Lo abbiamo visto in azione nella nascita della vedova nera, ma in pochi sanno che cosa lo ha portato fin lì. Stare agli ordini del KGB, lavorare per l'Hydra. Il soldato d'inverno ha una storia da raccontare, un passato da riscrivere.
Sequel de 'The...
Avrebbe potuto spararsi al cervello per mettere fine ai fantasmi del suo passato, se solo fosse riuscito a pensare lucidamente. Tutta la questione cernaya vdova si dimostrò una missione volta a creare un gruppo di spietate assassine, il cui comando spettava proprio all'alunna di Valeriya Constantin. Natasha Romanoff raggiunse la stanza rossa, dove il suo abituale istruttore le presentò colui che avrebbe preso il suo posto. Il soldato d'inverno seguì gli ordini impartitigli dal generale. "Non ci penso nemmeno a collaborare con questo sukin s'in. Preferirei continuare da sola". L'istruttore scosse il capo, indicandole il soldato. "Lui è perfetto per l'addestramento che abbiamo in mente di farti fare. Abbiamo adibito la palestra a poligono. Uspekhov vam!". Augurò loro buona fortuna prima che entrassero insieme nella stanza. Natasha non voleva deludere Valeriya, e il soldato non aveva le capacità di tirarsi indietro. Iniziarono l'addestramento, senza mai rivolgersi la parola. Lei fomentò un odio represso verso quell'essere viscido che le aveva sparato a sangue freddo per poter far fuori il magnate. Ciò nonostante, continuò ad interrogarsi sul suo ruolo. Non era lì solo per addestrarla. Doveva avere una certa reputazione in Russia per essere stato assegnato alla sua missione.
Col trascorrere delle settimane e dei mesi, l'aria che solitamente tirava in quella palestra adibita a poligono si tranquillizzò. Natasha iniziò quasi a fidarsi di lui, dei suoi modi di fare. Era freddo, spietato, risoluto. Il genere di soldato che la Constantin aveva sempre ammirato. Giunse l'inverno e con esso la neve che si stipò sui tetti di Mosca, tra le strade ghiacciate. Natasha si appostò dietro il vetro, osservando l'obiettivo in fondo alla stanza. A lei concedettero di usare figure cartonate, mentre il soldato dovette proseguire il suo addestramento con persone reali, minacce per il KGB. L'aveva istruita a combattere, a sparare, ad armeggiare pistole e fucili di qualsiasi tipo e forma. La giovane vedova si presentava alle sue lezioni con un top troppo corto che metteva in risalto la cicatrice sul fianco. Si era rimarginata, ma sarebbe rimasta lì per sempre. Il soldato non poteva saperlo ma, quell'episodio specifico avrebbe cambiato ogni cosa da quel momento in avanti. Era pomeriggio inoltrato. Era calato il sole anche se loro non potevano saperlo. La stanza era priva di finestre. C'era un'unica porta sigillata per permettere loro di allenarsi senza distrazioni. Dall'uso delle armi, passarono al combattimento corpo a corpo. Si misero uno difronte all'altra. Natasha tenne i pugni chiusi davanti al viso, gli occhi serrati.
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In qualche modo, fu Natasha ad averla vinta nei primi due round. Entrambi vollero farsi valere, e così continuarono fino a notte fonda finché lei non gli finì addosso dopo un knock out. "Non ti darò la rivincita stavolta" commentò, abbassando lo sguardo verso gli occhi del soldato. Per liberarsi dalla sua presa, lui la sfiorò per qualche secondo sui fianchi carnosi. Lei avvertì un leggero brivido, al contatto del metallo freddo delle sue dita. Gli chiese di farlo ancora, e per la prima volta negli ultimi mesi, il soldato sembrò percepire le sue parole. La sfiorò ancora, prima che Natasha si chinasse in avanti per poterlo baciare. La giovane vedova sembrò averne voglia quanto lui. Era una ragazza sedicenne e spietata, ma già formata nei punti giusti. Qualcosa riaffiorò nella sua mente vecchia e fragile. Questa volta le afferrò i fianchi con più decisione, per farle fare una capriola. Il soldato prese il suo posto, guardandola negli occhi. Lei rimase immobile, gli occhi verdi fissi su di lui.