non interrompermi" continuai prendendole le mani tra le mie e stringendole forte "non sono stato in Pakistan....sono stato da papà....è ancora vivo" conclusi quasi trattenendo il respiro

VENT' ANNI DI NOIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora