Tè e cannella

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La casa della signora Anna è proprio come la immaginavo: una casetta nella parte vecchia della città di Firenze, gerani rigogliosi e coloratissimi alle finestre, ornate da tende ricamate a mano bianche candide.
L'abitazione si trova in un piccolo cortile, tutto fiorato, dove ogni alloggio espone i propri fiori, quelli più belli e curati maniacalmente.
Arrivata al centro del piccolo atrio, premo il campanello alla porta in legno massiccio.

«Oh eccoti qui! Accomodati.» la signora fiorentina sfodera il più luminoso dei sorrisi e mi fa entrare dentro.

«Grazie...» entro.

L'ambiente davanti ai miei occhi, è riscaldato dai mobili in legno e dal forno della cucina acceso.
Come sospettavo: respiro subito l'odore della cannella e dello zucchero che sta cuocendo.

«Torta alla cannella nel forno! Con un tè caldo, accoppiata perfetta, dobbiamo aspettare solo qualche minuto e poi la sforno...siedi cara siedi..» con il tono dolce mi fa sedere su una delle sedie del tavolo della cucina, tavolo sapientemente apparecchiato con tovagliette rosa antico e servizio da tè in ceramica bianca.

Io semplicemente le rispondo con un sorriso.

«Cara Rituccia...cosa è successo in banca? Perché non lavori più lì?» mi chiede mentre sforna la torta.

«Hanno deciso così...mi hanno detto "esigenze aziendali"...niente più» rispondo.

La torta arriva fumante al tavolo e la signora Anna me ne porge una fetta, nel frattempo versa il tè bollente nella tazza davanti a me.

«Tu hai accettato cosi? Senza dire nulla? » mi chiede.

«Cosa dovevo fare?» le chiedo.

«Non è da te reagire così...» mi dice guardandomi negli occhi, con le sue lenti giganti e rotonde.

«Che le sembra signora Anna...sono solo un leone di pezza...ruggisco ma poi non mordo...o meglio non più...» le rispondo mentre mescolo il tè con un cucchiaino.

«ma non è da te! Io ho notato la tua tempra...dimostrala.» mi dice sorseggiando dalla sua tazza.

«Non ho più le forze...» le dico appoggiando le labbra sulla mia tazza.

«Ma che dici? È presto per arrendersi...»

«Signora Anna...Lei non conosce la mia storia...sa poco di me...»

«Intanto ormai dammi del tu, poi saprò poco ma ho capito tutto: leggo i tuoi occhi.
Non stancarti mai di essere forte come sei, anche se credi di non esserlo..»
Io ancora una volta rispondo sorridendo, non so cosa fare.

Il pomeriggio trascorre tra chiacchiere e aneddoti, interrotti dall'' irrompere in casa di una ragazzina dai lunghi capelli castani chiari, con un sorriso innocente e occhiali da puntigliosa studentessa.

«Oh eccoti Maria, lei è Rita! Rita lei è Maria, mia nipote ha quindici anni...è molto brava a scuola sai?»

Maria sorride imbarazzata, io alzo la mano leggermente per salutarla, corre nella sua stanza, intimorita e intimidita.
Sorrido anche a lei per cercare di rassicurarla e farle capire che non sono la tipica adulta che le farà tante domande, fastidiose e invadenti.

«È timida, ma poi se ti conosce, è come un libro aperto: riflessiva, studiosa...ma porta il dolore della perdita dei genitori.
La mamma era mia figlia.» la signora Anna, si incupisce, si alza velocemente dal tavolo, mi nasconde delle lacrime che però vedo.

«Oh mi dispiace...» riesco soltanto a dire, ma so che è una odiosa frase di circostanza.

«Ecco in te rivedo un po' lei...per questo ti ho presa a cuore...» mi dice e io rimango frastornata.

Non me lo aspettavo, che strana la vita: una sconosciuta, può avere queste sensazioni nei tuoi riguardi.

«Oh...Anna io non so davvero cosa dire..» mi trema la voce.

«Non devi dire nulla, ho detto tutto io» mi guarda con estrema docilità e le labbra si torcono in un sorriso.

Squilla il mio cellulare nel frattempo: Beppe.

«Mi raggiungi All'università? Ho una sorpresa per te ...» Ha un tono raggiante, che fa trasparire adrenalina e impazienza.

«ma che cosa...» sono stordita, guardo Anna.

«Vai vai cara...c'è una sorpresa che ti aspetta mi è sembrato di capire... e te la meriti tutta»

La prima volta che qualcuno mi dice che merito una sorpresa: stanno accadendo troppe cose per la prima volta.

Saluto Anna con un bacio sonoro sulla guancia e mi dirigo verso l'Università: di che sorpresa si tratta?

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