ᵂⁱᵈᵒʷ

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ᴹᵃʳᶜʰ, ²⁰⁰⁰

Quella donna dalla indole bellicosa e dal fascino impietoso, convocò il soldato da sé. Lui aveva evitato la criostasi negli ultimi mesi, mostrandosi finalmente degno a proseguire il suo percorso nel KGB. Il suo cervello non aveva dato segni di vita oltre quelli impartiti dagli aguzzini. Negli ultimi tempi il suo passato sembrò voler venire a galla, e loro ricalcitravano quella presenza sussurrandogli parole e missioni da compiere. 

"Il dottore mi ha parlato a lungo di te" iniziò a dire la donna, guardandolo dalla testa ai piedi "E la tua reputazione parla da sola. Avrei un compito da affibbiarti. So che lo assolverai egregiamente. C'è questo magnate che abbiamo intenzione di eliminare. Il suo nome è Igor Blijnsky, ed ho già mandato una delle mie alunne migliori. Solo che lei è alla sua prima missione come spia, e avrà di certo bisogno di un aiuto esterno. Posso contare sul tuo aiuto?" il soldato non poté risponderle. Si limitò a serrare gli occhi imperscrutabili e spenti per poi raggiungere la porta. 

Qualche sera dopo seguì la missione restando a debita distanza

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Qualche sera dopo seguì la missione restando a debita distanza. La ragazza della Costantin e il magnate salirono sulla limousine subito dopo la cena nell'hotel. Il soldato si appostò dietro a degli alberi in una strada deserta. Quando l'auto superò la corsia di canalizzazione, puntò il fucile alle ruote facendo andare la limousine fuori strada. Si mise in piedi, avvicinandosi all'obiettivo. L'autista era morto sul colpo ma i passeggeri erano sopravvissuti. Blijnsky uscì per primo, gattonando verso il centro della strada. Puntò ancora una volta il fucile su di lui, mirando alla scapola destra. Appena urlò dal dolore, la ragazza lo seguì fuori dall'abitacolo. Lo soccorse, premendo sulla ferita. 

Blijnsky era ancora vivo e il soldato doveva assolvere al suo compito, non lasciare testimoni. Sistemò il fucile contro la spalla un'ultima volta, mirando alla testa del magnate. La ragazza gli fece da scudo, prendendosi una pallottola che le attraversò il fianco sinistro. Lo oltrepassò, arrivando alla fronte di Igor. Era ufficialmente morto, steso esanime sull'asfalto freddo. "Esci fuori, figlio di puttana!" urlò lei premendosi la mano sul ventre che continuò a grondare sangue. Il soldato si alzò e se ne andò, dissolvendosi nell'oscurità della notte. Tornato in Siberia, il dottore si congratulò con lui. "La Constantin mi ha avvisato. Ti ringrazia di aver ucciso Blijnsky e di non aver fatto morire dissanguata la sua alunna. Te ne è molto grata. Ti vorrebbe incontrare di nuovo". 

Si ritrovò a ritornare a Mosca nel giro di qualche giorno. Giunse sul posto con un aereo privato che pilotò lui stesso. Aveva acquisito pregevoli abilità negli anni in cui era stato sotto il totale controllo del KGB, ed ognuna gli sarebbe ritornata sempre utile. Lo scortarono all'interno evitando che incontrasse le altre allieve. Arrivato nell'ufficio del generale, una ragazza dai lunghi capelli rossi si voltò a guardarlo. "Il soldato..." commentò, aggrottando la fronte. "Vorremmo che tu e lui vi allenaste insieme". "Assolutamente no! Mi ha quasi uccisa l'altro giorno..." si voltò ancora verso il soldato, domandandogli: "Chi ti ha insegnato a sparare? Punta più in alto la prossima volta". "Non eri tu il suo obiettivo, ma Igor" rispose la Constantin. La ragazza si preparò ad andare via mentre il soldato scorse un cenno del capo da parte della donna. Quindi lui afferrò la rossa per il polso. Lei gli torse il polso di metallo, facendolo cadere di schiena sul pavimento. 

"Come ci si sente ad essere messi al tappeto? Prova a spararmi adesso" commentò lei, stando a cavalcioni sul suo petto. Ci fu un fugace incontro di sguardi prima che la ragazza andasse via. "Affascinante la vostra alunna" commentò il dottore che aveva accompagnato il soldato. "Sarebbe un ottimo zimnj soldat". La Constantin scosse il capo. "No, lei è la nostra vedova nera. La nostra arma. Ma lei e il vostro uomo potrebbero collaborare, in futuro". "Che cosa ha intenzione di fare?" la Constantin si avvicinò al soldato, osservandolo attentamente. Gli camminò intorno, cercando di percepire ogni minimo dettaglio. "Credo che lui debba restare qui ancora per un po'. Lo sistemeremo nel seminterrato. Lì non sarà disturbato". "A quale scopo?". Valeriya tornò davanti a lui, mostrando un sorriso beffardo. "Addestrerà le nostre ragazze. La signorina Romanoff è pronta. Ti assegneremo a lei" commentò, lasciandolo andare via. 

𝐁𝐨𝐫𝐧 𝐭𝐨 𝐛𝐞 𝐭𝐡𝐞 𝐖𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫 𝐒𝐨𝐥𝐝𝐢𝐞𝐫 | Libro TerzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora