Le stelle negli occhi

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Ci guardiamo in modo strano: dolce ma anche triste, severo, ma allo stesso tempo è uno sguardo che richiama abbracci.

Lui è immobile, io entro nella stanza lasciando la porta aperta, faccio tutto molto lentamente i miei passi sono felpati.
Mi distendo accanto a lui, ci giriamo contemporaneamente l'uno verso l'altra e ci fissiamo ancora una volta.

«Ti va di uscire stasera?» mi chiede così in modo banale e semplice, ma è una banalità che sa di normalità e cancella quella tensione di poco fa.

«C'è un concerto nell'atrio di un antico monastero qui in città...» continua a parlarmi e si avvicina sempre più a me, fino a sentire le sue labbra sulla mia fronte.
La sua voce è fluida, il tono è bassissimo, ma così deciso.

Io scivolo leggermente sul letto abbassando le spalle. Lui mi segue e poggia la testa sulla mia pancia.

«Lo prendo come un si?» i suoi occhi nocciola scuro vogliono una risposta.

«Si...» gli rispondo, poggiando la mia mano sulla sua nuca, giochicchiando con suoi capelli.

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Il suono del violino e del pianoforte  provoca in me una ignota sensazione di leggerezza, da saper riuscire a gestire,  mi spinge a guardare insù nel cielo stellato sopra di noi.

Guardo il cielo così nero, ma così luminoso per le stelle e intanto gli strumenti musicali continuano  a eseguire la musica scritta  sugli spartiti.

All'orecchio sento il calore della  bocca di Beppe e il sibilo della sua voce.

«Guardi il cielo? È pieno di stelle...si rispecchiano nei tuoi occhi lo sai?» sorride docilmente, ma tanto da far sorride anche me che accosto leggermente la mia testa alla sua continuando a guardare in alto.

«Adesso guardi me?» mi chiede ancora  all'orecchio.

«E se perdo una stella cadente? Perdo la possibilità di esprimere un desiderio...» gli dico sottovoce e continuo a non guardarlo.

«Ma davvero...e di quale desiderio si tratta...» mi chiede questa volta prendendomi la mano e poggiandola sul suo ginocchio.

«I desideri non si dicono...altrimenti non si avverano ...» gli rispondo.

«Vuoi ballare?» mi prende questa volta la mano.

«Ma saremmo solo noi a ballare...sei sicuro? Ci guarderebbero tutti...è un concerto...» gli dico tenendo un po' i denti stretti e parlando sottovoce.

«Non importa...» si alza, lo sguardo di tutti ora è su di lui, i musicisti continuano il concerto.

Mi alzo anche io, perché di fronte a quegli occhi intensi non posso che essere ammaliata e catturata totalmente.

Ci ritroviamo a volteggiare lentamente  nella parte vuota dell'atrio, con lo sguardo di tutti puntato.

Sembra che a noi non importa.

«Ci guardano tutti...» gli dico

«Non importa, non importa...» ripete Beppe continuando a tenermi stretta.

Volteggiamo e sorridiamo.
La musica termina: lo scroscio degli applausi è rivolto a noi.

Roba da non crederci.

Sorridiamo imbarazzati, tenendoci per mano.

«Hai ancora le stelle negli occhi...» mi dice mentre torniamo a sedere ai nostri posti, baciandomi la mia mano che tiene stretta nella sua.

Le hai fatte resistere tu dentro i miei occhi.
Penso dentro di me, ma non trovo la voce per dirglielo.

Il concerto continua.

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