Capitolo 7

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 SANEM

Quando arrivai in ufficio da Can e lo vidi insieme ad Ayca in atteggiamenti all'apparenza "intimi", il mio primo impulso fu quello di girare sui tacchi e tornamene da dove ero venuta, ma poi mi dissi che non potevo comportarmi come una ragazzina e che dovevo lasciare a Can il beneficio del dubbio, così presi coraggio ed entrai.

Can si scostò subito da Ayca e mi venne incontro prendendo Kerem tra le sue braccia. In simili circostanze avere un bambino piccolo è utile a smorzare la tensione e dissimulare eventuali sensi di colpa, ma non mi parve di notarne in Can, così mi tranquillizzai all'istante.

Ayca si mostrò alquanto infastidita e quando ne seppi la ragione, tra me e me ne fui molto soddisfatta.

Tornando a casa, però, non potevo fare a meno di chiedermi quanto ancora avrei potuto tirare la corda con Can. Ero sicura del suo amore per me, ma mi rendevo conto che stavamo percorrendo, sì,  la stessa strada, ma a velocità diverse, mentre era necessario che ci affiancassimo e ci prendessimo di nuovo per mano come quando, insieme, avevamo iniziato il nostro cammino.

CAN

Amavo Sanem con tutto me stesso e mai più avrei fatto qualcosa che potesse ferirla, ma la visita di Ayca mi aveva fatto comprendere quanto avessi bisogno di una donna, della mia donna.

Per calmarmi e scaricare i nervi decisi di andare in palestra dopo il lavoro. Non ci andavo da un po' ma quel giorno due tiri di box, qualche flessione e trazione alla sbarra non avrebbero potuto che farmi bene.

Ed in effetti fu così. Quando finii di allenarmi mi sentii decisamente meglio. Mi feci una doccia, mi cambiai e poi mi diressi a casa.

Quando arrivai diedi un bacio frettoloso a Sanem e poi andai a salutare il mio piccolo ometto che mi stava aspettando per essere messo a letto. Mi ci vollero pochi minuti per farlo addormentare, così lo misi nel suo lettino a tornai da Sanem.

"E' così che si saluta?" mi rimproverò.

La guardai senza capire. "Cosa vuoi dire?" le chiesi sulla difensiva.

"Voglio dire, Can, che non ricordo più il sapore dei tuoi baci....e mi manca..."rispose.

La guardai ma non mi mossi. Nel dubbio di aver compreso male le sue intenzioni preferii rimanere fermo in attesa di un suo segnale più esplicito.

E quel segnale, fortunatamente arrivò.

Mi si avvicinò fino ad essere pochi centimetri da me, poi mi prese il viso tra le mani e mi invitò a chinarmi verso di lei. Le sue labbra sfiorarono le mie, che impazienti si schiusero per accoglierle. Non soddisfatta cercò la mia lingua che non si fece attendere incominciando ad accarezzare la sua in modo sempre più passionale finché entrambi rimanemmo senza fiato. Fu un bacio diverso perché esprimeva tutto il desidero ed il bisogno che avevamo l'uno dell'altra.

La guardai negli occhi. Quello che lessi mi fece perdere qualche battito e, tuttavia, non volevo commettere errori, per cui le chiesi "Sei sicura Sanem?"

"Si Can, sono sicura. Voglio fare l'amore con te" rispose semplicemente.

Non aspettai oltre. La sollevai e la portai nella nostra camera, nel nostro letto. La spogliai lentamente, non avevo fretta. Volevo guardarla, godere della vista del suo corpo che la gravidanza aveva addolcito nelle forme, rendendolo ancora più femminile. Le accarezzai il seno, che l'allattamento aveva reso più grande, le baciai il ventre, che aveva protetto il frutto del nostro amore e feci scivolare le mie mani lungo le braccia, che avevano cullato per notti intere il nostro bambino.

Volevo farle capire quanto fosse bella, per me, perché sapevo che negli ultimi tempi ne aveva dubitato.

Quella notte feci l'amore "a" Sanem piuttosto che "con" Sanem ma mi sentii più appagato che mai.

SANEM

Ci eravamo ritrovati, finalmente.

 Quella notte mi sentii amata e desiderata come non mai. Can fu attento ad ogni mia reazione, quasi timoroso di osare troppo, come se scoprisse il mio corpo per la prima volta. E forse era proprio così. Perché il corpo che gli offrivo non era più quello di una ragazza, ma di una donna che grazie a lui era diventata madre. Quando lo accolsi in me lo feci con una consapevolezza nuova e guardandolo negli occhi capii che anche per lui era lo stesso.

VENT' ANNI DI NOIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora