Co-NO-scenza

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Sorseggio il mio caffè nero bollente,  è Aprile inoltrato: il clima è così dolcemente tiepido, che il sonno rammollisce il cervello, al punto che vorrei sempre chiudere gli occhi per addormentarmi.

Poggio delicatamente la testa sul cuscino del divano, chiudo gli occhi.
Beppe non tornerà prima delle 18:00.
Sono rimasta qui a casa sua, dopo un mese e più che mi hanno licenziata dalla banca.

Mi svegliano i baci sul collo delicati di Beppe, che culminano in un suo sorriso ammiccante.

«Devo dirti una cosa...» il suo tono si fa serio, ma i suoi occhi rimangono dolci, incastrano i miei.

«Voglio che la prossima volta che sarò con Leo, tu sia presente...davvero...sul serio» mi accarezza la guancia con la sua mano calda e accogliente.

Conoscere suo figlio, significa conoscere la parte più intima di lui.
Conoscerlo, durante il loro ricongiungimento, è ancora più impegnativo.
Perché stai scegliendo me Beppe?

Annuisco, abbassando leggermente la testa, lui mi prende per il mento e poggia delicatamente le sue labbra sulle mie.
Chiudo nuovamente gli occhi.

Li riapro ed è ancora lì che mi fissa quasi a interrogarmi.

«Non ero pronta...tutto qui» sorrido in modo goffo e impacciato, quasi nervoso.

«Lo sei, sei tu che mi hai incoraggiato a riallacciare con lui, sei tu l'artefice di questo miracolo quasi, che mi ha riavvicinato a Leo...» mi risponde e bacia nuovamente le mie labbra.

Sento le sue mani accarezzarmi i capelli e avvicinare il mio viso al suo: mordicchia le mie labbra, e poi miscela il suo sapore con il mio.
Lo prendo anche io per il viso, percependo la morbidezza della sua pelle.
Continua a inondarmi di baci cadenzati, dolcemente netti.

Avevo bisogno di così tanti baci.
Nessuno me ne aveva dati così tanti, e tutti veri.
Li sento ad uno a uno sulla mia pelle, ognuno è diversamente uguale, schiocco diverso, labbra uguali.

——————

La giornata è tersa, il cielo è limpidissimo: oggi conoscerò Leo.

In macchina, io e Beppe siamo silenziosi ma ci sorridiamo: entrambi emozionati e pieni di adrenalina.

Roma è lontana ma non troppo, al punto che mi addormento sul sedile ma improvvisamente vengo svegliata dalla sua mano sul ginocchio.
Io prendo la sua mano e la stringo forte, mi sorride di nuovo.

La sua mano è il mio gancio: in questo momento mi sembra come cadere nel vuoto, è un momento troppo grave, ho bisogno di appoggiarmi a lui.

La sua auto si ferma lentamente davanti un portone.

«Aspettami qui» dice soltanto, mi dà un bacio veloce sulle labbra.

Passa qualche minuto e li vedo uscire dal portone: ho un sussulto nel petto.
Leo cammina avanti, testa bassa, Beppe gli va dietro ha una mano sulla sua spalla.
Leo sembra quasi scostarsi dal tocco paterno.

Posso capire quanto male possa fargli quel tocco negato.
Posso solo immaginarlo leggendo la sua espressione amara in volto.

Sono sempre più vicini all'auto, io faccio il gesto automatico di scendere.

Leo mi guarda torvo, ha gli occhi di un ragazzino che ha sofferto ed esprime così tutta la sua diffidenza.

Come non capirlo.
Il passato non è stato generoso con lui.

«Ciao Leo...io sono...» dico timidamente.

«Non mi interessa chi sei, come ti chiami, non mi interessa...» mi risponde subito tagliente, portandosi il ciuffo di capelli con un solo movimento davanti il volto.

Beppe mi guarda, riconosce la mia espressione smarrita, il mio viso accartocciato dalla risposta fredda e secca di Leo.

«Leo...perché fai così?» gli chiede Beppe.

«Perché lei sarà uguale a quella...ti porterà via da me...» dice, sempre con la testa bassa.

Sento il cuore gelare e tremare.
Mi sento di troppo, mi sento nel posto sbagliato.

«Leo non è così...» lo rassicura Beppe, che poi cerca di farmi risollevare con un sorriso.

Io rimango con la bocca leggermente aperta, ma dentro di me vorrei sprofondare in un pianto caldo.

Leo sale in macchina, Beppe pure.
Io rimango ancora fuori dall'abitacolo.
Beppe scende e poggia delicatamente la mano sul mio fianco sinistro.

«Sali dai...» mi sussurra.

Io non vorrei salire con tutto il disagio che sento addosso, ma non ho altra scelta.

Salgo, siedo sul sedile.

Leo è dietro con le cuffie alle orecchie isolato da noi.

Non volevo che andasse così, non volevo.

Scusatemi per l'assenza, vi ringrazio per i messaggi che mi avete mandato chiedendo di aggiornare la storia.
Vi abbraccio 🤗

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