Capitolo 12

175 16 6
                                    

"Hai presente i giorni che iniziano con il piede sbagliato, Lloyd?"
"Direi che iniziamo a non ricordarci gli altri, sir"
"Ecco, come posso fare per migliorarli?"
"Magari iniziandoli con entrambi i piedi, sir"
"Così è difficile fare un passo avanti, Lloyd"
"Ma è più facile fare un salto oltre, sir"
"Piedi ben  piantati a terra e stacco verso l'alto, Lloyd"
"Buona elevazione, sir"

-Vita con Lloyd-

L'odore delle matite e matitoni che ho appena temperato, pizzica le mie narici.
È uno dei miei odori preferiti: di quelli che ti fanno sentire meglio annusando un po' la punta della mina della matita.
Continuo a sottolineare e appuntare, ai margini dei paragrafi del libro che ho davanti, i concetti dei paragrafi.

Anche lavorando, il mio studio non si ferma: non si finisce mai di imparare.
Provare qualche altra strada, puntare in alto,migliorarsi sono gli ingredienti migliori per lavorare su se stessi e conoscersi meglio.
Capisci fin dove puoi spingerti, e finché non provi, non lo potrai sapere in nessun altro modo.

Il peso della mia testa è tutto sul libro, quando poi la tiro su per stiracchiarmi un po', guardando la grande finestra del mio piccolissimo appartamento.

Sei dentro la mia testa, e non ne vuoi proprio uscire.

È rimasta traccia del suo profumo e del suo odore sul divano, e lo contemplo: mi immagino che sia seduto lì a fissarmi.

Hai già un potere su di me.

Scuoto la testa e ritorno sul libro.
Mentre sottolineo attentamente, si spezza la punta della matita che sto utilizzando.
Improvvisamente.
Forse l'avevo temperata un po' troppo, chissà.

Temperare una matita e appuntirla troppo,  è un po' come quando tutto appare perfetto (la mina è appuntita quasi da pungere come un ago), ma in realtà non lo è: la punta della matita così appuntita infatti si spezza, subito, facilmente, immediatamente.

Mentre creo nella mia testa queste strane metafore degli episodi semplici della vita, il cellulare sul tavolo squilla.

È lui.

«Ehi...cosa combini?» sento vibrare le sue corde vocali, il suono della voce è profondo.

«Ma niente di che...» rispondo.

Mi manchi, tanto, ma non lo saprai.
Almeno per adesso.

«Hai finito di correggere le tesi?»

«Quasi...sono a più della metà, devo anche inviare le relative mail con le correzioni...sai che bel week-end»

Sorrido.

«Mi hai pensato alla fine?» mi chiede.

Che devo rispondere: dicendo il vero o no?

«Ci sei? ...»

«Ehhm si sì... sono qui...»

«Ma non mi stai ancora rispondendo...»

E se non ti volessi rispondere proprio?

«Va bene appena torno facciamo i conti...» mi dice in tono scherzosamente minaccioso.

«Tesoro scusami puoi venire un attimo? Non capisco
cosa sia successo al computer...»

Mi blocco.
La mia testa per qualche secondo è staccata dal resto del corpo, e io sono inerme di fronte a quelle parole che sento tramite il telefono.
Una voce femminile che lo chiama.
Una voce femminile che lo chiama tesoro.

Una voce femminile.

Allontano il cellulare dall'orecchio, sento che lui mi dice soltanto «Ti richiamo più tardi scusami».
La sua voce mi sembra distante anni luce, ma io non lo ascolto più.
Chiudo la chiamata senza neanche rispondere.

Ho le mani gelide, seppur sia acceso il riscaldamento.
Ho il telefono ancora in mano.

La matita era troppo temperata, in modo impeccabile: la mina era luccicante, ora si è spezzata.

Ecco cosa succede quando si tempera troppo una matita.

Dopo quell'eco di quelle parole, ho sentito nuovamente l'impercettibile suono della punta della matita che si spezza.

Tengo pure la matita tra le mani, la piego al punto da sentire la tensione del legno che è sul punto di rompersi.
Infatti si rompe.

Si è rotto tutto.
Tutto si è rotto.

Αλήθεια- Verità Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora