Capitolo 3

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«Allora ci sarai di pomeriggio al seminario? Dai è la mia prima volta da relatore! Non puoi non esserci...ci tengo alla tua presenza...» è la voce di Michi squillante al telefono.

Michi è uno dei miei più cari amici, che conosco dai tempi dell'università: quell'amicizia vera e sana, rara.
Durante le lezioni ci divertivamo moltissimo e gli esami delle materie che abbiamo seguito insieme, hanno sempre avuto esiti ottimi.
Ci conoscemmo alle lezioni di diritto ecclesiastico.
Che ricordi! Mi manca un po' la vita da universitaria che facevo a Milano.
Adesso invece sono sono dietro la polverosa scrivania di un ufficio bancario fiorentino.

Michi è diventato dottore di ricerca da poco qui a Firenze e di pomeriggio ci sarà il suo primo seminario da relatore.

«Michi si, ci sarò non posso perdermi il tuo debutto accademico...ci vediamo dopo» chiudo la telefonata.

Nel frattempo dò da mangiare al piccolo Dodi : è un batuffolo, un coniglietto nano che mi accoglie quando rientro a casa con i suoi occhi vispi e vigili.

Ho deciso di prenderlo da quando vivo qui da sola a Firenze, perché i miei genitori non hanno mai voluto che tenessimo animali in casa.

La temperatura oggi è gelida, il mio monolocale però è ben riscaldato e dalle grandi vetrate vedo scendere qualche fiocco di neve.
Speriamo non nevichi ancora, intanto su google map cerco il percorso più breve a piedi per raggiungere il dipartimento di Giurisprudenza.
Conosco Firenze ormai da due anni, ma non ho mai visto il polo universitario di qui, né tanto meno la facoltà di Giurisprudenza: conosco materialmente soltanto quella dove mi sono laureata io.

È già quasi arrivata l'ora di scendere, con il mio cappotto nero percorro le strade di Firenze, così familiari per me.

Arrivo al dipartimento, scorgo una locandina del seminario e mi dirigo verso l'aula dove si terrà.

L'aula è piena di gente, tra studenti, dottorandi, professori.

Vedo volti confusi che si susseguono e sento voci che si accavallano.
Il tavolo dei relatori ancora è vuoto, Michi mi viene incontro festante.

«Cara!! Eccoti qui...prendi posto... ti ho conservato un posticino in prima fila...accanto al mio tutor di dottorato...aspetta vieni...te lo presento...Professore! professore! Venga qui le devo fare conoscere una persona...speciale» Michi mi tiene delicatamente per un braccio e mi accompagna al posto.
Nel frattempo un uomo poco distante da noi, si gira di scatto.

L'uomo che mi ha aiutato con il gommista.
Io deglutisco pesantemente.

«Professore lei è Rita, una delle mie più care amiche, abbiamo studiato tante materie insieme».

«Piacere!» mi porge la mano.

Ah fa lo gnorri.

«Piacere» rispondo anche io, facendo finta di nulla.

La verità la sappiamo soltanto io e lui in questa brevissima conversazione triangolare.

«Rita cara io vado al mio posto al tavolo dei relatori, sarò il primo...ti lascio in buone mani...dai accomodati» mi dice Michi.

«Michi grazie, tranquillo e mi raccomando» gli faccio un occhiolino e gli regalo uno sguardo rassicurante.
Ci sorridiamo.
Prendo posto e, lui, il professore misterioso, come se nulla fosse, siede accanto a me.

Michi prende la parola per primo ed è brillante come sempre, cattura l'attenzione di tutta l'aula.
Io ascolto attentamente ma, sento gli occhi del mio aiutante sconosciuto su di me.
Appena mi volto verso di lui, lui fulmineamente guarda dritto.
Capisco fin troppo bene, che fino a qualche minuto prima avevo il suo sguardo addosso.

Ecco che però all'ennesima fuga dal mio sguardo, ci blocchiamo per qualche secondo: ammettendo con gli occhi che ci siamo osservati per tutto il tempo.
Nessuno dei due ha un'espressione in volto, ma solo gli occhi si parlano tra loro.
Peccato che né io né lui, sappiamo quale linguaggio sia.
È indecifrabile.

Al termine dell'intervento del mio amico, lo scroscio di un applauso rompe il dialogo tra i nostri occhi e guardiamo davanti a noi impassibili, come se fossimo invisibili l'uno per l'altra.
Battiamo entrambi le mani.

L'evento prosegue ma io inizio ad avere molto caldo, ho la sensazione di soffocare.
L'aula è davvero gremita, e io sono seduta in prima fila: non posso alzarmi, e farei anche un torto a Michi.

Mi cade a terra il foulard che tenevo sulle gambe, lui lo prende.

«Tenga...»

«Grazie...» rispondo e teniamo insieme il foulard per una frazione di secondo.
Continua a fissarmi, io mi gratto la fronte.
Sembra che abbia lo sguardo fisso sulle mie labbra che in questo momento sento secchissime.

Lo fa a posta, la vuole smettere?

Parte un altro applauso.

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