XXIII

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"Cosa vuol dire che qualcuno ha ucciso l'agente Dooley?"

Mia era seduta di nuovo a terra. Lo sguardo fisso sul cadavere davanti a lei.
Natasha aveva fatto ciò che l'agente Torres le aveva gentilmente chiesto; aveva chiamato Fury.

L'uomo non sembrava troppo sorpreso. In fondo era una cosa che capitava spesso, almeno quando si parlava di agenti dello S.H.I.E.L.D. L'agente Romanoff aveva detto a Nick Fury che l'agente Dooley era stato ucciso con tre colpi di proiettile sparati da un punto ancora indefinito, il colpo mortale era stato il secondo.

Clint stava parlando con alcuni agenti mentre Natasha era ancora al telefono insieme a Fury. Il primo ad arrivare sulla scena era stato il capitano Ross. Nessuno dei tre agenti mandati in missione da Nick sapeva che in Italia - come nel resto del mondo - c'erano delle sedi distaccate dello S.H.I.E.L.D e l'agente Dooley, come il capitano Ross e molti altri, ne facevano parte.

Barton si allontanò quando gli si avvicinò Natasha e gli disse di dare un'occhiata a Mia. La bionda era a conoscenza del fatto che per Mia non era la prima volta ma allo stesso tempo la conosceva, e sapeva che se ne stava facendo una colpa.

Ed era esattamente così: non era riuscita a salvarlo e anche se sapeva che stare li a contemplare il suo corpo non avrebbe giovato a nessuno, non riusciva proprio ad alzarsi da terra. Il capitano Ross le si avvicinò. Non aveva nessuna intenzione di riempirla di domande, solo, voleva capire come fossero andate le cose.

Mia si voltò solamente quando Clint si inginocchiò al suo fianco, portando una mano sulla sua. La sua camicia era ora mai impregnata da sudore e dal sangue dell'agente Dooley.

"Non è colpa tua lo sai vero?"

Lei tenne lo sguardo dritto davanti a se. Gli occhi nocciola pieni di lacrime. Non riusciva a capacitarsi ancora di ciò che era successo. Erano passate quasi due ore da quando qualcuno aveva sparato e ucciso un agente, da quando tutti erano stati invitati ad uscire ed erano arrivati poliziotti e agenti.

Mia sapeva che non era colpa sua, nessuno poteva sapere che chiunque ci fosse dietro a tutto ciò che stava accadendo, sapesse che loro erano li.. ma c'erano mille domande che vagavano nella sua testa a cui non riusciva dare una risposta e ciò la turbava.

Clint si alzò, portando la sua giacca di pelle sulle spalle dell'agente Torres e poi la aiutò ad alzarsi da terra. Lei si ricompose leggermente e vide il capitano Ross. Pareva che fra i tre, Mia, fosse stata l'unica a vedere l'agente Dooley cadere in ginocchio sul pavimento e poi morire e poteva essere l'unica a rispondere ad alcune domande di protocollo.

Mia non aveva mai visto neanche Ross, ma la regola era: Fury si fida, io mi fido.

"Agente Torres" - disse l'uomo, appena fu abbastanza vicino, allungò il braccio -"Nick mi ha parlato molto di lei"

"Diamoci del tu" - propose lei. Sembrava quasi che fosse uscita dal suo stato di trance. Clint le lasciò le spalle e lei si rilassò, per quanto fosse possibile.

Everett Ross era un'uomo tutto d'un pezzo. Mia non aveva mai sentito parlare di lui, pareva però, che avesse tanto da raccontare. Infatti Everett era stato alleato e grande amico del re del Wakanda, T'Challa. Aveva combattuto al suo fianco quando lo stato stava crollando in mani nemiche, e adesso, era capitano del dipartimento italiano dello S.H.I.E.L.D e agente distaccato del Wakanda.

"So che le domande sono una cosa pallosa ma.." - sorrise e poi prese il suo taqquino -"sai dirmi in grandi linee cos'è successo, o meglio, cos'hai visto?"

Lei alzò le spalle e chiuse gli occhi, cercando di ricordare qualche piccolo particolare in più. Qualsiasi cosa poteva servire nell'indagine, così, cominciò a raccontare per filo e per segno tutto ciò che aveva visto prima e dopo, ma neanche un minimo accenno riguardante la persona che aveva sparato.

𝑶𝒗𝒆𝒓𝒉𝒆𝒂𝒅 || Marvel Story ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora