XVII

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"Andiamo" - Mia alzò la voce. Si stava innervosendo e non le capitava spesso. -"Ancora poche domande"

Il soldato d'inverno alzò le spalle, e rise.

Era stata una mezz'ora decisamente faticosa.
Bucky aveva risposto esattamente a quasi tutte le domande riguardanti il suo nome, la sua data di nascita, la sua amicizia con Steve Rogers e tutto ciò che riguardava gli anni della Guerra, ma ogni volta, prima di rispondere, faceva lui una domanda a Mia.

In fondo era stata lei ad insegnarglielo quel piccolo gioco. Lo faceva sempre quando tornava in accademia, a Boston, con i bambini dei commilitoni.

Era un modo un po' diverso per conoscersi e ricordarsi l'uno dell'altro. Solitamente iniziava lei con una domanda, era sveglia e spigliata e non aveva paura a parlare, poi toccava al suo interlocutore fare la domanda e lei doveva rispondere.

Con i bambini funzionava sempre, anche con i più timidi, e aveva funzionato anche con Bucky, ma in quella mezz'ora lui aveva deciso di darle filo da torcere con domande decisamente scomode.

Troppo scomode sapendo che il diretto interessato delle sue domande li stava guardando e ascoltando al di la del vetro posto proprio alle spalle di Mia.

"Sono stato rapito nel '45 da un gruppo dell'Hydra e poi mi è stato impiantato questo coso" - James fece una smorfia di disgusto guardando il suo braccio in vibranio, poi alzò lo sguardo verso Mia -"quando partirai per l'Italia?"

Mia alzò entrambe le sopracciglia e posò il suo quaderno sul tavolo. Si girò verso il vetro, lei non vedeva Steve ma lui riusciva a vederla bene e le sembrò leggermente infastidita.

"Voi uomini siete peggio delle donne" - borbottò Mia tornando a scrivere due appunti sul suo quaderno. Sospirò e guardò l'uomo davanti a se -"lunedì mattina"

"Ti farai uccidere?"

La ragazza incrociò le braccia al petto e guardò l'uomo in malo modo. -"Sarò con Romanoff e Barton, quindi presumo di no" - decise di stare al gioco, intanto le domande erano già finite e se Bucky voleva sapere, lei gli e lo avrebbe detto -"se però dovessi rimanerci secca ricorda che è colpa del capitano Rogers"

James alzò lo sguardo verso al vetro e immaginò che Steve fosse li, con le braccia incrociate al petto e lo sguardo fisso davanti a se. Bucky sapeva tutta la storia, quando incontrava Mia non parlavano sempre e solo di lui, ma anche di lei.

"A proposito di Steve"

Mia alzò gli occhi al cielo. Sapeva che Bucky sarebbe arrivato proprio a lui.

"È dispiaciuto"

"Lo so" - disse lei subito

"E perché lo odi?" - Bucky si sporse in avanti, appoggiando i gomiti sul tavolo

Mia scosse la testa -"Io non lo odio" - sospirò -"odio te"

Il moro scosse la testa, scompigliando un po' i capelli - secondo Mia - fin troppo lunghi. Si grattò il mento coperto da un leggero velo di barba e poi sorrise. Due piccole fossette comparvero ai lati della sue labbra e Mia sapeva già che cosa stava per dirle.

"Non è vero" - disse poi lui, incrociando le braccia al petto e appoggiandosi allo schienale della sedia in cui era seduto -"tu non odi nessuno, e questo è un gran pregio"

E infatti era vero. Bucky aveva ragione, Mia non odiava nessuno. Per lei l'odio era una cosa inconcepibile, voleva dire volere male e lei il male non l'aveva augurato mai a nessuno, neanche al suo peggior nemico. Fosse stata un'altra persona avrebbe odiato Steve per quello che aveva fatto, ma lei no, forse portava rancore, ma la cosa non durava molto. L'unica persona che aveva "odiato" per un periodo ancora da definire era Fury. Fingere di essere morto era stato un colpo basso da parte sua.

𝑶𝒗𝒆𝒓𝒉𝒆𝒂𝒅 || Marvel Story ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora