XXXXI

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Tony e Mia si erano persi a chiacchierare quasi un'ora dentro allo studio di Stark.
Era da un po' che non passavano tempo insieme a discutere di nuovi progetti, giocare a qualche loro gioco stupido o guardare maratone di film e serie tv.

Tony non l'avrebbe mai ammesso ma pensò solo che era felice di averla di nuovo fra i piedi e soprattutto vederla così, spensierata e sorridente, gli riempiva il cuore.

Era rimasto piacevolmente sorpreso quando Mia l'aveva abbracciato, poco dopo aver appreso a fondo il significato del suo regalo. Si era raccomandato una ventina di volte di leggere bene quel bigliettino che gli aveva lasciato dentro la scatolina, con la premessa di usarlo solo se ne hai veramente bisogno -le aveva rammentato.

Stavano parlando dell'ultima modifica su una delle armature di Iron Man quando a Mia squillò il telefono, si scusò con il suo amico e rispose. Era suo padre.

Parlarono alcuni minuti mentre Tony vagava per il suo laboratorio, chiedendosi come sarebbe potuto essere il rapporto con suo padre se solo si fossero parlarti di più. Non lo aveva mai incolpato per non essere stato troppo presenta nella sua vita, in fondo il cognome Stark doveva essere portato avanti in qualche modo, ma quando lui aveva preso in mano l'azienda di famiglia aveva cambiato tutto, e sperava che suo padre potesse essere fiero di lui.

Pepper gli e lo ripeteva sempre, quando erano soli in stanza. Howard Stark non poteva far altro che esserne fiero. Tutti quelli che conoscevano Tony lo erano. Durante gli anni si era dimostrato diverso da come si presentava solitamente. Si, era pur sempre quello sfacciato a cui piaceva dirsi da solo belle parole, ma era anche colui che era riuscito ad aprirsi con una donna come Pepper e a voler bene ai suoi compagni di squadra, nonostante tutto.

"Si papà" - Mia alzò le voce per far si che Tony la sentisse -"ti saluta anche lui"

L'uomo le mostrò un sorriso e poi agitò la mano in aria come per dire che il saluto era stato ricambiato. Mia scosse la testa, e dopo aver salutato suo padre mise fine alla conversazione. Prima di ritirare il telefono in tasca guardò l'ora.

Erano quasi le dieci e si maledì per essersi dimenticata di Bucky. La sera precedente aveva promesso che si sarebbero incontrati in sala per fare colazione ed era sicura a cento per cento che lui fosse già sveglio da un po' e magari la stava anche aspettando.

Si mise una mano in fronte e chiese a Tony se sarebbe tornato di sopra insieme a lei. Lui annuì distrattamente e, dopo aver chiuso a chiave il laboratorio, si diressero insieme verso l'ascensore.

Salirono di due piani, immersi sempre nei loro discorsi. Mia nel frattempo però,non aveva smesso un secondo di pensare all'uomo biondo, alto e muscoloso che non vedeva l'ora di vedere. Nonostante fossero passate poco più di quarantotto ore dal loro ultimo incontro, Steve occupava i suoi pensieri ogni singolo secondo.

Le porte dell'ascensore si aprirono. La sala in cui erano soliti pranzare tutti quanti insieme era vuota. Tony tirò fuori la testa, guardando a destra e poi a sinistra, poi le fece cenno con la mano di andare a cominciò a sgattaiolare verso il centro della stanza, nascondendosi dritto dietro alla piglia che sosteneva il soffitto.

"Stiamo giocando a spie in missione?" - disse Mia, provocando l'indignazione del suo amico, che portò immediatamente il dito medio sulle labbra per avvertirla di fare silenzio.

La donna scosse la testa, poi, non dopo aver sospirato, imitò ciò che aveva fatto Tony qualche istante prima.

Da quel punto, più vicini alle porte finestre che davano sul giardino, potevano sentire delle voci provenire da fuori. Mia drizzò le orecchie, e come un segugio si avvicinò a vedere chi fossero i responsabili di quel casino.

𝑶𝒗𝒆𝒓𝒉𝒆𝒂𝒅 || Marvel Story ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora