XII

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Mia quella mattina si era svegliata, con tutta la volontà del mondo e l'intenzione di non arrivare tardi all'allenamento, ma quando aveva staccato la sveglia, si era girata per qualche secondo, avvolgendo il suo corpo seminudo attorno al lenzuolo e aveva richiuso gli occhi, dicendo a se stessa che l'avrebbe fatto solo per qualche secondo.

Peccato che era successo tutto il contrario. Quando si era alzata, quasi un'ora dopo, si era maledetta mentalmente perché ogni volta che succedeva si diceva che si sarebbe impostata un'altra sveglia - di cinque minuti più avanti - per non rimanere addormentata, ma poi non lo faceva mai.

Adesso stava parlando fra se e se cercando qualche scusa plausibile da dare al Capitano Rogers per il suo ritardo.

Non le era mai capitato di essere così in ritardo. Quando frequentava l'accademia era una fra le prime a scendere e fare colazione per poi farsi trovare pronta in campo per i nuovi allenamenti o le nuove lezioni. Quando aveva iniziato a lavorare come agente dello S.H.I.E.L.D, invece, era sempre fra le prime ma per il semplice fatto che l'insonnia la teneva sveglia o la faceva dormire ben poco.

Si era abituata agli orari, troppo diversi da quelli dell'accademia, solo dopo due anni e poi, le era persino capitato un paio di volte di rimanere persino addormentata. Ma mai come oggi.

Attraversò il corridoio, stringendo il suo borsone in spalla e prendendo un respiro profondo quando si trovò davanti alla porta dell'entrata della sala della palestra.

Sbirciò dalla piccola finestrella in vetro e vide Steve intento a fare due giri di corsa attorno al perimetro del tappetone posto al centro della sala e poi fiondarsi sul pavimento e fare - molto velocemente - una decina di piegamenti.

Mia si appoggiò alla maniglia, tirandola giù con molta cautela. Le avevano sempre insegnato che interrompe o disturbare qualcuno durante un allenamento era come una mancanza di rispetto.

Si perse a guardare il fisico del capitano, avvolto da un paio di pantaloncini della tuta neri e una maglietta del medesimo colore. Le spalle muscolose sostenevano tutto il suo peso mentre eseguiva i piegamenti sui pugni, come se fossero la cosa più facile del mondo.

"Sei rimasta addormentata?"

Quella domanda prese Mia alla sprovvista. Pensava di aver fatto il più piano possibile eppure Steve l'aveva sentita entrare comunque, ma quella domanda gli e l'aveva fatta senza alzare lo sguardo dal pavimento.

Steve si alzò immediatamente in piedi dopo aver finito di contare mentalmente fino a dieci e dedicò tutta la sua attenzione alla ragazza che aveva davanti.

Si era allenato insieme a Natasha miliardi di volte e anche insieme a Sharon, ma vedere l'agente Torres con un paio di pantaloncini corti e un top sportivo lo stavano facendo andare un po' fuori di testa.

"Si" - Mia fece un piccolo sorriso sperando che Steve non la massacrasse di addominali -"mi dispiace"

"Sei solo in ritardo di un'ora" - disse lui cominciando ad avvolgere delle fasce attorno ai polsi -"vorrà dire che ne recupererai due"

La donna gettò il borsone a terra e, senza dare a vedere la sua preoccupazione, cominciò ad avvolgersi le fascette ai polsi.

"D'accordo"

Steve alzò un sopracciglio, leggermente confuso. Lui stava solo scherzando e sperava che lei lo avesse capito, ma dato che, evidentemente non era così, l'avrebbe fatta sudare un bel po'.

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Erano appena passate le dieci e ciò stava a significare che Mia si stava allenando senza sosta da più di un'ora e mezza, e non aveva assolutamente intenzione di mollare il colpo, soprattutto perché Steve la stava controllando quasi come se fosse un avvoltoio.

𝑶𝒗𝒆𝒓𝒉𝒆𝒂𝒅 || Marvel Story ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora