Capitolo 6

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Jack si trovava nella sua cabina cercando di controllare le mappe, ma non riusciva a concentrarsi.
Il suo pensiero finiva sempre a lei.
Non era il tipo lui da indugiare su una donna così a lungo. Cosa aveva quella ragazzina per farlo impazzire così?
Ripensava ai suoi capelli scuri con quei magnifici riflessi rossi sparsi sul suo cuscino. Sembrava una dea!
Quegli occhi colore del miele che lo guardavano con aria di sfida.
Per non parlare del sapore dolce di quella pelle di seta. Avrebbe voluto assaporarne ogni centimetro.
'E prima o poi lo farò" pensò Jack, ricordando come rabbrividiva al suo tocco.
Poi la mente tornò a poche ore prima quando, appena salpati, lei ammirava rapita la terra che si allontanava. Era bellissima. L'unica nota che stonava era quel suo amico sempre attorno a lei. Anche in quell'occasione ne aveva approfittato e le aveva portato un braccio sulle spalle con fare possessivo. Per colpa di questo suo comportamento aveva pensato, all'inizio, che fossero sposati o, quantomeno fidanzati. Una donna non dovrebbe stare così vicina con un uomo che non fosse il suo fidanzato.
Ma chi si credeva di essere?
Quanta confidenza aveva per comportarsi così con lei?
Sbuffò seccato, tentando di scacciare quei pensieri.
'Basta pensare a lei!' si disse.
Qualcuno bussò in quel momento alla porta.
"Avanti"
Fece il suo ingresso Steve, il suo luogotenente.
"Capitano, avete visionato la rotta?"
"Sì, Steve. Lo stavo facendo"
Steve si avvicinò alle carte con aria dubbiosa.
"Non avete fatto molto lavoro, vero? Cosa vi succede? Colpa della rossa?"
Jack grugnì "Non essere ridicolo"
Steve gli diede una pacca sulla spalla.
"Vi capisco, certe donne fanno questo effetto!"
"Se continui giuro che ti butto a mare!"
lo minacciò seccato, uscendo dalla cabina.

Catherine quel pomeriggio si trovava, con il suo gruppo, a discutere su come si sarebbero allenati su quella nave.
"Per le prove di ballo e di canto almeno lo spazio lo abbiamo" disse Jeff.
"Si, il problema sorgerà quando dovrò fare trottare i cavalli" rise Jill la cavallerizza.
"Chi utilizza gli animali si allenerà solamente quando arriveremo sulla terraferma. Non pensate che potrò far saltare le mie tigri qui?" disse mr. Finn.
"Sarebbe un modo per farci due risate!" disse Peter.
In quel momento arrivò il capitano.
"Non credo mi piacerebbe vedere delle tigri scorrazzare tra i miei marinari"
"Capitano, stavano decidendo in che modo allenarci e come fare per dare meno ingombro possibile all'equipaggio. Non preoccupatevi. Non ci vedrete neanche"
Il capitano annuì a John con cordialità.
Mentre John continuava a spiegare come avrebbero fatto, ogni tanto Catherine sentiva lo sguardo di Jack su di sé.
"Pensavamo che potremmo riservare lo spazio esterno della nave per alcuni allenamenti. Ovviamente a turni e in modo da non disturbare" gli stava spiegando John.
"Se non viene intralciato il lavoro dei miei marinai non vedo perché no. Di spazio ce n'è a sufficienza"
"Bene!" annuì soddisfatto John e, dandogli una pacca sulla spalla, si rivolse al suo gruppo "Ragazzi, approfittiamo del buon cuore del capitano per allenarci e dare il massimo. Non culliamoci del fatto che siamo in viaggio! Ogni giorno voglio vedere tutti al lavoro"
Il gruppo urlò in segno di apprezzamento.
Il capitano, senza farsi notare, si avvicinò alle spalle di Catherine. Lei ne avvertì subito la presenza. Ogni volta che le era vicino era come se una scarica elettrica attraversasse entrambi.
"Tu, precisamente, di cosa ti occupi?"
"Secondo voi?" gli chiese senza neanche voltarsi.
"Il clown non direi... Sei troppo bella..."
Catherine sbuffò "È il meglio che sapete dire?"
"Cos'è, non ti piacciono i complimenti, principessa?"
Catherine si voltò verso di lui "Non mi piace essere trattata come una creatura debole, come una donnina che ha paura di spezzarsi le unghie"
"Oh, capito. Allora riprovo ad indovinare: fai la 'donna forzuta?' "
"E non mi piace neanche chiunque non mi prenda sul serio" continuò lei, mettendosi le mani sui fianchi.
Jack le prese il mento tra le dita
"Va bene, sarò serio. Non ho idea di cosa un'esserino bello e dolce come te si possa occupare all'interno di un circo. Forse la bellissima l'assistente di un mago?"
Catherine allontanò il mento dalle sue mani.
"Perché sono una graziosa fanciulla???"
"Non mi viene in mente altro"
Catherine fece qualche passo indietro, continuando a tenere gli occhi saldi sui suoi.
Cominciò a slacciarsi la gonna da dietro.
"È pieno di marinai, fossi in te non rischierei. Se proprio vuoi andiamo nella mia cabina"
Ignorandolo, slacciò la gonna e la fece cadere a terra.
Di sotto non portava la classica biancheria, così come pensava lui. Aveva una calzamaglia con sopra una sorta di pantalone stretto.
Guardando l'albero maestro sopra di loro, trovò una corda e iniziò ad arrampicarsi con grazia e movimenti fluidi sul legno. Quando arrivò quasi in cima fece delle piroette intorno alla corda e iniziò delle acrobazie.
Tutti la guardavano estasiati.
Peter si avvicinò a Jack e, sempre guardandola, gli disse "Mai prenderla per una donna debole. È la cosa che sopporta di meno"
Jack non poteva credere ai suoi occhi. Questa volta l'aveva lasciato veramente senza parole. Tutto avrebbe pensato ma non che quella piccola peste fosse capace di simili prodezze. Era così elegante nei movimenti che quasi ipnotizzava le persone.
Quando terminò gli esercizi, e atterrò a terra, lui era ancora a bocca aperta.
Lei lo guardò con un ghigno soddisfatto.
Raccolse la gonna da terra e se ne andò nella sua cabina senza dirgli niente.
Del resto la sua espressione diceva tutto.

