Stretti

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Non rispondo alla sua frase glaciale, poso la borsa su una sedia a caso.

Mi seggo sul tappeto di fronte al divano , a terra, così indifesa, senza volergli nascondere nulla.

Lui continua a fissare il soffitto, e io continuo a fissare lui disteso sul divano.

«Dove stiamo andando... me lo dici?» rompe il silenzio, voltandosi verso di me, i suoi occhi penetrano il mio cervello e io rimango immobile.

Mi avvicino a lui poggiandomi sulle ginocchia, scorgo le sue labbra turgide, e pianto il mio viso davanti al suo.

Mantiene un'espressione seria, ma è ancora più bello così accigliato e così severo.

«Non cedo...sappilo...non fare questi occhi dolci, così...» mi dice, scostandosi un po' da me.

«Dove stiamo andando ti ho chiesto...» mi ripete.

«Stiamo andando nella direzione giusta...non sei contento per me...?» chiedo appoggiando la testa sul divano.

«Certo che lo sono e volevo condividere con te questo momento, ma sai...eri già impegnata...» sbuffa si alza dal divano.

Mette le mani in tasca, siamo ancora al buio.
Mi alzo anche io dal tappeto e poggio il mio viso sulle sue spalle: mi ci cullo un po'.

«Sono geloso, ok lo ammetto, geloso da morire. È un avvocato come me, ci sa fare, conosco il suo modo di fare...insomma ho paura, ho una paura matta, paura matta di perderti.
Ti ho trovata e non voglio perderti, lo capisci? Lo capisci? Sono fragile anche io...pure se ho la mia esperienza e sono più grande di te...» girandosi di scatto, mi dice tutte queste parole senza fermarsi e tenendomi stretta per le braccia.

Poggia le sue labbra sulle mie e non ho il tempo di rispondere.

«Per questo ti chiedevo dove stessimo andando...mi era sembrato che tu stessi prendendo un'altra strada» continua a tenere le sue labbra fisse sulle mie.

«Ma la mia strada mi ha portato a te. Questa è una vera opportunità per me, non un'altra strada» gli dico e sorrido anche io.

«Potevi raggiungerci...» azzardo, noto il suo sopracciglio alzarsi fulmineo.

«Cosa stai dicendo? Non mi andava proprio...volevo stare con te e basta, non stare a vedere un collega che ci prova che si è invaghito...di te...» continua così  a parlare e mi accarezza le guance.

Mi bacia violentemente, non riesco quasi a respirare, mi morde le labbra, il collo, improvvisamente sono tutta stretta a lui.

«Vedi come divento pazzo? Vedi come non rispondo più di me?» parla sottovoce sibilando sul mio collo.

Stiamo stretti seduti sul tappeto con le spalle appoggiate sul divano.

Stretti, strettissimi.

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