Pelle a pelle

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Le labbra con la cicatrice sono un po' aperte: sembra che soffia lentamente.
Sta dormendo.
Il respiro è regolare, il petto si solleva e si abbassa in un moto leggero.

Sei rimasto a dormire qui, casa mia.
Ti stai prendendo anche i miei spazi.

Stacco le sue mani dai mie fianchi: si era addormentato così, stringendomi tutta.
Mi distacco cercando di fare il meno rumore possibile.

Mugugna leggermente, ma poi le sue braccia si abbandonano sul materasso e continua a dormire beato.

Cosa sogni? Vorrei tanto saperlo.
Chissà dove hai dormito ieri notte e soprattutto con chi.
So già la risposta.

Sbuffo.

Seduta ancora sul letto mi sento tirare da dietro.

«Non scappare...» mi dice facendomi poggiare la testa sulla sua pancia.
Il suo corpo è avvolto dal calore del sonno appena terminato.

«Sei sempre tu quello che scappi, non io...»
Rispondo prontamente.

«Sai la situazione, sai quanto mi pesa, io ti ho chiesto solo del tempo» mi accarezza le braccia.

«Lo so, ma non volevo vivere a metà...mi sembrava già di aver...» mi interrompe bruscamente con un bacio.

Le sue labbra bollenti ormai non lasciano nessun pezzettino della mia pelle.
Mi posiziona sopra di lui e io sono imbarazzata perché mi sorride.
Sorriso che imprigiona i miei sensi, li governa.

Quando sorridi mi imbarazzi: neanche l'essere nudi l'una di fronte all'altro, mi provoca questo effetto.

« Non ti sto vivendo a metà...guarda siamo un unico corpo, lo vedi?» adesso bacia il mio collo.
Io emetto alcuni minuscoli gemiti.

Trovo la forza e la lucidità per dirgli «Si invece, perché a breve tornerai nuovamente a Roma è questo corpo unico si spezzerà...di nuovo»

«Si questo è vero ma poi ritorno, e poi non durerà per sempre...quando ti ho detto che devi darmi solo del tempo è vero.
Devi credermi.»

Devo crederti sul serio?

«Dovrei crederti? Posso crederti? Non lo so più, ma alla fine cosa pretendo...tutto sommato non è passato molto tempo da quando noi...» dico tutto d'un fiato.

Mi prende per entrami i polsi e inizia a mordere le mie labbra mentre mi bacia, avvinghia la mia lingua con la sua, io non ho più la forza per dire nulla, per bloccarlo.
Per finire quello che stavo per dire.

Non avevo finito di parlare.

Continua incessantemente a mordermi anche il collo dopo le labbra: sento il suo respiro che si fa sempre più ritmato.

Come se non avessi mai abbastanza.

Ritorna nuovamente sulle mie labbra mentre sfila la mia canotta di seta del pigiama.

Si ferma per qualche secondo con la bocca aperta, gli occhi increduli.
Mi attira a sé: i miei seni schiacciati sul suo petto, entrambi nudi.
Pelle contro pelle.

Sento le sue mani sulla schiena, sento proprio la punta delle dita che sfiora la mia colonna vertebrale.

«Guardami» prende la mia testa tra le mani.
Sento quasi le tempie compresse, per il suo tenermi stretta in volto.

«Non chiederti più se devi credermi o meno. Con te ho deciso di non nascondere mai la verità.
L'ho deciso, da quando ti ho vista bere quel cappuccino la prima volta.
Questi occhi non meritano inganno, questo cuore tuo non merita altre sofferenze.» lo dice con tono tremante ma deciso.

Io ho gli occhi che sostengono lacrime pesanti, che decido di non fare cadere sul volto.

Continuiamo a baciarci, ma io mi accorgo dell'orario.
È tardi.

«Io devo andare in banca, in ufficio» dico staccando le labbra a malincuore da lui, che si mette la bocca a cucchiaino, come un bambino un attimo prima di piangere.

«Adesso sei tu che scappi...» mi dice sorridendo

«Devo, ma non vorrei scappare...» rispondo.

Si alza dal letto cammina appena verso di me.
Accarezzandomi i capelli continua a baciarmi, facendomi sbattere sulla parete.

«Forse non hai capito che non ti lascio andare»

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