Dick Grayson - Titans

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Passeggiavi per le strade di Gotham trascinando la mazza da baseball presa in prestito da tua madre, Harley Quinn. Ti guardasti attorno e notasti che chi ancora non aveva chiuso casa al tu passaggio lo faceva in modo piuttosto frettoloso, inciampavano sui loro stessi piedi suonando goffi. Ridesti sonoramente, il silenzio della notte si riempì delle tue risate isteriche. "Vigliacchi!". Sussurrasti sogghignando. Le persone normali tendevano a nascondersi di fronte ad un pericolo mentre per te era puro divertimento.

"Dite di uccidere tutti e andare via?". Ridacchiasti al pensiero.

Eri libera, dopo anni e sapevi benissimo cosa volevi: vendetta. Vendetta per tutto ciò che avevi passato, vendetta perché ti avevamo tenuta rinchiusa, vendetta per come eri stata trattata. Ma non eri sempre stata così, la società aveva fatto si che lo diventassi. Per loro eri solo la figlia del re dei pagliacci e una squilibrata mentale che aveva buttato via la sua vita per inseguire un amore tossico e malato.

La vetrina di un negozio attirò la tua attenzione. Erano esposti vari vestiti sui manichini, a te non restava che prenderli. In un attimo il vetro si frantumò in mille pezzi e i resti giacevano a terra inanimati.

In uno dei pochi incontri con tua madre ti disse di fare tutto ciò che volevi perché loro era così che facevano. E quel noi pronunciato da lei ti aveva fatto sentire per la prima volta parte di qualcosa, una sorta di famiglia. Ma la verità era solo che amavi poter fare ciò che desideravi, non aveva eguali quella sensazione. Ti sentivi potente, viva, ma non sempre la giostra girava liberamente spesso dovevi sporcarti le mani.

Le volanti della polizia non tardarono ad arrivare. Erano cinque uomini contro di te la ragazza dai capelli verdi e il sorriso da pagliaccio, senza ragione ne sentimenti. Una pattuglia non sarebbe bastata per fermarti.

"Ferma!". Dissero all'unisono puntandoti le loro armi contro.

"Andiamo, siamo amici". Dicesti allargando le braccia verso di loro, sorridendo. "No?". Continuasti arricciando le labbra in un broncio. Ma nessuno di loro mosse un muscolo, la tensione e la paura erano palesi.

"In questo caso". Dicesti prima di estrarre la pistola che avevi nella cintura e cominciare a sperare.

I primi due caddero a terra in un attimo, inermi. Non perdesti tempo a fare lo stesso con gli altri che senza il minimo sforzo morirono sotto i tuoi occhi.

"Era meglio essere amici!". Dicesti soffocando una risata prima di sparare un altro colpo su uno dei corpi inanimati ai tuoi piedi.

Eri pronta ad andar via quando un rumore risvegliò i tuoi sensi. Spostasti la testa di lato evitando uno Shuriken lanciato da dietro di te. Chiunque avesse provato ad ucciderti doveva avere fegato.

"Presa!". Dicesti ridendo come fosse un gioco.

"Non ti muovere". Parlò l'uomo mascherato. Finalmente degli avversari degni di nota. Come i tuoi genitori avevano combattuto Batman, che era invecchiato, a te toccava avere a che fare nuovi super eroi: i titani. Il vecchio lasciava spazio al nuovo e così succedeva anche tra i cattivi. La figlia di deadshot era una abile tiratrice che uccideva per soldi come il padre, il figlio di killer croc era più spaventoso di suo padre e tu eri di certo più squilibrata dei tuoi genitori.

"Mi hai prese Robin". Rispondesti gesticolando con la mazza da baseball.

"Non fare la spiritosa T/n, ho detto di non muoverti". Disse serio guardandoti. Sembrava arrabbiato e sorpreso di vederti. Indubbiamente eravate cambiati entrambi, avevate percorso strade diverte e avevi sempre sperato di non rivederlo più perché sareste stati nemici.

"Non mi permetterei mai". Replicasti con le mani in alto, in segno di resa.

"La incenerisco e la facciamo finita?". Disse quella che riconoscesti essere Starfire, l'avevi vista qualche sera prima al telegiornale che aveva salvato dei bambini ed era brava Ron quello che faceva, ma tu lo eri di più.

"Blah, blah, blah, e ancora blah. Fatemi vedere ciò di cui siete capaci". Diventasti seria improvvisamente, il sorriso che avevi sul volto si trasformò in un ghigno spaventoso.

"Fermi, è una mia battaglia". Disse Robin rivolto ai Titans sul punto di attaccare, non consapevoli di chi avevano davanti. "Non voglio farti male". C'era della nostalgia nel suo tono.

"Fare del male? A me?". Rispondesti scopinando a ridere. Non aveva idea di cosa eri diventata.

"Un momento, voi due vi conoscete?". Domandò il ragazzo bestia confuso dalla situazione.

"Conoscevo una ragazza che metteva gli altri prima di lei e cercava sempre di dare una mano, non il nostro che è diventata". Dick sapeva quello che diceva, era vero ma tu non eri più così.

"Quella ragazza è morta da anni". Dicesti prima di premere sul grilletto svuotando il caricatore su di lui, senza che un colpo andasse a segno neanche una volta. Era bravo, più veloce, più sicuro. Te lo ritrovasti davanti in un attimo. Sorpresa alzasti il ginocchio al petto e allungasti la gamba colpendolo forte al basso ventre. Ruotasti la mazza prima di far scontrare la superficie dura del legno col suo cranio e il contatto provocò un rumore secco ma non quello che avevi immaginato.

Dick teneva con una mano la mazza pericolosamente vicino al suo volto. Guardasti ciò che aveva fatto, dove teneva la mano libera e dove era rivolto il suo sguardo.

Lasciati l'arma mettendo una mano tra i vostri corpi cercando di reinstaurare la distanza che c'era prima tra di voi. Il suo cuore batteva in modo accelerato e la sua presa stringeva sul tuo fianco. Eravate in piedi uno di fronte all'altro, in quel momento ti sembrò di essere ancora quella dolce e timida ragazza, ma ricordasti chi eri. Per la prima volta ragionasti con la testa evitando il suggerimento delle vici, lo avevi amato a lungo e forse una parte di te lo amava ancora. "Mi dispiace Dick". Sussurrasti impercettibilmente prima di scomparire tra le fauci di una nube bianca.

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