XXIV

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La serata precedente era stata davvero lunga per Mia. Quando Clint l'aveva presa di peso e l'aveva portata nella sua camera d'albergo le ci erano volute almeno due ore per riuscire a chiudere occhio.

Si era ritrovata davanti a svariati cadaveri durante alcune missioni da parte dell'Air Force in Afghanistan e anche quando era entrata a contatto con il lavoro allo S.H.I.E.L.D sapeva che quello sarebbe stato un rischio.

Ti abituerai, gli avevano detto tutti.

Ma non era vero, non lo era per niente. A vedere certe cose non ci si abitua mai. Non importa se è una persona che si conosce o no, se ci si parla una volta o se la si incontra tutte le mattine per prendere un caffè. Quando la si vede distesa sul pavimento, inerme e senza vita, è una cosa che ti lascia il segno.

Un segno che resta, si disse fra se e se.

Mise a lavare la camicia che portava la sera precedente, indossò la sua uniforme dello S.H.I.E.L.D e scese al piano di sotto a fare colazione.

L'orologio al suo polso segnava appena le otto e quaranta. Per le non era troppo presto, era l'ora giusta per alzarsi e mettere qualcosa sotto ai denti, ma sembrava l'unica a pensarla così.

Sapeva che Natasha non di alzava mai prima delle nove e che quindi non l'avrebbe di certo trovata in sala seduta ad un tavolino ad aspettarla, ma ciò che invece non sapeva era se Clint ci sarebbe stato.

Doveva ringraziarlo. Lo voleva e ne sentiva il bisogno, ma lo avrebbe fatto più tardi o un altro giorno perché il suo cellulare aveva cominciato a squillare, mostrando il nome del comandante Ross a cui Mia aveva lasciato il numero la sera prima.

Osservò il telefono vibrare per qualche secondo poi si decise ad afferrarlo e a rispondere. Everett Ross le aveva detto che l'avrebbe chiamata se avesse trovato qualcosa su cui andare avanti nelle indagini, e così aveva fatto.

"Comandante Ross"

Mia afferrò una fetta di pane leggermente bruciacchiato e con l'unica mano libera riuscì a spalmarci un po' di burro sopra.

"Torres" - rispose lui, poi si corresse -"Mia, hai riposato?"

Lei alzò le spalle, dando un morso al pane appena imburrato. Scosse la testa come se Everett potesse vederla.

"Più o meno" - disse -"ci sono novità?"

Dall'altro capo del telefono sentì delle voci affievolirsi e una porta chiudersi. Il comandante Ross si era chiuso nel suo ufficio, aveva tirato giù le tendine e si era seduto sulla sua sedia.

"Alcuni miei agenti sono stati svegli tutta la notte per capire che fine abbia fatto Rumlow" - Ross cominciò a picchiettare la penna sulla scrivania mentre guardava i fogli davanti a se -"e niente di niente, ci credi?"

Si, ci credo. Pensò lei.

Mia sospirò e alzò lo sguardo verso Clint e Natasha che stavano entrando nella sala con due piatti già stracolmi di cose da mangiare. La colazione italiana era estremamente diversa da quella a cui erano abituati loro.

"Ci credo" - si spostò i capelli all'indietro e appoggiò la schiena alla sedia -"lo credevamo tutti morto e invece bum" - alzò la voce e si guardò attorno, sperando che nessuno l'avesse sentita -"ecco che ricompare e uccide gente innocente"

Everett rimase in silenzio per qualche istante, poi sospirò e scosse la testa. Davanti a se continuava ad avere quel fogli pieni di frasi, di parole che sembravano non avere un senso. Erano morte ottantacinque persone in quello che credevano un incidente aereo e adesso aveva perso un suo agente. Rumlow doveva essere preso, vivo o morto.

𝑶𝒗𝒆𝒓𝒉𝒆𝒂𝒅 || Marvel Story ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora