Varcata la soglia del portone in legno massiccio del palazzo dello studio, ritrovo Massimo con le chiavi in mano davanti la porta, mi sorride.Ha sempre quel sorriso magnetico.
«Puntualissima! Ottimo...dai però almeno posso offrirti un caffè? Hai già fatto colazione? » mi chiede cercando di aprire la porta che ostinatamente non vuole proprio saperne.
«Magari più tardi...si, ho già fatto colazione, meglio se cominciamo a lavorare...» gli rispondo toccandomi leggermente il collo, e con un velo di imbarazzo sul volto.
«Devo fare cambiare la toppa, mi sa che è andata...» mentre lo dice, le chiavi fanno lo scatto ed entriamo.
Lui va aprendo le finestre, i tetti sono alti affrescati, le scrivanie sono intarsiate, i tappeti sono dei raffinati persiani.
«La segretaria solitamente la mattina non c'è...viene il pomeriggio, per qualunque cosa ti serva puoi organizzarti con lei.» mi fa l'occhiolino.
«Oggi ci metteremo nella mia stanza, così ti faccio un po' il punto di alcuni casi che stiamo trattando...d'accordo? Ehi..quel faccino? Secondo me hai mangiato pochissimo stamattina...»
Mi dice e sorride ancora.In effetti ho bevuto solo un caffè, ma continuerò a dire la mia bugia, cioè che ho lo stomaco pieno di una abbondante, ipotetica e inesistente colazione.
«Nono davvero, ho mangiato grazie...» gli rispondo, mi accarezzo un braccio.
Ci accomodiamo alla sua scrivania, tengo un codice in mano, per ripassare qualcosa mentre parliamo dei casi da affrontare, guardo i fascicoli insieme a lui.
Ho un atto in mano di un fascicolo, lo sto leggendo attentamente ma sento lo sguardo di Massimo su di me: mi sta osservando.
«Sei proprio una stakanovista! Non ti fermi mai, sono già trascorse tre ore...ora il caffè è d'obbligo.»
Mi dice, alzandosi dalla scrivania e dirigendosi verso la macchinetta del caffè dello studio.Io sorrido, quasi arrossendo.
Sono reazioni incontrollate.Mi porge il caffè, il suo pollice sfiora il mio indice: sento una leggera scossa.
Le nostre mani hanno fatto attrito. Strano.
«scossa eh?! C'è elettricità allora!» scoppia a ridere, lo seguo anche io, ci rimettiamo a lavoro.
La giornata volge al termine sono già le 19:00: tante cose nuove, tanti volti nuovi, è tutto nuovo.
Congedandomi con tutti, scendo per riprendere la mia vespa: mi è mancata.
Non si accende, non può essere vero: ora come faccio? Ma perché non si accende? Non capisco.
Ha solo poche settimane!Ritento, ma non c'è nulla da fare.
«Ti vedo in difficoltà...hai bisogno di aiuto?» Massimo mi sorprende da dietro, ha lo sguardo stanco ma sforna un sorriso dei suoi.
«Non parte..» io lo dico tremando al pensiero che già mi dirà se può riaccompagnarmi lui.
«Dai è tardi...ti riaccompagno io a casa, domani ti aiuto a trovare un buon meccanico...o comunque risolveremo il problema» mi dice indicandomi la sua moto parcheggiata poco più avanti.
Ecco.
Cosa avevo detto?
Ma poi "risolveremo" perché parlare al plurale?.Non ho altre scelte, se non accettare il passaggio.
Arrivati sotto casa di Beppe, ho un leggero morso allo stomaco, è tutta paura: paura che se ne accorga dalla finestra, paura che un da un momento all'altro possa sbucare mentre rientra a casa.
«Oh eccoti, ma perché non sei rientrata con la tua vespa?» mi sorprende così con le chiavi di casa in mano, la sua borsa e mi bacia sulle labbra, lancia un occhiataccia a Massimo, che saluta freddamente.
Mi ribacia nuovamente, mi prende il casco.
È come se leggessi cosa pensa, anche se sta in silenzio o apparentemente nostra indifferenza.«Dai su entriamo, ho fame, stasera preparo io...» mi prende dal fianco mi accompagna al portone di casa.
«La ringrazio...domani controllerò io la Vespa...» Beppe si rivolge a Massimo.
«Oh si figuri...» risponde e riparte sulla sua moto.
Entriamo in casa, sento sbattere le chiavi sul tavolo.
Mi attira a sé, mi accarezza i capelli, mi toglie gli occhiali.
Mi morde le labbra, che si perdono in un bacio.
«Ho trattenuto la rabbia di vederti rientrare con quello...e...» dà un altro bacio.
Lo intuivo.
«La vespa non partiva...» riesco a dire, un po' affannata per i baci sul collo con i quali mi tempesta.
«Domani ci penso io...alla Vespa... e non solo...» dice con una voce leggermente strascicata, mi accarezza la schiena e continua con i suoi baci.
«potresti non frequentare più quello studio?» mi chiede mentre sono ancora frastornata dai formicolii dei baci.
«Ma cosa stai dicendo?» rispondo nervosa, staccandomi da lui.
A Malincuore.
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Αλήθεια- Verità
RomanceLa verità è qualcosa di nascosto ma che prima o poi viene a galla, si rivela. Ed è proprio nei sentimenti che viene fuori con tutta la sua prepotenza e forza: verità è sinonimo di realtà. La realtà non può che essere vera, ma non coincide spesso co...