Solitamente i marinai consumavano i pasti a gruppi in un tavolo della cucina o, se il tempo lo permetteva, seduti fuori al sole o sotto i raggi della luna.
Data la quantità di ospiti il capitano aveva sistemato una lunga tavolata sulla prua della nave, dove avrebbero potuto consumare i pasti tranquillamente.
Quella sera cenarono tutti insieme nella serenità più totale.
"Siete stata magnifica oggi sull'albero maestro"
"È vero! Sembravate una colomba scesa dal cielo"
"No, meglio un angelo"
Catherine era riempita di complimenti dai marinai.
"Beh, tranquilli che mi vedrete altre volte librarmi nel cielo" scherzò Catherine.
"E la prossima volta non sarà sola" disse Peter mettendole un braccio sulle spalle.
"Ah, anche voi siete un acrobata"
"Chi pensate le abbia insegnato tutto quello che sa?"
Catherine lo guardò seria "Dici sul serio? Vuoi fare credere di essere il mio maestro?"
Peter si grattò la testa "Beh... Diciamo che ci siamo aiutato a vicenda"
Tutti i commensali di quel lato del tavolo risero.
Catherine, ridendo, voltò la testa verso il capitano. Stava bevendo un bicchiere di vino e continuava a guardarla con quello sguardo che aveva il potere di bruciarle la pelle.

Dopo la cena molti rimasero a tavola a continuare a bere e scherzare.
Catherine era stanca dalla sera prima e voleva solamente andarsi a coricare.
Diede la buonanotte a tutti e si avviò per la sua cabina.
Quando era quasi arrivata qualcuno la prese per la vita.
Lei stava per urlare quando quell'uomo le sussurrò all'orecchio "Shhhh"
Subito un brivido di piacere l'attraversò tutta. Era il capitano.
"Principessa ti ho seguito fino alla cabina. È vero che sei al sicuro qui ma sempre dei marinai sono. E tu, con le tue belle gambe, credo che abbia attirato l'attenzione di molti di loro"
Catherine si voltò verso di lui.
"Siete stato voi a chiedermi cosa facevo, e io ho preferito farvelo vedere"
Jack la fece appoggiare con le spalle alla cabina e le si avvicinò pericolosamente.
"Non sai l'effetto che fai, vero? Neanche ti rendi conto di quanto sei bella..." Sussurrò accarezzandole le labbra con il pollice.
Lei chiuse gli occhi e si godette quella carezza.
"Giuro che mi farai impazzire..." mormorò avvicinando le labbra alle sue e fermandosi a pochi millimetri di distanza.
"Dimmi che lo vuoi. Dimmi che desideri essere baciata da me"
Catherine lo voleva, lo voleva davvero. Adorava le sensazioni che quell'uomo riusciva a provocarle.
Ma non poteva dargliela vinta.
Le aveva giurato che l'avrebbe portata a letto. Era quello il suo obiettivo. Per lui era una sfida. Non avrebbe mai ceduto ad un mascalzone come lui. E, anche se la voglia di acconsentire era tanta, non lo avrebbe mai fatto.
Catherine aprì gli occhi e lo fissò.
"No, mai"
Jack rise "Peccato che il tuo corpo parla per te. Ti sento tremare per la mia vicinanza. Sento che desideri questo bacio. Puoi negarlo quanto vuoi ma tu mi vuoi"
Si fiondò sulla sua bocca con passione.
Catherine gemette dal desiderio.
Jack sorrise mentre continuava a baciarla.
Era incredibile la sensazione che provavano l'uno tra le braccia dell'altra.
Lui continuò la tortura accarezzando con una mano la sua vita e con l'altra il collo.
Quando si staccarono entrambi ansimavano senza ritegno.
Jack posò le labbra sul suo collo continuando a stuzzicarla.
"Capitano..." gemeva lei tentando, debolmente, di fermarlo.
Lui risalì sulle sue guance e si fermò a poca distanza della sua bocca.
"Non negare ciò che vuoi veramente"
Catherine gli mise le mani sul petto. Quel petto ampio e muscoloso che aveva visto la scorsa notte.
"Lasciatemi andare..."
Jack sorrise nuovamente "Sei libera di andare quando vuoi... Se è quello che desideri..."
Non lo desiderava, e lui lo sapeva. Ma doveva usare quel briciolo di buon senso che le era rimasto.
Si scostò da lui e si rifugiò dentro la sua cabina.
Una volta dentro appoggiò la schiena alla porta. La vicinanza di quell'uomo la confondeva enormemente. Le creava delle emozioni contrastanti.
Doveva cercare di stargli alla larga o prima o poi avrebbe potuto commettere una sciocchezza e lasciarsi andare alle sue attenzioni.

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