Lago salato

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B.

I suoi capezzoli sotto le mie labbra e la sua pelle tra le mie mani, trattengono le lacrime che volevo versare prima.
La mordo con dolce ferocia, per farle capire che sarò sempre pronto a difenderla come un leone, fa con la sua leonessa.

La sua confessione mi ha ancora più aperto la strada per amarla, per volerla qui, ora, sempre.

Non soffrirai te lo prometto.
Anche io dovrò farti le mie confessioni, dolorosissime, taglienti,pungenti.
Pesanti come sassi, ingombranti come massi.

Quando sono dentro di lei continuo a baciarla, continuo ad assaporarla insieme al salato delle sue lacrime residue sul viso.

Non piangere più, fai piangere anche me.
Siamo insieme un lago salato.

Ascolto i suoi piccoli gemiti e mi sincronizzo con i suoi movimenti pacati e decisi, che non mi fanno più essere lucido.
Percorro con la lingua il suo addome e sorrido beandomi del suo corpo tutto mio.
E lei continua a muoversi tra il fruscio delle lenzuola.

——————

Saranno le due del mattino, il suo respiro delicato cadenza i miei pensieri.

Poi si gira verso di me e apre gli occhi, così spalancandoli.

Parliamo entrambi sottovoce al buio.

« è tardi dormi...» le dico.

«Voglio contemplarti...cosa c'è di male? Questi occhi illuminati dalla luce della luna...sono così belli» mi dice, e mi fa tremare perché non era mai successo che qualcuno osservasse così attentamente i miei occhi.

«Oh...nessuno aveva notato così tanto i miei occhi sai?» mi accoccolo su di lei.

«I tuoi occhi parlano, sempre. Anche quando stai in silenzio. Per questo sono belli...» mi spiazza con queste parole.

«E cosa stanno dicendo in questo momento?» le chiedo

«Che vuoi dirmi qualcosa di importante...anche se sono le due di notte...»

Hai indovinato.

«Mi sa che hai indovinato e che questi occhi parlano davvero troppo...» le dico ridendo sempre sottovoce.

Il mio tono si fa serio però dopo.

« Nora la conobbi così, ad una festa, una di quelle feste organizzate solo per sfoggiare gioielli costosi, abiti importanti, automobili ultimo modello.
Mi aveva convinto un collega ad andare.
Quel mondo all'inizio mi affascinò, mi catturò, sembrava che lì tutto fosse più facile, che lì tutto si potesse fare perché ti trovavi in mezzo le persone giuste: sono solo fantastiche illusioni.
Lei riuscì a coinvolgermi con il suo modo di fare, molto pratico e da affarista...forse troppo...ma ero accecato.
Io provenivo da una realtà fatta di sacrificio e studio costante, mi sembrava tutto così nuovo, così attraente.
All'inizio era un gioco, passionale anche divertente stimolante, ma quando iniziammo a convivere tutto diventò complesso.
Pretendeva, sembravo solo uno strumento nelle sue mani, seppure avessi la mia carriera la mia professione, e poi....» interrompo il mio lungo discorso, trattengo il groppone in gola, che quasi mi soffoca.

«E poi?Dai sono qui dillo...»

«Mi ha praticamente fatto allontanare da mio figlio che mi adorava, che mi aveva come modello di vita, come punto di riferimento, l'ho perso...a poco a poco, giorno dopo giorno...è una cosa che non mi perdonerò mai...mai,mai,mai...
Ci penso ogni giorno e ogni giorno non trovo risposte alle mie domande, non mi capacito di come abbia potuto farmi inghiottire da altro.»
Inizio a piangere.
Singhiozzo come un bambino.

Chi lo ha detto che gli uomini non piangono?
Chi ha stabilito questa regola assurda?
Gli uomini sono fatti di carne e sangue, di sentimenti e sensazioni.

«Oh...tu hai un figlio?» sussulta lei.

Io mi stringo più forte a lei: non avevo mai pianto davanti a qualcuno, mai.

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