Capitolo 4

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 SANEM

I miei genitori adoravano Kerem ed ogni volta che facevo loro visita con il piccolo era una festa. Soprattutto mio padre ne andava fiero. Probabilmente perché dopo due figlie ed una nipote femmine, finalmente era arrivato un maschietto.

Quando arrivai era tarda mattinata. Mia madre stava preparando il pranzo e mio padre leggendo il giornale. Il negozio che avevano gestito per una vita, alla fine lo avevano ceduto ad un giusto prezzo ed ora si godevano la vecchiaia in serenità.

"Sanem, figliola che bella sorpresa. Vieni entra!" mi salutò mio padre quando venne ad aprirmi la porta. "Tua madre sarà felice di vederti. E' di là in cucina. E questo ometto come sta?" continuò prendendomi Kerem dalle braccia.

"Sta bene, papà e starei molto meglio anch'io se solo dormisse un pochino di più durante la notte" risposi.

"Devi solo portare un po' di pazienza Sanem vedrai che presto tutto si aggiusterà" cercò di rincuorarmi mio padre.

"Sanem tesoro, fatti abbracciare" intervenne mia madre che nel frattempo ci aveva raggiunti nell'atrio "e fammi dare un bacio a mio nipote" aggiunse rivolta a mio padre e poiché il piccolo cominciava a manifestare già i primi sintomi di insofferenza, gli suggerì di portarlo un po' fuori.

Poi si rivolse a me e, squadrandomi dalla testa ai piedi, mi disse "potrai ingannare tuo padre Sanem, ma non me. La tua non è solo stanchezza...me ne vuoi parlare? Forse ti posso aiutare.."

E' strana la vita. Non ero mai riuscita a confidarmi con mia madre. Avevamo mentalità diverse. Lei molto pratica e legata alle tradizioni, sempre preoccupata di quello che "può pensare il quartiere", io sognatrice, con la testa perennemente fra le nuvole e desiderosa di scoprire il mondo. Ma adesso che anch'io ero diventata madre sentivo che nessuno avrebbe potuto comprendermi e consigliarmi meglio di lei.

Così le raccontai tutto. Le raccontai di come l'occuparmi di Kerem mi stancasse a tal punto da rinunciare ad ogni altro aspetto della mia vita, a come questo fosse frustrante e mi avesse anche allontanata da Can.

Mia madre mi ascoltò attenta e poi, sorridendo incoraggiante, disse " Tesoro mio dovresti smetterla di voler essere perfetta. Nessuno te lo chiede e tanto meno Can. Se hai bisogno di aiuto chiedilo, ma non escludere tuo marito dalla tua vita. Vedi gli uomini sono come bambini. Hanno bisogno delle nostre attenzioni, sempre. Solo così si sentono amati. Guarda tuo padre. Dopo tutto questo tempo ancora vuole che sia io a scegliere cosa deve indossare o mangiare...Parla con Can come hai parlato con me. Lui ti ama, vedrai che capirà." La abbracciai e ringrazia Allah per avermi dato una madre tanto saggia.

Passai il resto della giornata insieme ai miei genitori che facevano a gara per cullare il piccolo Kerem ed io per la prima volta, dopo mes,i riuscii finalmente a rilassarmi.

Rientrai a casa nel tardo pomeriggio. Preparai qualcosa per cena e poi diedi l'ultima poppata a Kerem che si addormentò subito dopo. La giornata trascorsa fuori doveva averlo stancato parecchio!

Ne approfittai per dedicarmi un po' a me stessa. Mi feci un bel bagno caldo, mi lavai i capelli asciugandoli in morbide onde, indossai una nuova camicia da notte e poi rimasi in attesa di Can.

Quando rincasò era quasi mezzanotte. Vinta dalla stanchezza mi ero ritirata nella nostra camera da letto e mi ero appisolata. Lo sentii armeggiare col portone di ingresso e poi chiudersi nel suo studio.

Mi si riempirono gli occhi di lacrime: non voleva neppure vedermi!

Mi feci coraggio ed andai da lui.  

VENT' ANNI DI NOIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora