Capitolo 3

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Nei due giorni successivi continuarono ad aspettare che attraccasse una nave adatta a trasportare tutte quelle persone e animali.
L'attesa fu vana. Non videro navi come la Balck Panther arrivare al porto.
Lo sconforto all'interno del gruppo era sempre maggiore.
Una sera si trovavano tutti alla taverna Il Covo, vicino a dove alloggiavano, e cercavano di fare il punto della situazione.
Era un gruppo di venti persone molto particolare e non passavano di certo inosservati. Tra le persone risaltavano, particolarmente, due nani, una donna barbuta, un uomo pelato pieno di tatuaggi, un uomo alto 2.30 m, un uomo grosso.
Tutti avevano boccale di birra in mano e discutevano sulle alternative per attraversare la Manica.
"Potremmo dividerci in varie navi" azzardò Micheal il nano.
"Sì, e gli animali li mandiamo via posta?" rispose seccata l'altra nana Morgana, sua moglie.
"Era solo una proposta!" controbatté Micheal seccato.
"Non è facile trovare qualche soluzione" mormorò Jeff l'uomo pieno di tatuaggi.
"Ne avevamo una... ma non è stata attuabile" disse seccata Cat mentre lanciò uno sguardo infuocato al capitano Black che si trovava in fondo alla sala con alcuni marinai.
Lui, mentre flirtava con una cameriera seduta sulle ginocchia, ogni tanto volgeva lo sguardo verso di lei, ricambiando il suo sguardo. Era come se continuasse a provocarla col suo sorriso soddisfatto.
"Non ci pensare più Cat! Ormai è andata!" la rassicurò Peter prendendo il suo boccale e bevendo un sorso di birra.
Mr. Finn entrò in quel momento con la moglie e una bellissima bambina bionda.
"Caaaat" urlò la bambina gettandosi tra le braccia di Catherine "Lo sai che sono riuscita a dare da mangiare a Simba?"
Simba era la loro tigre più anziana.
"Davvero, Sara? Papà ti sta insegnando a come rapportarti con le tigri?"
Mr. Finn, oltre ad essere l'investitore e il capo dello show era anche un abile domatore.
"Sì, dice che quando sarò grande toccherà a me badare a tutte le nostre tigri"
Catherine la tenne sulle ginocchia mentre la piccola Sara raccontava come era entrata nella gabbia.
Mr. Finn si appoggiò ad una sedia.
"Hey ragazzi! Cosa sono quei musi lunghi?"
"Capo, non sappiamo più che soluzioni trovare..." disse Jacob l'uomo altissimo.
John Finn gli mise una mano sulla spalla.
"Lo so, Jacob. Tutti noi cerchiamo di capire come muoverci a questo punto. Ma state tranquilli... Finché rimaniamo uniti andrà tutto bene!"
"Esatto. Siamo come una famiglia. Troveremo una soluzione tutti insieme" concordó Janet la moglie.
"Non posso vedervi così però. Offro un giro a tutti!" esclamò John rivolto al barista "Una pinta per tutti i miei amici!" poi vide il pianoforte vicino al bancone e gli venne un'idea "Possiamo utilizzare il piano, vero?" chiese all'oste.
Quando quest'ultimo annuì nei rivolse all'uomo albino "Roby hai la chitarra con te?"
"Sempre, capo!"
"Bene! Ora ci divertiamo ragazzi! Venite con me"
Mentre prendevano i boccali si avvicinarono tutti al bancone ed al pianoforte.
Roby iniziò a suonare la chitarra e Jacob il piano mentre John iniziò a intonare un'allegra canzone che parlava della casa e della famiglia. I ragazzi della compagnia seguirono John e iniziarono a cantare e ballare.
Tutti i presenti alla taverna cominciarono a battere le mani a ritmo di musica, godendosi lo spettacolo e divertendosi moltissimo.
La particolarità del loro show era quello di riuscire a coinvolgere gli spettatori e renderli partecipi.
Quando finirono il pubblico fece loro un enorme applauso.
Il gruppo circense ringraziò con un grande inchino verso tutti, per poi tornare alle loro birre con aria più rilassata e serena.
Mentre scherzavano tra di loro si avvicinò qualcuno a Cat.
"Non male, principessa. Avete fatto divertire tutti"
Lei si voltò e lo guardò piccata "Ah, pensavo foste troppo impegnato per notare ciò che stavamo facendo"
Jack si mise a ridere e le prese il mento tra le dita "Gelosa?"
Cat si allontanò "Non ho motivo" si voltò e fece per andarsene.
"Presentami il tuo capo"
Catherine si bloccó. Si voltò, guardandolo scettica, poi annuì e gli disse "Seguitemi"

