Cristallo

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Beppe

Sento i suoi capelli corposi e setosi sotto le mie dita, e il suo respiro ritmato sbatte dolcemente contro la mia pancia.

Ha iniziato a piangere silenziosamente, dopo che mi ha spiegato quello che è successo con Leo.
E io non so spiegarmi il perché sia successa una cosa del genere, è successa e basta.
Però ha fatto male, le ha fatto tanto male.
Ed io mi sento responsabile, tanto responsabile.

«Mi dispiace, mi dispiace...» dico a voce piccola e bassa avvicinandomi al suo orecchio e riscaldandola tra le braccia.

«Non lo potevo prevedere, non potevo sapere...io...io...» quasi balbetto, Rita non si stacca da me.

Il sussulto del suo corpo, mi scuote e mi fa ancora di più stringere a lei.

Martello il mio cervello domandandomi come possa fare, io, adesso.

Chiamare? Chi? Leo? Sua Madre? Chi?

Mi distendo sul divano,lei con me: le guance di Rita rattrappite per le lacrime, mi fanno sgranare gli occhi, lei accenna finalmente un sorriso debolissimo.

«Mi sento in colpa Rita...mi sento in colpa...» le dico sospirando.
«Stai soffrendo per colpa mia, stai soffrendo troppo ...mi sento in colpa...» continuo a ripetere, più volte, quasi come se ripeterlo,  cancellasse davvero la sensazione che provo o quello che ho fatto provare a lei.

«Ora deve chiederti scusa, lo farò ragionare, lo capirà...ne sono sicuro...» le dico guardandola dentro quegli occhi arrossati e stanchi per il pianto.
Lei poi si appoggia nuovamente sul mio petto, e tocco la sua testa con carezze lievi.

«È solo un ragazzino, ha bisogno dei suoi tempi, ha bisogno di essere un adolescente...» mi risponde Rita, con quella sua saggezza disarmante, con quella sua maturità testarda.

Le prendo il volto tra le mani, ci fissiamo così senza parlare, inizio a baciarla lentamente, così piano, come se fosse una sfera di cristallo che da un momento all'altro potrebbe spezzarsi in mille pezzi.
Ricambia il mio bacio, sento le sue labbra salate per le lacrime che le hanno bagnate sino a poco tempo prima.

«Non dirgli niente. Lasciamo che tutto resti come è...» si stacca un attimo da me pronunciando queste parole.

Ho le sue dita intrecciate con le mie, sento le piccole ossa delle falangi e dei palmi: quanto è piccola e forte.
Le bacio le mani, assaporando quel profumo dolce vanigliato che le caratterizza.

«Come vuoi...» le sorrido, mi abbraccia, sento le sue scapole.

Spero di essere il suo posto sicuro, così come oggi, tante altre volte.

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