Capitolo 26

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 CAN

Erano passati sei anni da quando ci eravamo sposati.

Erano stati sei anni impegnativi, ricchi di emozioni che ci avevano maturato e che avevano anche messo a dura prova il nostro rapporto. Ma eravamo riusciti a superare tutte le avversità ed ora stavamo attraversando un periodo di felicità assoluta.

La serie televisiva tratta dal libro "L'Albatros e la Fenice" era stata ultimata da tempo e trasmessa con grande successo in Turchia, Italia e Spagna. Gli attori protagonisti, per la loro interpretazione, avevano vinto diversi premi e Can Yaman era diventato una star internazionale. Ma, soprattutto, la nostra storia aveva fatto sognare milioni di persone, le aveva fatte recuperare fiducia nell'amore, un sentimento antico come il mondo eppure a molti ancora sconosciuto. Io e Sanem non potevamo che essere contenti e meravigliati, perché per noi amarsi era inevitabile, scontato, non ci trovavamo nulla di così sensazionale. Semplicemente eravamo nati per questo!

Kerem aveva iniziato da poco la scuola. Era un bambino super attivo, sveglio ed apprendeva con estrema facilità.

Quando ero a casa formavamo un duo inseparabile; mi seguiva ovunque e voleva fare tutto ciò che facevo io, era il mio orgoglio!

Melek e Gunes, invece, frequentavano l'asilo ed erano molto più tranquille del fratello, per fortuna.

Essendo gemelle avevano una sensibilità particolare ed un modo di comunicare tra loro, unico. Sembrava che percepissero l'una lo stato d'animo dell'altra e lo facessero proprio. Se Gunes si ammalava, Melek era inquieta, se quest'ultima era allegra, Gunes lo era altrettanto.

Sanem era una madre meravigliosa, sempre paziente e sorridente, ma anche severa quando serviva.

Mi chiedevo spesso dove trovasse l'energia necessaria per far fronte ai bisogni di tutti, compresi i miei. Non si negava mai, a differenza di quanto mi confidavano alcuni amici.

La maternità l'aveva resa più donna nell'aspetto. Le sue forme si erano arrotondate ma aveva un corpo tonico, risultato della palestra che aveva voluto iniziare a frequentare proprio per recuperare la forma fisica. Sospettavo che lo facesse più per me, che per una sua vera e propria passione, considerato quanto sbadata fosse e poco portata per le attività sportive qualunque esse fossero.

Per questo motivo e, soprattutto, perché ero gelosissimo, l'accompagnavo sempre. Non sopportavo gli sguardi di apprezzamento che le lanciavano alcuni uomini quando la vedevano in leggings e top ed io stesso, a volte, facevo fatica a trattenermi mentre lei sembrava ignara della sua bellezza e sensualità.

Per il nostro sesto anniversario desideravo organizzare qualcosa di particolare, così un giorno le chiesi: " Amore, cosa ti piacerebbe fare per festeggiare il nostro anniversario?"

Lei ci pensò su un attimo e poi rispose:" Beh...in effetti c'è una cosa che mi piacerebbe tanto fare con te.."

"Cosa?" chiesi guardandola incuriosito.

"Il campeggio!" disse sicura.

Non potevo crederci. Alzai un sopracciglio e con aria piuttosto scettica ripetei " Il campeggio, TU???!!! Ne sei proprio certa?"

"Can Divit per chi mi hai presa? Pensi che non riesca a vivere per un paio di giorni in una tenda?" disse piuttosto risentita.

"No, assolutamente no...solo che pensavo volessi qualcosa di più romantico..."cercai di convincerla

"Ohh.. ma sarà romantico...noi due soli, nel bosco, sotto le stelle, al chiaro di luna...." rispose maliziosa.

Tra me e me sorrisi ma sapevo che Sanem era testarda più di un mulo e così decisi di accontentarla e campeggio fu.

Scegliemmo un fine settimana in cui le previsioni meteo erano favorevoli, anche se non coincideva proprio con la data del nostro matrimonio, affidammo i bambini ai nonni e partimmo.

Avevo scelto una località in montagna, non troppo distante da Istanbul, in modo da poter tornare in fretta in caso di bisogno. Si trattava di una piccola radura in prossimità di una cascata, raggiungibile attraverso un facile sentiero in circa un'ora di camminata. Lì avremmo potuto accamparci e poi, volendo, avrei portato Sanem a scoprire i dintorni.

Se all'inizio avevo molte riserve, ben presto dovetti ricredermi. Sanem camminò senza mai lamentarsi e quando arrivammo a destinazione rimase estasiata. Saltellava felice come una bambina battendo le mani." Can, oh Can ma è bellissimo qui..."gridò, prima di buttarmi le braccia al collo.

Montammo, o meglio montai la tenda e poi mano nella mano andammo ad esplorare l'area circostante. Lì vicino scoprimmo una pozza d'acqua cristallina e Sanem senza indugio propose di fare un bagno. Accettai. All'improvviso eravamo tornati ragazzini e la cosa mi piaceva. Ci spogliammo rimanendo in intimo e ci tuffammo. Fu un gioco di schizzi, spruzzi e risate infinite.

Non ricordavo di essere mai stato cosi spensierato con Sanem e scoprire in lei una complice così avventurosa mi sorprese e mi incantò. Erano passati anni ma ancora non aveva finito di stupirmi.

Una volta fuori dall'acqua facemmo l'amore ed era ormai l'imbrunire quando tornammo al campeggio.

Mangiammo dei panini e poi accesi un piccolo fuoco per preparare il tè.

"Mi hai davvero meravigliato oggi Sanem. Mi hai regalato una giornata indimenticabile "le confessai mentre stretti l'uno all'altra sorseggiavamo la nostra amata bevanda.

"Quando si ha il compagno giusto, Can, anche le strade più impervie diventano facili e tu ti ritrovi a fare delle cose che sembravano impossibili. Sono io che ringrazio te, amore, che mi hai fatto conoscere il tuo mondo. Adesso capisco meglio il tuo desiderio di scappare e rifugiarti nella natura" mi disse.

Le presi il viso tra le mani e baciandole la punta del naso chiesi" Che ne dici di andare a dormire ora mio piccolo Venerdì?"

"Direi che è un'ottima idea Robinson" mi rispose ridendo "però c'è un piccolo problema"

La guardai senza capire.

"Ho freddo" sentenziò

"Freddo?!...ma se ci saranno quasi trenta gradi" ribattei incredulo.

"Beh...io ho freddo lo stesso" disse imbronciandosi.

Forse avevo capito, ma volevo che me lo chiedesse apertamente così rilanciai "Ohh d'accordo, allora, ti darò anche il mio sacco a pelo. Pensi ti possa bastare?"

"NO!...Ma se ci fossi tu ad abbracciarmi credo che riuscirei a riscaldarmi"

Non potei fare a meno di sorridere. Avevo ottenuto la mia piccola vittoria personale: farle dire, a modo suo, che mi desiderava. Erano passati anni eppure la sua timidezza non l'aveva mai completamente abbandonata ed io adoravo questo suo lato infantile.

Entrammo nella tenda, unimmo i materassini e ci stendemmo sopra. Lei si accoccolò contro il mio corpo ed io la circondai con le mie braccia avvicinandola ancora di più. Sentivo il suo cuore battere all'impazzata e ne rimasi compiaciuto. Dopo tutto quel tempo le facevo ancora quell'effetto.

Con un dito le sollevai il viso e le baciai le labbra sapendo benissimo che quello sarebbe stato solo il primo dei tanti baci che ci saremmo scambiati quella notte.

VENT' ANNI DI NOIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora