Capitolo 17

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"Te lo giuro! Ha tenuto quel vestito per più di un mese! Non voleva saperne di cambiarsi!" raccontava Peter ridendo.
"Avanti! La smettete di prendermi in giro!" diceva Catherine seduta sul letto accanto a Patrick, mentre anche lui si sbellicava dalle risate.
"E comunque tutti i bambini hanno avuto qualche fissazione. Io lo avevo per quel vestito!" si difese Cat.
"Ma era di carnevale! Per di più rappresentava Arlecchino!"
Catherine incrociò le braccia "Beh... Era molto colorato... Mi piaceva..."
"Tu non sei normale!" continuò a prenderla in giro Peter.
Patrick si teneva la fasciatura allo stomaco mentre rideva sempre più forte "Vi prego... Dovete smetterla o temo che mi si aprirá la ferita!"
"Vi divertite qui dentro?" chiese Jack appena comparso davanti alla porta della cabina.
"Capitano! Questi due sono uno spasso!" disse Patrick asciugandosi gli occhi dalle lacrime.
"Avete sentito la storia del vestito, capitano? Sennò la racconto di nuovo..." propose Peter.
"La vuoi smettere???" lo sgridò Catherine dandogli un colpo sul braccio.
"Ahia! Che sto facendo?" chiese Peter.
"Quasi quasi preferivo quando non mi parlavi!" si lamentò Cat e dopo gli fece una linguaccia.
Jack rise "Mi dispiace, principessa, ma è troppo tardi. Ho già sentito tutto prima, dalla porta"
"Tutti contro di me" sbuffò Catherine incrociando le braccia al petto.
Tutti risero di gusto.
"Ho fame. Chissà quando sarà pronta la cena?" disse poi Patrick.
Catherine si alzò lesta "Vado a controllare"
Jack la fece passare davanti alla porta.
"Ti faccio compagnia" le disse Jack con uno sguardo d'intesa.
Catherine gli sorrise.
Insieme uscirono dalla cabina.
Lui l'afferrò e l'appoggio sul legno fiondandosi sulla sua bocca.
Catherine gli allacciò le braccia al collo, attirandolo a sé.
Jack si staccò leggermente dalle sue labbra. "Non riesco a stare lontano da te"
Catherine sorrise e arrossì mentre giocava con i lacci della sua camicia rossa.
"Beh...Non devi farlo se non vuoi..."
Jack le accarezzò la guancia "Sei una gran tentatrice, principessa"
Catherine chiuse gli occhi. Se solo avesse saputo quanto lui la tentava. Ogni volta che la sfiorava il suo sangue ribolliva.
Jack si allontanò e la prese per una mano.
"Andiamo a vedere a che punto è la cena" disse e si avviarono verso le cucine.
Quando giunsero davanti alla cucina Jack entrò senza bussare.
"Richard, vecchio mio! A che punto sei per la cena?" disse Jack mentre apriva la porta della cucina.
Trovarono Eva stesa sul bancone della cucina con Richard sopra.
"Oh mio Dio!" Catherine si coprì la mano con la bocca e si voltò.
Immediatamente i due scesero dal bancone, più imbarazzati che mai.
"Noto che sei stato... un po' distratto!" scherzò Jack.
Eva si sistemò il vestito "Mmm... scusate... è arrivato il mio turno per andare a... ad allenarmi!" tentò di giustificarsi.
Con gli occhi bassi uscì dalla cucina.
"Emmm... sì capitano... È quasi pronto... ci vorrà... mmmm... una mezz'oretta"
"Va bene" rispose Jack ridendo e guardando di sottecchi Catherine. Lei ricambiò lo sguardo e cercò di nascondere il sorriso.
Uscirono dalla cucina e iniziarono a ridere di gusto.
"Povera Eva" diceva Catherine tra le lacrime.
"Non mi sembrava troppo disperata!" rise Jack.
"Comunque era anche ora! Quei due giocavano al gatto col topo da troppo tempo!"
Jack la guardò malizioso e le alzò il viso con un dito "Da che pulpito..."
Catherine sgranò gli occhi "Ioooo??? Senti chi parla! Chi mi ha portato nel suo letto dopo pochi giorni che ci conoscevamo?"
Jack la prese per la vita e avvicinò le labbra alle sue "La cosa più bella che abbia mai fatto" e la baciò lentamente assaggiando le sue labbra.
Quando si staccò le sussurrò "Non vedo l'ora di farti vedere le splendide spiagge della Sardegna..."
"Quando arriveremo?"
"Domani, immagino in serata"
Catherine sorrise "Non vedo l'ora!"

Quel pomeriggio Cat stava strigliando i cavalli pensando a Jack e a quanto le facesse perdere la testa. Ormai non litigavano più e lui non faceva altro che riempirla di attenzioni e passare più tempo che poteva con lei. Quando stava con lui tutto era perfetto. Il cuore le batteva forte e sentiva una strana morsa allo stomaco. Possibile che fosse innamorata?
Sospirò pensando ai suoi baci e alle sue carezze.
Adorava i modi protettivi e affettuosi che aveva nei suoi confronti. Sembrava veramente cambiato.
Ma, allo stesso tempo, ormai lo conosceva bene e aveva il timore che quella favola non sarebbe durata. In fondo avevano degli obiettivi diversi nella vita. Magari quanso si sarebbe accorto che i suoi pensieri sul futuro non erano cambiati l'avrebbe allontanata nuovamente.
Immersa nei suoi pensieri, non si accorse che alle spalle arrivò Janet.
"Se fai così piano non toglierai mai i nodi a quel cavallo!"
Catherine risaltò sul posto.
Janet rise "Scusa, non volevo farti paura!"
"Oh, scusami tu, Janet! Ero sovrappensiero"
Janet si avvicinò e accerezzò il collo del suo cavallo "Conosco quello sguardo..."
Catherine la guardò incuriosita.
"Sei innamorata, piccola mia!"
Catherine abbassò lo sguardo, un po' triste.
"Beh? Che c'è di male?" chiese Janet.
Cat rimase un minuto di silenzio, poi le esternò i suoi dubbi.
"Non so se è l'uomo giusto per me... Se potrà offrirmi il futuro che voglio..."
Janet le accarezzò i capelli con dolcezza.
"Non nego di aver avuto gli stessi dubbi su di lui. Ma l'ho osservato molto in questi giorni. Quello non è un uomo che ti desidera solo per una notte... Non hai idea di come ha reagito quando ha scoperto che eri scappata. Nei suoi occhi si leggeva una paura profonda. Paura di averti perso. Credo che abbia imparato la lezione. Non ti dico che saranno tutte rose e fiori perché siete entrambi due persone che vogliono indipendenza, però credo proprio che, insieme, potrete farcela"
Catherine la guardò con amore.
"Grazie Janet. Apprezzo molto il tuo appoggio"
Janet le fece un sorriso "Di niente. Mi ricordate molto me e John agli inizi. Anche lui era un sognatore, voleva viaggiare e girare il mondo... da solo! Ma, quando le nostre strade si sono incrociate, non abbiamo potuto fare a meno di stare lontano l'uno dall'altra... per quanto ci provassimo! E adesso siamo qui! Sposati da ben dieci anni!"
Catherine le sorrise "Siete una bellissima coppia. E adoro vostra figlia!"
Janet l'abbraccio "E noi ti vogliamo bene, Cat. Sei una persona straordinaria. Hai passato tante cose brutte ma niente riesce a toglierti il sorriso. Hai una grande forza dentro di te. Tua madre sarebbe molto felice della donna che sei diventata"
A Catherine scivolò una lacrima dalla guancia.
"Grazie" si limitò a dire.

L'indomani pomeriggio Catherine cercava di far studiare Sara. Si trovavano a gambe incrociate per terra accanto all'albero maestro che faceva loro ombra.
"Uffa! A cosa mi serve la matematica se tanto diventerò una grande cavallerizza dello show!" si lamentava la bambina.
"Certo che ti serve! Non vorresti mica sbagliare a contare quanti cavalli possiedi!"
Sara sbuffò "Si ma è noiosa!"
"Cosa sarebbe noiosa?" disse Jack avvicinandosi e chinandosi su di loro.
"La matematica! La odio! Non capisco a cosa possa servire!" disse seccata Sara.
"Sai una cosa? Hai ragione!" affermò Jack.
Catherine lo guardò sorpresa.
"Davvero?" chiese stupita Sara.
"Assolutamente. Alla tua età io detestavo la matematica ma mia madre mi costringeva a studiarla. Però sai, oggi le sono molto grato. Nel mio lavoro la matematica è fondamentale. Io calcolo tutto: dalla merce che devo comprare alle tratte che devo affrontare"
"Pensi che anche a me possa servire quindi?"
"Certo! In fondo prenderai il posto di tuo padre un giorno, per cui dovrai tenere su un intera attività. Credi che la matematica non sia importante?"
Sara ci pensò un po' su. Poi si voltò verso Catherine "Adesso mi piace la matematica"
Catherine fece un sospiro "Meno male!"
Mentre Sara riprendeva con i compiti Jack e Cat si guardarono con intensità.
Era stato così bravo. E Sara non era una bimba facile da convincere.
"Grazie" gli sussurrò Catherine senza farsi vedere dalla piccolina.
Jack le fece l'occhiolino, si avvicinò ai suoi libri e iniziò ad aiutare Sara con i compiti.


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