XXXXIII

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20 novembre 2019, New York

"Finalmente abbiamo finito" - sentenziò Tony -"non ne potevo più di questi lavori"

Pepper alzò li sguardo dal computer e lo guardò di storto. La parola abbiamo non era del tutto appropriata. In realtà Tony non aveva fatto niente, aveva pagato un impresario edile a cui aveva dato ordini precisi su ciò che i suoi lavoratori avrebbero dovuto fare. L'unica cosa che aveva fatto per tutto il tempo era stata quella di guardarli mentre lavoravano e sgridarli se c'era qualcosa che a lui non piaceva.

Tony l'aveva presa come una distrazione da ciò che era successo due mesi prima, quando Rumlow era entrato in casa sua, o meglio loro, e aveva distrutto tutto, portandosi via l'unica cosa che aveva tenuto legato il gruppo.

Dopo ciò che era successo Natasha era andata via insieme a Bruce, si erano trovati un appartamento comunque poco distante dalla base. Thor non era più tornato dopo la rimpatriata. Clint era dalla sua famiglia e passava una volta alla settimana a trovarli. Sam era tornato in Luisiana da sua sorella e i suoi nipoti ed era rimasto solo Bucky con loro.

Quando lei se n'era andata, James si era proposto di trovarsi un posto in cui stare, ma Tony gli aveva chiesto di restare, spinto forse dal fatto che sempre lei sarebbe stata fiera di lui. Così, Bucky era rimasto.

Per quanto riguardava Steve, si era trasferito al vecchio appartamento e tornava di tanto in tanto a trovare il suo migliore amico. Con Tony le cose non andavano bene, più volte avevano discusso sul fatto che era impossibile che il suo corpo era sparito nel nulla eppure sembrava così.

Dopo che Rumlow si era fatto scappare la sua unica opportunità di testare un nuovo siero, si era fatto esplodere insieme a mezzo edificio. Gli avengers alcuni giorni dopo si erano messi a cercare sotto alle macerie il corpo della donna ma non ce n'era traccia.

"L'ho vista scivolare giù" - aveva detto Steve per la milionesima volta -"e le macerie sopra di lei"

Natasha aveva pianto fino a farsi mancare il fiato. Tony non voleva ammetterlo ma quando era da solo in laboratorio l'aveva fatto anche lui. Facendosi sempre mille domande. Avrebbe dovuto funzionare tutto. Ma evidentemente aveva sbagliato qualcosa e non se lo sarebbe mai perdonato.

"Steve" - L'ultima volta che ne avevano discusso c'era anche Sam -"anche a me non piace ammetterlo" - continuò -"ma lei non c'è più"

Il capitano aveva scosso la testa, non poteva crederci. Se lei non c'era più allora perché non era la sotto? Avrebbe dato l'anima per vedere ancora una volta quei suoi occhi castani guardarlo come se lui fosse tutto per lei,per quel suo sorriso tanto dolce quanto illegale, per quel suo viso meraviglioso e raggiante, per il suo profumo. Sarebbe voluto tornare indietro per dirle quanto la amava, quanto era stato stupito a non capire che si era sbagliato fin dall'inizio. Quanto gli dispiaceva per non essere stato al suo fianco nel momento in cui, per colpa sua, le avevano sparato. Ma lei non era più li con lui, e a Steve mancava terribilmente.

"Mia non è..." - per la prima volta dopo settimane aveva pronunciato il suo nome -"morta"

Natasha, con gli occhi chiari velati dalle lacrime le aveva appoggiato una mano sulla spalla.

"Abbiamo provato a cercare ovunque" - disse -"se anche fosse da qualche parte non credi che avrebbe avvisato?"

Il capitano aveva scosso la testa -"magari non può"

Ma la conversazione si era chiusa li, e dopo essersene andato, Steve non era più tornato alla base per un mese.

Quel giorno però, era strano, Tony sentiva che c'era qualcosa che non gli quadrava, ed era una sensazione che aveva da quando si era alzato dal letto la mattina. Così, si era recato al piano di sotto, si era versato del caffè nella tazza preferita di Mia e poi era sceso fino al piano in cui c'erano tutte le sue armature, una cosa che non faceva da quando lei non c'era più.

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