Nelle tue mani

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«Mi stai chiedendo di rinunciare? Di rinunciare a lavorare? Non me lo aspettavo da te» gli dico così staccandomi dal suo petto e sento i battiti del mio cuore accelerare in modo spaventoso.

Non puoi chiedermi una cosa del genere, non puoi chiedermi di rinunciare a me stessa.

Lui cerca di prendermi e attirarmi di nuovo a sé, di rubarmi dei baci, ma continua a stare in silenzio, non rispondendo alle mie domande.

«Perché non mi rispondi? Perché forse per te non è importante...vero? Perché forse tu hai già tutto...vero?» gli dico fissandolo nelle sue pupille che però mi scrutano in modo dolce, dolorosamente dolce.

Mi prende per mano, ma io la ritraggo.

«Non rispondo perché in effetti una risposta razionale non c'è: tengo al tuo lavoro, alla tua indipendenza, ma questa nuova proposta, e queste nuove persone che ti ronzano attorno...ecco non riesco a gestire la mia gelosia, ma soprattutto la mia paura...e lo so che ti sto sembrando l'uomo più insicuro sulla terra, ma è così...» mi dice tutto ciò a capo chino e poi solleva la testa, fissandomi come se io dovessi fare qualcosa: aspetta che io faccia qualcosa.

Mi prende entrambe le mani e le poggia sul suo volto.

«Guardami, sono nelle tue mani...» mi fissa ancora, accarezzandomi i dorsi delle mani e cercando ancora da me parole o gesti.

Mi allontano, e si, di nuovo , ancora.
Perché non può mettere in ballo, un mio traguardo importante, un mio riscatto, con la sua gelosia.

Gelosia immotivata.

«Io non ti capisco...» gli dico, lui è adesso infastidito, lo vedo da come ormai tiene le mani in tasca e da come si è buttato sul divano, sbuffando.

«Neanche io ti capisco più...!» sbotta, si alza dal divano, si chiude in camera, sento sbattere la porta in modo piuttosto violento.

Sa perfettamente che il rumore delle porte sbattute, mi fa paura, perché era una cosa che accadeva spesso a casa mia. Mi ricorda periodo bui, neri.
Eppure in questo momento sembra averlo scordato.

Perché non ci riusciamo a capire? Sembra che parliamo due lingue diverse: siamo una piccola torre di Babele, siamo incomprensibili l'una per l'altro.

Hai detto che sei nelle mie mani, e allora perché non ti fidi? Perché non ti fidi di me?

Mi avvicino alla porta della camera da letto, piano piano e aprendo la porta, lo osservo disteso a letto vestito che guarda il soffitto.

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