XXXII

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"Mi ritiro" - disse l'agente Torres portandosi una mano all'orecchio e premendo il bottone del microfono -"mi hanno sparato"

Si strappò immediatamente il tessuto dei pantaloni che indossava, cercando di tamponare la ferita. Le vennero i brividi lungo tutta la spina dorsale quando con le dita sfiorò il foro d'entrata del proiettile sulla coscia.

"Cazzo"

Chiuse gli occhi e serrò la mascella, poi premette più forte che poteva.

"Mia" - la chiamò Natasha per la decima volta, o forse undicesima -"Mia, ci sei?"
La rossa le passò una mano davanti al viso e lei scosse la testa, tornando alla realtà.

Era seduta sul lettino dell'infermeria della base. Teneva lo sguardo dritto davanti a se e non capiva letteralmente più niente. Non si capacitava di come Steve Rogers aveva potuto incontrare a sua insaputa l'agente Carter dopo che, anche a Milano, nell'ultimissima missione aveva tentato di far fuori lei, l'agente Romanoff e Barton.

Sentiva solo voci che provenivano dall'esterno, erano due o tre. Non era sicura al cento per cento ma credeva che fossero Tony, Fury e Steve.

"Stai bene?" - mormorò la rossa dopo averla controllata per la seconda volta

Mia non era rimasta ferita, nessuno lo era per fortuna e per quanto ne sapeva erano riusciti a portare Sharon Carter in manette fino alla base per poi chiuderla in qualche stanza che Tony aveva fatto costruire apposta per situazioni del genere.
A lui non piaceva definirla con la parola prigione ma in realtà lo era eccome, tranne per la porta ermetica in metallo senza sbarre.

"Fisicamente si" - ammise -"mentalmente uno schifo"

Natasha annuì e l'aiutó a scendere dal lettino.

"Non capisco come tu abbia potuto fare una cosa del genere" - la voce di Tony adesso si sentiva più chiara. Si erano avvicinati alla porta dell'infermeria e continuavano ad urlarsi contro. -"Idiota"

"Mi ha contattato" - alzò la voce anche Steve -"pensavo di riuscire a farla ragionare"

"Ma non è andata così genio" - Mia si accorse che Tony doveva essere talmente arrabbiato da non avere quasi più fiato -"ci sono quasi rimaste secche, di nuovo" - sbuffò-"perché tu hai la mania di voler fare tutto da solo"

Le ragazze dentro alla stanza si guardarono. Prima che una delle due riuscisse a dire qualcosa la porta si aprì ed entrò per primo Nicholas Fury.
Era da un paio di settimane che Mia non lo vedeva e doveva ammettere che erano stati giorni abbastanza sereni. Quando Fury è nei paraggi è perché c'è sempre qualcosa che non va.

"State bene?" - domandò immediatamente lui alle due donne -"cosa diavolo ci facevate al centro commerciale?"

Mia spalancò gli occhi e non riuscì più a trattenere la rabbia.

"Sul serio?" - strinse i pugni, sperando di non perdere troppo il controllo -"sai com'è, vorremmo una vita normale. Uscire, andare a cena fuori, ballare, fare shopping, colazione con amici"

Nick la bloccò nell'immediato -"la vita normale che desideri tanto la potrai avere quando quelli che vogliono ucciderti saranno rinchiusi" -alzò anche lui la voce -"o morti"

Steve e Tony guardavano la scena dall'uscio della porta. Mia guardò prima uno e poi l'altro e sbuffò.

"Adesso la colpa sarebbe mia" - alzò le braccia -"o di Nat" - continuò -"giusto, sono una bambina da proteggere"

Tony sapeva quanto quell'affermazione le aveva fatto male. Mia aveva perso tanto durante la sua vita e si era fatta forza da sola, affrontando le situazioni con poche persone fidate, ed odiava profondamente essere trattata da piccola e indifesa ragazza di Boston.

𝑶𝒗𝒆𝒓𝒉𝒆𝒂𝒅 || Marvel Story ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora