XI

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Mia prese un respiro profondo e colpì il sacco da boxe che si trovava davanti al suo viso, spedendolo di qualche metro in avanti rispetto al punto di partenza.

Wilson sospirò e scosse immediatamente la testa quando si trovò quasi schiacciato dal peso del sacco. L'agente Torres gli aveva promesso che non avrebbe esagerato nel prendere a pugni il sacco quando gli aveva chiesto se poteva tenerlo fermo mentre lei lo colpiva, ma solo nei primi cinque minuti era stato così.

Era già la quarta volta che Mia aveva colpito talmente forte il sacco da farlo muovere di almeno due metri e con esso anche il suo amico. Sam aveva i piedi ben saldi sul pavimento della palestra ma la suola liscia delle scarpe non gli facilitava il compito con lei che picchiava sempre più prepotentemente.

"Credo che se avessi qualcuno davanti potresti ucciderlo a cazzotti" - disse il moro spingendo con entrambe le mani il sacco nel punto in cui si trovava la ragazza. Sospirò, asciugandosi la fronte imperlata dal sudore con l'asciugamano che teneva attorno al collo -"non sei stanca?"

Mia sorrise, scuotendo la testa mentre stringeva i lacci dei guantoni da boxe attorno ai polsi.

Aveva conosciuto Sam un anno dopo la sua entrata come agente S.H.I.E.L.D ed erano sempre andati d'accordo. D'altronde per lui era sempre stato così, e non capiva come qualcuno potesse odiarla. Era una delle poche persone all'interno dello S.H.I.E.L.D di cui ci si poteva fidare e lui l'aveva capito fin dall'inizio.

Mia aveva pensato, invece, che Wilson avesse letto la sua cartella e che dopo aver saputo della scomparsa del suo migliore amico, provasse ad essere un valido sostituto.

Effettivamente Sam aveva letto la sua cartella prima di iniziare a lavorare con lei, ma non aveva mai creduto di poter essere un sostituto, ne tanto meno qualcosa di più. Trovava Mia estremamente affascinante e non l'aveva mai negato, ma si era messo al suo fianco, più come un'angelo custode o come una spalla su cui piangere.

Mia lo considerava un fratello maggiore.

"Solo un po'" - mormorò lei facendolo ridere

Il loro rapporto era rimasto in piedi anche perché, dopo quell'incidente, Sam si era presentato più di una volta all'accademia dell'Air Force sperando di trovarla per sapere come stava. Dopo vari tentativi andati a vuoto, l'aveva trovata in una piccola biblioteca intenta a leggere dei libri a dei bambini. Era partito col raccontargli tutto quello che era successo, per filo e per segno, anche se lei all'inizio non  aveva voluto sapere di ascoltarlo.

Mia infatti all'inizio ci era rimasta male per quello che era successo. Conosceva poco il Capitano Rogers, ma conosceva abbastanza bene Sam da non poter credere che in tutto ciò che era successo lui centrava qualcosa.

Quando Sam le aveva raccontato poi, che era stata un'idea di Steve portarla in ospedale, l'arrabbiatura le era passata quasi del tutto.

"Mia" - la richiamò il ragazzo, ma lei continuò a colpire il sacco da boxe senza pietà.

Sam si schiarì la voce e parlò di nuovo.

"So che stamattina hai incontrato qualcuno"

Lei finalmente alzò lo sguardo dal punto che stava colpendo e guardò il suo amico.

"Friday dovrebbe farsi gli affari suoi" - borbottò togliendosi le fasce da intorno ai polsi e lanciò un'occhiata al moro.

Sam si appoggiò con la spalla al sacco da boxe e incrociò le braccia al petto, guardando la ragazza davanti a se che sistemava le sue cose all'interno del suo borsone.

"In realtà me l'ha detto Steve" - esordì lui.

Le guance di Mia furono coperte da un leggero rossore che Sam notò subito.

𝑶𝒗𝒆𝒓𝒉𝒆𝒂𝒅 || Marvel Story ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora