John Shelby - Peaky Blinders

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La pioggia bagnava il terreno rendendolo scivoloso e tu speravi solo di arrivare a casa in fretta. Non c'era cosa migliore di riposare accanto al fuoco con un libro in mano. Non era stata una buona idea uscire era meglio se ascoltavi il consiglio di tua madre di rimanere in camera a studiare pianoforte. Invece hai preferito svignartela dalla finestra per raggiungere la casa del signor Min, un piccolo uomo giapponese dall'aspetto buffo e goffo che però poteva farti mangiare la polvere con una sola mossa.

Per una donnaa quei tempi era raro vivere senza ricevere molestie di qualsiasi genere e anche se eri di buona famiglia, frequentantavi un ambiente altolocato non si sapeva cosa il futuro ti avrebbe riservato. Era più di due anni che il signor Kim ti faceva lezione e ormai lo consideravi come uno zio in fondo era un amico di famiglia da sempre.

Questa non era una scusa per uscire di nascosto da quando nel tuo quartiere si era trasferita una Shelby, dicevano che la zona non sarebbe stata più quella di una volta. Mai fidarsi dei gitani sono parrassi ti diceva sempre tuo padre e per te poteva avere ragione oppure torto non ti importava più di tanto cosa i vicini facevano nella loro vita per raccimolare qualche soldo in più era loro problemi.

Entrasti velocemente dalla porta sul retro cercando di non farti sentire ma essere rumorosa faceva parte di te. Infatti fu una pentola della cucina a tradirti e far un baccano tremendo.
"Oddio!". Urlasti vedendo tua madre e tuo padre entrare di fretta con delle pistole nella stanza puntate su di te.
"Tesoro potevamo ucciderti". Urlò tua madre abbassando larma e facendo fare lo stesso al marito. Dopo un lungo discorso sui pericoli che avresti potuto correre tornasti in camera dove dovevi rimanere per bene due giorni a studiare quell'odioso strumento musicale. Odiavi la musica per il semplice fatto che ti avevano sempre obbligato a suonarlo perché era considerata una dote da nobildonna e anche se suonavi molto bene non lo facevi con passione.

Passasti la tua prigionia guardando fuori dalla finestra osservando i vicini e tenendo sotto controllo gli Shelby, sapevi che erano allibratori e ladri erono come i padroni della città ma i soldi non fanno tutto spesso sono solo le conoscenze che contano e tuo padre ne aveva molte. Trovavi interessante il fatto che quella famiglia si fosse fatta da se e fosse venuta fuori dal nulla ma dovevano stare attenti a ciò che facevano.

"Finalmente è tonata in circolazione la contessina T/c. Ho saputo che avete un nuovo vicino, non poteva cadere più in basso quel quartiere". Disse quel ragazzino pervertito, figlio della sarta di famiglia, mentre aspettavi che il tuo vestito venisse cucito per uno dei tanti balli importante a cui la tua famiglia veniva invitata. Si guadagnò un occhiata dalla madre che lo guardò con rimprovero ma tu non rispondesti neanche, le fustrazioni della plebe non ti riguardavano. Uscisti dalla casa incamminandoti per le strade di Birmingham tornando dal tuo autista che non era al suo posto. Strano pensasti, Trevor non lasciava mai il posto in orario di lavoro. Lo aspettasti per qualche minuto ma la tua pazienza aveva un limite così lo andasti a cercare.

"La figlia del Dottor T/c tutta sola". Sentisti dire da una voce a te sconosciuta. Un uomo dall'aspetto malfamato e rozzo era in piedi davanti a te che ti scrutava come se volesse spogliarti con lo sguardo. La cosa ti fece schifo e la tua testa elaborò tutte le vie d'uscita possibile.
"Vieni divertiamoci un po'". Disse prendendoti per un braccio e cercando di alzarti il vestito cosa che gli risultò al quanto difficile con il naso rotto.
"Non mi devi toccare". Dicesti alzando la voce colpendolo nuovamente sul naso come il signor Kim ti aveva insegnato.
"Brutta troia". Disse avventandosi di nuovo su di te, questa volta avresti dovuto alzare il tiro.

"Allora Fred ecco dove eri, ora il divertimento è finito". Intervenne una voce che suonava divertita ma allo stesso tempo seria.
L'uomo sembrò spaventato e si affrettò a difendersi. "John mi serve ancora un po' di tempo, avrò i soldi".
"Gli vogliamo ora". Disse un altro uomo, era più alto e bruto dell'altro. Erano due dei fratelli Shelby gli avevi visti spesso entrare in casa della zia. Entrambe si avvicinarono all'uomo che era già molto acciaccato dai colpi anche se dati da una ragazza.
"Non dirmi che siete stata voi a ridurlo così?". Domandò il più piccolo scrutandoti con un sorrisetto sbieco in volto.
Alzasti le spalle sistemandoti meglio il maglione che avevi e poi parlasti. "Vedete altre persone". Suonasti sarcastica ma sembra che gli fosse piaciuta come risposta.
"Arthur pensa tu a lui, io sarò lieto di accompagnare la signorina a casa oppure a bere qualcosa". Disse al fratello per poi gettare una leggera occhiata di consenso da parte tua.
"Preferisco andare sola, vi ringrazio". Dicesti ringraziando il giovane Shelby con un cenno del capo. Ma sembra che non volesse lasciare l'amo. "Un whisky irlandese al Garrison, faremo in fretta".
"Alle undici del mattino? Mi volete per caso morta". Rispindesti scherzando con un sorriso radioso.
"Almeno posso sapere il vostro nome?". Disse aggiustandosi il cappello che gli contraddistingueva dagli altri uomini.
"T/n, adesso se volete scusarmi ho un ballo stasera. È stato un piacere". Finalmente ti incamminasti di nuovo verso la macchina trovando Trevor sbronzetto e con un occhio nero, chiudesti un occhio lusiganta dall'incontro avvenuto pochi minuti prima.

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