Scambio di vite

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«Perché deve essere tutto così complesso, così difficile, perché...» mi chiede Beppe mentre sta guidando nervosamente e sbattendo leggermente le mani sul volante dell'auto che ormai sfreccia fuori Roma.

Abbiamo lasciato Leo a casa, rientriamo verso Firenze, ma la strada è scandita dal suo malessere, il malessere di un padre che cerca di farsi volere bene da un figlio.

Non fare così, non lo fare, non ti distruggere.

Gli accarezzo il braccio e la spalla, lui mi sorride ma in modo poco convinto: è tanto pensieroso, si sfrega le dita contro le labbra, cercando di scaricare la tensione che ha addosso.

Non distruggere la carne delle tue labbra, non lo fare.

Beppe prende la mia mano poggiata sulla sua spalla e la porta velocemente alla bocca, premendo le labbra contro le mie falangi.

Un baciamano stranissimo, ma è il tuo.

«Ci sei tu qui accanto a me, ci sei tu...chissà come sei delusa dalla giornata d'oggi, ti ho messo dentro una bolla di tristezza...non volevo...» mi dice così, tenendo la mano mia sulla guancia sua adesso.

«Non è tristezza, è la tua vita è adesso è anche un po' la mia...» gli rispondo con voce spezzata, con la paura di dire che anche la sua vita è un po' mia e viceversa.

Ci siamo scambiati un po' delle nostre vite: tu la mia, io la tua.

Sento la mia mano poggiata sulla sua guancia leggermente bagnaticcia.

Stai piangendo?

Gli occhi lucidissimi e caldi, li scorgo dal suo profilo che continua a mantenere l'attenzione verso la strada.

«Fermati...» gli dico.

«Perché» non me lo chiede, lo dice con un filo di voce.

«Non puoi continuare a guidare così...» gli rispondo, la mia mano ormai è proprio incollata sul suo volto, la sento quasi stritolare.

Accosta la macchina, ci guardiamo negli occhi.

«Hai ragione...» mi sussurra e si asciuga gli occhi come un bambino indifeso.

Decido di guidare io, lui annuisce sorride e mi bacia, lasciandomi le labbra umide salate allo stesso tempo a causa delle sue lacrime silenziose.

«È vero ora la mia vita è anche un po' tua...» mi dice non appena metto in moto, subito dopo chiude gli occhi butta la testa sul poggiatesta del sedile.

«Sei bella quando guidi...e poi ricordo che è stata una macchina a farci incontrare...» sorride ad occhi chiusi e accarezza il dorso della mia mano che tiene il cambio.

«Già...» inspiro forte il suo profumo, il suo odore che si sono impossessati dell'abitacolo della macchina.

Poco dopo, il suo volto è quello di un uomo addormentato.

Lo contemplo velocemente perché devo stare attenta alla strada, e non vorrei.

Mi fermerei soltanto per guardarlo dormire.

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