¹⁹²⁷, ᴮʳᵒᵒᵏˡʸⁿ.
Il suo quartiere era conosciuto come il più popoloso tra tutti i quartieri di New York. Superata la fase in cui Brooklyn era conosciuta come il punto di riferimento per gli immigrati italiani, il quartiere divenne più tranquillo, un posto in cui - i bambini specialmente - sarebbero potuti crescere con orgoglio.
James viveva proprio lì, in un condominio con tanto di scale antincendio, dove la notte poteva ascoltare i rumori della città dalla finestra della sua camera.
Suo padre - il soldato George Barnes - era spesso via per lavoro. Ciò nonostante, ebbe modo di rallentare il suo addestramento a causa della morte prematura della moglie.
Il suo repartò lo richiamò prima che potesse congedarsi definitivamente, così portò con sé James e sua figlia Rebecca nelle varie basi dove venne stanziato.
James poté trascorrere la maggior parte della sua infanzia nei campi d'addestramento e sognare ad occhi aperti di poter essere un soldato anch'egli.A dodici anni, tornarono a Brooklyn dopo che il padre ebbe deciso di andare in pensione. Doveva stare insieme alla sua famiglia e non continuare a rischiare la vita sul campo.
Un giorno, mentre giocava sul marciapiede sotto casa, un bambino suo coetaneo, gli si avvicinò chiedendogli di passargli la palla che poco prima lo aveva sfiorato di striscio. Quel bambino si chiamava Steve, orfano di padre e di statura piccola.
Scoprirono di avere molte cose in comune, quindi iniziarono a trascorrere il tempo insieme, arrivando a considerarsi fratelli.Qualche anno dopo, entrambi maggiorenni e con un' insana voglia di fare ciò che era giusto, fecero domanda per entrare nell'esercito, venendo scartati per le loro prestanze fisiche.
"C'è ancora tempo, ci riproveremo" James rassicurò Steve, che più di tutti voleva farsi valere.
Nel frattempo, il padre di James si risposò mentre sua sorella Rebecca fu mandata in un collegio scolastico dove trascorse i successivi cinque anni.
James decise di stare vicino al suo amico, dopo la morte della madre.
Subito dopo il funerale, lo accompagnò nel suo appartamento per chiedergli come stesse.
"Tutto bene, è vicina a papà adesso".
Il solito Steve, pensò James, sapendo benissimo che stesse fingendo.
Faceva sempre così. Si mostrava forte e indistruttibile, quasi come se niente potesse toccarlo, ma James comprendeva il suo stato d'animo.Ci era passato anche lui con sua madre e Steve era trasparente ai suoi occhi. Così gli chiese di andare da lui, per non lasciarlo da solo in quel posto minuscolo e tetro.
"Mettiamo i cuscini del divano per terra come quando eravamo bambini. Sarà divertente, sai. Dovrai solo lucidarmi le scarpe e portare fuori la spazzatura". Nel mentre Steve cercò le chiavi che James sapeva fossero sotto un masso vicino alla porta.
"Grazie Buck, ma so cavarmela da solo".
"Lo so bene, ma il fatto è che non devi". Steve sorrise per la prima volta durante quella giornata triste, facendo un cenno al suo amico.
"Io sarò con te fino alla fine, amico mio".
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𝐁𝐨𝐫𝐧 𝐭𝐨 𝐛𝐞 𝐭𝐡𝐞 𝐖𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫 𝐒𝐨𝐥𝐝𝐢𝐞𝐫 | Libro Terzo
FanfictionLo abbiamo visto in azione nella nascita della vedova nera, ma in pochi sanno che cosa lo ha portato fin lì. Stare agli ordini del KGB, lavorare per l'Hydra. Il soldato d'inverno ha una storia da raccontare, un passato da riscrivere. Sequel de 'The...