Mr. Finn e il capitano Black parlarono un po' di tempo messi in un tavolo laterale.
Quando finirono si alzarono e si diedero cordialmente una stretta di mano.
John andò verso di loro a passi lenti. Quando arrivò alzò la testa e con un enorme sorriso annunciò "Preparate le valigie!"
Tutti urlarono dalla felicità. Chi si dava il cinque e chi si abbracciava.
Catherine voltò la testa verso il capitano, che li osservava da lontano.
Lui le fece un occhiolino e uscì dalla taverna.
Catherine lo seguì fuori, tentando di raggiungerlo.
"Capitano" lo chiamò.
Jack si fermò e si voltò verso di lei.
"Grazie" si limitò a dire lei facendogli un sorriso grata.
Jack rimase un po' in silenzio. Poi si avvicinò piano piano a lei "Non faccio mai niente per niente, principessa"
"Che volete dire?"
Jack accostò una mano al suo viso e le fece una lieve carezza alla guancia "Io e il tuo capo abbiamo trovato un accordo, è vero... ma anche tu mi sei debitrice..."
Catherine lo guardò confusa.
"Sei stata tu la prima a chiedermi questo enorme favore... eri disposta a tutto. Beh, io ora ho acconsentito, ma, ovviamente, mi aspetto qualcosa in cambio da te..."
Prese nuovamente il mento di Catherine tra le dita.
"Prima o poi vedremo in che modo potrai ricambiare..."
Catherine lo fissò a lungo con uno sguardo di sfida.
"Fatemi capire: voi, nella vostra vita, avete sempre un secondo fine? Non fate niente per amore di aiutare qualcuno?"
Il sorriso di Jack si allargò ancora di più.
"Voglio solo quello che è giusto"
Le lasciò il mento e si voltò.
"A presto, principessa!" la salutó mentre si allontanava verso la sua nave.

I giorni successivi furono dedicati, per gli uomini del circo, a riuscire a fabbricare delle gabbie adatte per trasportare tutti i loro animali, soprattutto quelli più grandi.
Nel frattempo le donne compravano le cibarie, sia per uomini che per animali, da poter portare per il viaggio.
I giorni volarono e finalmente la partenza era quasi giunta.
Il giorno prima di sistemarono tutti a bordo.
Erano numerosi, per cui la maggior parte delle persone finì nella stiva, adattata per dormire, oltre che per trasportare gli animali.
Alcune cabine furono riservate, a parte per la famiglia Finn, a qualche donna del gruppo, tra cui Catherine. Soprattutto per tenerle il più sicuro possibile, dato che avrebbero viaggiato su di una nave piena di marinai assatanati.
Quella sera avrebbero fatto l'ultima cena prima della partenza, per cui il capitano aveva insistito per averli a cena alla taverna Il Covo.
Catherine, al tramonto, mentre aspettava che arrivassero tutti per cenare, decise di fermarsi davanti alle navi al porto.
La vista era un incanto. Quei colori caldi che contrastavano con il blu del mare e le navi di contorno  erano spettacolari. Davano un senso di libertà e, allo stesso tempo, grandezza, la grandezza del mare e del mondo che circondava.
Pensò che, se non avesse preso in mano la sua vita e non fosse scappata, probabilmente, non avrebbe mai visto un simile spettacolo.
"Siamo pensierose stasera?" chiese Peter alle sue spalle.
Cat si voltò e gli sorrise.
"Ogni tanto ci vuole"
Peter si affiancò a lei e dopo un po' chiese
"Sei spaventata?"
Catherine fece no con la testa "Assolutamente no... Anzi... Non mi sono mai sentita così libera"
Dalla Black Panther vide Jack che stava per scendere per recarsi a Il Covo.
Si guardarono per qualche istante da lontano.
A Peter non sfuggì lo scambio.
Le mise un braccio intorno alle spalle "Se continuate così vi consumerete gli occhi"
Cat rise e gli diede un finto pugno sul braccio.
"Ahia! Ecco! Allora è così: allo sconosciuto sguardi lascivi, e al tuo migliore amico dei pugni sul braccio"
Catherine rise ancora di più "Sguardi lascivi??? Ma di cosa stai blaterando?"
"Hey! Non fare la finta tonta con me!" la rimproverò dandole un buffetto sul naso.
Cat sospirò "Andiamo a mangiare, va'!"
Peter annuì "Sì sì, cambia argomento!" rise tenendola sempre vicino a sé e portandola verso la taverna.

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