Lo abbiamo visto in azione nella nascita della vedova nera, ma in pochi sanno che cosa lo ha portato fin lì. Stare agli ordini del KGB, lavorare per l'Hydra. Il soldato d'inverno ha una storia da raccontare, un passato da riscrivere.
Sequel de 'The...
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Yelena le aveva detto che l'avrebbe trovata a Praga nel caso avesse voluto ritornare alla normalità. Se così si poteva definire. Niente era normale. Tutto ciò che la circonda è uno strano mondo fatto di intrighi spiacevoli e persone che ti pugnalano alle spalle. Natasha avverte il pilota di lasciarla a Praga. Da lì in poi avrebbe continuato da sola, cercando la sua strada. Quello che aveva perduto con la sua morte e con la criostasi che l'aveva tenuta addormentata troppo a lungo. Atterrata all'aeroporto di Praga, raggiunge la prima cabina telefonica per mettersi in contatto con Yelena. Nessun telefono cellulare, nessun modo per comunicare. Era ancora in incognito. Avrebbe dovuto continuare ad impersonare Elena Smirnov. "Sono al Cosmopolitan, è un hotel" risponde sua sorella. "Ti mando una macchina. Dove sei?".
"Ancora all'hangar". Un taxi si ferma davanti a lei, prendendola a bordo. Non appena supera le porte scorrevoli dell'hotel, si dirige al bar dove Yelena siede al bancone. "Ti ho ordinato una vodka. Spero sia ancora la tua preferita".
"Non ne ho idea" la butta giù in un sorso, ammiccando soddisfatta. "Come mai sei venuta a Praga?". "Ivan mi ha consigliato di cercarmi un posto in cui nascondermi, nel frattempo che lui si occupa della questione dei sieri e dei cacciatori di taglie a Madripoor". Prende tempo, guardando la sorella di sottecchi. "E tu? Se ricordo bene, volevi restare a Mosca con Melina e Alexei".
Yelena ordina un altro paio di bicchierini. "Quando sei andata via, le cose non sono di certo migliorate. Nonostante Taskmaster sia stato arrestato dal tuo amico segretario, il suo esercito di vedove nere è ancora in giro". Yelena picchietta le unghie sul bancone. "Cosa mi stai chiedendo di fare?".
"Assolutamente nulla. So che sei in incognito, e che non sei nemmeno tu. Insomma, pensavo di averti persa per sempre e mi fa strano guardarti. Mi fa impressione". Natasha si raddrizza sullo sgabello, a disagio. "Ho bisogno di te, come mai prima d'ora però comprenderò la tua decisione di restarne fuori. Lo farei anche io se non fossi obbligata".
"Obbligata?". Yelena annuisce. Le chiede di finire il suo drink e poi di seguirla nella sua stanza. "Alloggi qui?". "Per adesso. La mezza pensione non è così male, e mi permette di tenere d'occhio quello che sta succedendo a Praga". La segue sulle scale, e quando sono davanti alla porta la vede passare la chiave magnetica sulla serratura a scatto. "Cosa sta succedendo a Praga?". "L'esercito di Taskmaster è qui, e si sta facendo giustizia da solo".
"In che modo?" Yelena le offre una ciotola con delle patatine che lei rifiuta. "Alexei non poteva spostarsi. Non gli hanno concesso l'estradizione. Io sono pulita, più o meno. Non sono ancora schedata e il mio nome non appare da nessuna parte. Il KGB ha fatto anche cose buone..." si siede al capezzale del letto, divorando le patatine "...mi ha chiesto di venire qui. Mi ha obbligata più che altro. Sono qui a fare le sue veci. Devo eliminare le vedove nere, farle arrestare o portarle dalla nostra parte. Insomma, liberarmi della minaccia in qualche modo".