Capitolo 11

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Erano passate due settimane.
Il Great Show aveva avuto un ottimo successo e i componenti dello spettacolo erano molto soddisfatti per gli ottimi risultati raggiunti.
Non vedevano l'ora di continuare ancora il viaggio e vedere i successi che avrebbero potuto avere anche negli altri luoghi che avrebbero visitato.
Nei giorni precedenti avevano smontato tutto e stavano provvedendo a caricare la nave.
Arrivò il giorno in cui sarebbero ripartiti.
Catherine stava sistemando le valige nella sua cabina. Da una sacca uscirono i sali al gelsomino e li osservò a lungo.
Ricordava le forti emozioni che aveva provato la sera della prima quando aveva trovato sul suo letto quei sali, la rosa e il suo biglietto.
Sospirò malinconica.
Si sentiva una debole perché quella piccola azione le aveva fatto battere forte il cuore.
Allo stesso tempo desiderava non provare quelle emozioni per un uomo come Jack.
Anche se si era sentita lusingata da quel regalo, aveva deciso che non era giusto continuare a illudersi. Continuare ad ignorarlo era la cosa giusta da fare per tutelare sé stessa.
Del resto anche lui faceva altrettanto, passando il tempo tra affari, birre e donne.
Catherine sistemò i sali dentro la sua valigia, promettendosi di evitare di pensare a lui. Ma chissà quando sarebbe riuscita ad impedire a Jack di occupare la maggior parte dei suoi pensieri!

Quella sera, a cena Catherine , purtroppo, si trovò seduta proprio di fronte al capitano.
Era riuscita ad evitarlo per tutti quei giorni e adesso se lo ritrovava proprio di fronte.
Per di più Jack non la lasciava in pace, lanciandogli furtivamente degli sguardi di sottecchi e la cosa la metteva alquanto a disagio.
Tutti i componenti del tavolo si stavano divertendo quella sera, ma non lei. Continuava a pensare al fatto che, tra poche ore, si sarebbe ritrovata di nuovo in quella nave con lui.
Guardò, in basso, il suo piatto, quasi pieno. Non riusciva a mangiare quella sera.
Così, dopo un po', capendo che era inutile restare lì, si alzò da tavola, sperando che nessuna la notasse.
"Dove vai???" le chiese subito Patrick.
"Sono stanca. Prendo un po' d'aria e vado a letto" si giustificò e uscì velocemente dalla locanda.
Arrivata fuori fece un gran respiro profondo, tentando di calmarsi. Jack aveva un gran potere su di lei. Averlo semplicemente di fronte durante la cena era stata una tortura. Come avrebbe sopportato giorni e giorni di navigazione?
"Non è sicuro per una bella principessa andare da sola a quest'ora della notte, soprattutto in certe zone" le disse Jack da dietro le sue spalle.
Lei neanche si voltò "Non penso sia un vostro problema" disse freddamente.
Rabbrividì sentendo il suo sguardo puntato alla schiena.
Subito dopo Jack le appoggiò la sua giacca sulle spalle.
Lei stupita si voltò a guardarlo.
"Di giorno fa caldo, ma di sera l'umidità del mare entra dentro le ossa"
Catherine distolse lo sguardo da lui e si strinse la sua giacca addosso, assaporando il suo profumo.
"Ti accompagno" disse Jack.
"Non dovete!"
"Voglio farlo!"
"Non voglio distrarvi dalle vostre attività preferite..."
Jack, capendo subito l'allusione, le prese il mento tra le dita e la fece voltare verso di lui.
"Gelosa, principessa?"
A Catherine batteva forte il cuore.
"Perché dovrei?"
"Forse perché vorresti essere tu oggetto della mia attenzione..."
Catherine si arrabbiò e si allontanò da lui.
"Ve l'ho detto una volta e ve lo ripeto nuovamente: non sono quel genere di donna! E mi offende il fatto che, come al solito, mi trattate come una sgualdrina da quattro soldi!"
Jack divenne serio e si avvicinò a lei.
"Se ti avessi trattato come una sgualdrina stai tranquilla che avrei agito diversamente. Non ti accompagnerei ovunque, preoccupandomi della tua incolumità. Non ti farei sedere sempre accanto a me a tavola. E, soprattutto, non avrei mai parlato con te così a lungo come ho fatto finora. E, sicuramente, adesso non ti starei guardando negli occhi come sto facendo. Non avrei mai fatto queste cose. Mi sarei limitato a portarti a letto e divertirmi"
Il suo sguardo si fece malinconico.
"Con te non ci riesco... non riesco a non guardarti. Non riesco a non pensarti, né, tantomeno, non riesco a smettere di desiderarti. Questi giorni in cui non ti ho vista... Sono stati una tortura..."
"Avete trovato un bel modo di occupare il tempo" l'accusò lei.
"Cosa avrei dovuto fare? Cercavo di cacciarti via dalla mia testa. Non capisci? Sei diventata per me una tortura... un'ossessione... volevo una via di fuga che mi aiutasse a non pensarti piu... ma, visto che adesso sono qui, credo proprio di non esserci riuscito..."
Si avvicinò a lei nuovamente.
"Non riesco a tenerti lontana..." le sussurrò.
Lei sentì il calore del suo corpo vicino al suo. Per un momento desiderò lasciarsi andare, ma poi aprì gli occhi e si impose di non cedere così facilmente.
"Non potete trattarmi così! Non potete baciarmi un giorno e andare a letto con un'altra un altro giorno... anzi a differenza di poche ore. Dite che sono io a torturarvi, ma voi, in questo momento state torturando me! Mi avete fatto sentire umiliata. E, anche adesso, mi fate soffrire tanto..." la voce le si affievolì e Cat abbassò la testa per nascondere le lacrime che stavano tentando di scendere.
Jack si avvicinò ancora di più e le fece una carezza sulla guancia.
"No... no... io non voglio questo, mia piccola principessa..." le alzò il viso con la mano appoggiata ancora alla guancia "Non voglio farti soffrire"
Catherine lo fissò con gli occhi lucidi.
"E allora... cosa volete?" gli chiese.
Jack rimase in silenzio, poi, molto lentamente, avvicinò le labbra a pochi centimetri dalle sue "voglio te... non posso farci niente"
E catturò le sue labbra in un bacio rovente.
Catherine si lasciò andare e gli mise le braccia intorno al collo, attirandolo di più a sé.
Non riusciva a non desiderare i suoi baci. La facevano volare. Dopo tutto quel tempo, le erano mancati così tanto!
Quando la lingua di lui toccò la sua non poté fare a meno di gemere dal piacere.
Jack posò le mani sui suoi fianchi e la strinse con possessione a sé.
Anche se poteva essere sbagliato, voleva godersi quel momento come non mai.
Quando lui si staccò dal bacio appoggiò la fronte alla sua e la guardò con i suoi splendidi occhi verdi pieni di passione.
Rimasero a guardarsi, ansanti e con un leggero sorriso sulle labbra. Poi lui le diede un leggero bacio sul naso e le disse "Ti accompagno in camera, principessa" la prese per mano "Coraggio! Fammi stare tranquillo!"  Cat annuì. Rientrarono dentro la locanda e lui l'accompagnò direttamente alla sua stanza. Quando si trovarono davanti alla porta lui si limitò a darle un casto bacio sulla guancia e le sussurrò "Sogni d'oro, principessa"

L'indomani partirono intorno alle 9.00.
Già a metà mattinata il sole si fece sentire.
In particolare il caldo si sentiva molto sotto coperta, così Catherine si ritrovò insieme agli altri compagni a cercare di bagnare il fieno degli animali per fargli sentire un po' più di fresco.
Sì ritrovò accanto a mrs. Finn vicino al recinto dei leoni.
"Janet, posso farti una domanda personale?"
"Certo tesoro. Dimmi"
"Quando hai incontrato John... quanto tempo avete impiegato per capire che eravate fatti per stare insieme?"
Janet le fece un sorriso.
"Vorrei poterti dire che lo abbiamo capito al primo sguardo, come spesso scrivono sui libri d'amore, ma non è stato così. Anzi, io ho impiegato molto a fidarmi di lui e capire di amarlo davvero"
Catherine annuì "Però poi ci siete riusciti"
"Sì, ma dopo non pochi problemi. Sono i classici dubbi di chi non si conosce bene.
Dopotutto lui era un apprendista domatore e lavorava per mio padre. La prima cosa che mi è venuta in mente è stato che volesse ingraziarsi mio padre sposando sua figlia. Ha dovuto chiedermi di sposarlo ben cinque volte prima che accettassi!"
Catherine rise insieme a lei. Poi tornò seria.
"Quindi, non è facile per nessuna coppia?"
Janet la guardò con affetto. Posò il secchio con l'acqua e le si avvicinò prendendola per mano.
"Sai Cat, non ho potuto fare a meno di notare gli sguardi che ti scambi col capitano. E non dirmi che non è vero perché sono stata giovane anch'io, sai? Volevo solo dirti... segui il tuo cuore e non chiuderti mai all'amore. Ricordati solamente di stare sempre attenta a chi ti trovi davanti. Conoscetevi bene prima di prendere qualsiasi decisione. Te lo dico come se fossi tua madre"
A Catherine salirono le lacrime agli occhi.
"Mia madre avrebbe usato le tue stesse parole. Sai, mi manca tantissimo, ma sono felice che tu mi stia vicino come se fossi una figlia"
Janet l'abbracciò "Non preoccuparti piccina! Quando hai bisogno io sarò qui"
Catherine chiuse gli occhi e si cullò del suo abbraccio.

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