XX

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Il weekend era passato così in fretta che Mia non se n'era quasi resa conto.

Aveva chiaccherato con Chloe e giocato con la piccola Ilary. Era stata a cena con suo padre ed erano riusciti anche ad andare al cinema a vedere un film horror, loro genere preferito.
Si era ritrovata persino a dover portare in giro per l'accademia il capitano Rogers perché Sam era impegnato in uno dei suoi corsi del gruppo di sostegno.

Era tornata all'Avengers Tower la domenica sera dopo aver parlato con suo padre della missione che avrebbe dovuto affrontare. Era stato più semplice di quanto avesse pensato.

Suo padre l'aveva guardata per un momento che a lei era sembrato infinito, senza dire niente, e poi aveva annuito e sorridendo le aveva chiesto solamente di fare attenzione.

Si fidava di lei anche se, se le fosse successo qualcosa, non se lo sarebbe mai perdonato.

Adesso, alle tre e quarantacinque del mattino, Mia si ritrovava in piedi, davanti alla vetrata della sala della sede degli avengers. L'insonnia aveva preso il sopravvento e non sembrava avesse intenzione di lasciarla andare.

Afferrò la maniglia della porta e la tirò giù con delicatezza, sperando di non fare troppo rumore ma, si sa, quando tenti di fare piano la cosa diventa molto difficile.

Nonostante fosse estate e ci fossero dodici gradi, l'aria era fresca e le colpì il viso.

Mia si trovò a pensare a qualche sera prima, quando era in Wakanda insieme a Steve. Stava leggendo l'ultimo libro che aveva acquistato e che era diventato già il suo preferito, quando il capitano l'aveva interrotta.

Avevano parlato per un periodo che a Mia era parso bravissimo, ma in realtà, quando era rientrata in stanza, si era accorta che era già notte fonda e che erano passate quasi due ore.

Alzò lo sguardo al cielo, guardando le stelle. In Wakanda sembravano c'è ne fossero di più, ma a New York era comunque bellissima la vista di quel cielo. Mia pensò che assomigliava ad un quadro di qualche pittore che aveva studiato a scuola anni prima.

"Ti piacciono così tanto le stelle?"

Mia sobbalzò e Steve se ne accorse.
Si avvicinò a lei chiudendo prima la porta lentamente, cercando anche lui di non fare troppo rumore.

Appoggiò le mani alla ringhiera in metallo e cercò di guardare il cielo. Era una cosa che a lui piaceva fare. All'inizio, quando si era ritrovato nel nuovo secolo e non riusciva a dormire, usciva sul balcone e tenendo il naso all'insù, guardava le stelle. Ma in quel momento gli risultò difficile restare concentrato sulle stelle e non su di lei.

"Non riesce a dormire?"

Steve scosse la testa -"sono solo.. " - sospirò -"è una cosa stupida lo so, ma sono preoccupato"

Mia aveva capito a che cosa si stesse riferendo ma voleva sentirselo dire da lui.

"Succede, a volte, di esserlo" - si girò verso di lui, appoggiando il fianco sulla ringhiera fredda -"che sia per cose stupide o no"

Il capitano annuì e fece lo stesso movimento che aveva appena fatto Mia. Si ritrovarono a guardarsi. Gli occhi di Steve erano di un intenso azzurro, illuminati dalla luce fioca della luna.
Mia pensò che tutte le stelle che c'erano in cielo adesso erano posizionate nei suoi occhi.

"Cosa la preoccupa?"

"Sono preoccupato per te" - lo disse in in attimo, senza pensarci troppo. Alzò gli occhi al cielo -"Fury è un pazzo a mandarti fra le braccia di Rumlow"

A Mia parve che Steve stesse tirando fuori tutta la rabbia repressa che si era tenuto dentro fino a quell'istante, solo per parlarne con lei.

"Non ho ucciso Brock quando ne avevo l'opportunità, ma lo farò se so che ti toccherà anche solo con un dito"

Ora ne era certa, era furioso. Non capiva però se tutto quello era per lei, per proteggerla, se si sentiva in colpa per non aver ucciso Rumlow e così facendo l'aveva mandata in quella missione sottocopertura che l'aveva quasi uccisa. Ma era così: lui si sentiva in colpa e adesso si sentiva in dovere di proteggerla.

Mia appoggiò istintivamente la mano su quella del capitano. In cuor suo sapeva di potersi fidare, ma era una cosa che sarebbe arrivata col tempo. Aveva costruito rapporti basati sulla fiducia reciproca e sapeva che bastava pochissimo, per farla crollare o vacillare.

"Non essere preoccupato per me" - disse Mia -"so badare a me stessa"

Steve rimase sorpreso nel sentir dire il suo nome. Era la prima volta da quando si erano incontrati che lei gli dava del tu ma in quel momento non ci pensò troppo. Era distratto dalla leggera pressione della mano di Mia sulla sua.

"Ne sono certo" - disse lui, ma la preoccupazione aveva preso il sopravvento. Non sapeva se dire che lo era perché sperava che il suo piccolo segreto non venisse a galla, o se lo era davvero esclusivamente per lei. -"ma fa attenzione lo stesso"

Lei sorrise. Inevitabilmente il suo pollice aveva cominciato ad accarezzare una ad una le dita del capitano. Sembrava che la freddezza della ringhiera fosse stata sostituita dal calore delle loro mani.

L'attenzione di Mia fu catturata dal ticchettio dell'orologio della sala. C'era un silenzio complice e si udirono i quattro rintocchi del vecchio orologio che Tony aveva deciso di tenere come cimelio.

"Forse è meglio che io vada a dormire" - non era di certo quello che voleva, ma doveva farlo, o l'indomani non si sarebbe retta in piedi -"buonanotte Steve"

La mano di Mia scivolò velocemente da quella del capitano più su, lungo il suo braccio muscoloso, fino ad appoggiarsi sulla spalla. Lei si alzò leggermente sulle punte, lasciandogli un delicato bacio sulla guancia.

Steve non disse nulla. La guardò andare via con le labbra leggermente socchiuse e gli occhi - seppure velati da un leggero strato di sonno - sognanti.

Mia era speciale. Aveva già avuto il sentore che lo fosse quando aveva visto Bucky in Wakanda, ma adesso, ne era certo.

Steve guardò il cielo, immaginandosi una di quelle sere in cui era solo un ragazzino gracile e indifeso. Si domandò se a Mia sarebbe piaciuto lo stesso, era un po' meno alto, un po' meno muscoloso e di certo un po' meno bello, almeno questo, a parere suo.

A Mia infatti, sarebbe piaciuto lo stesso, perché lei andava oltre all'aspetto fisico. Non aveva mai negato che Steve fosse un uomo bellissimo, ma quello che gli interessava di lui era ben altro.

Mia era già in camera sua quando Steve rientrò, chiuse la porta il più delicatamente possibile e poi si girò, appoggiando la schiena contro di essa.

"Lei ti piace eh" - la voce bassa e mascolina di Tony non lo spaventò, ma lo sorprese.

"Cosa ci fai sveglio?" - istintivamente parlò piano anche lui

Tony di spostò dal punto buio in cui era, quasi come se si fosse nascosto per tutto il tempo, aspettando solo che Steve entrasse.

"In realtà ero sceso a prendere un bicchiere d'acqua" - si appoggiò al piano in marmo della cucina -"poi vi ho visti" - alzò gli occhi al cielo e fece un sorriso complice -"tu le piaci Rogers"

Steve sorrise a Tony e restò in silenzio. Non era mai stato il tipo di persona a cui piace esternare i propri sentimenti ma non era impossibile dedurre che anche a lui piacesse Mia.


Come promesso, eccomi qui!
Sono al corso e mi sto letteralmente rompendo le scatole oltre al fatto che fa caldissimo e ho un ciclo che mi sembra di essere seduta all'inferno vicino a Lucifero... Comunqueeeee:

Mia e Steve 🥰🥰🥰🥰🥰
Sono adorabili!
Chissà perché Steve è così preoccupato per lei...mah... Chi lo sa.

Ho alcune idee in mente che prolungherebbero di molto la storia e ancora non so come fare.

Che dite di Tony? Pare che lui sappia sempre tutto eh.. è sempre nel posto giusto al momento giusto o, magari, al posto sbagliato nel momento sbagliato??

Io lo amo follemente. 😍

𝑶𝒗𝒆𝒓𝒉𝒆𝒂𝒅 || Marvel Story ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora