ᴴᵉ'ˢ ᶠᵃˡˡⁱⁿᵍ ᵗᵒ ᵖⁱᵉᶜᵉˢ

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ᵀᵒᵈᵃʸ

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Con il complesso distrutto, Tony Stark morto e Steve sistemato a vita, James ha capito di non avere altra scelta che trovarsi un rifugio tutto suo. E dove se non a Brooklyn. L'unico posto che ha sempre considerato casa sua. Un piccolo monolocale vicino all'appartamento in cui viveva con il padre e Rebecca. Pochi scatoloni che non avrebbe mai svuotato. L'assenza di un letto. Si era munito solo del televisore, del divano e del microonde. Poi si era messo davanti allo specchio in bagno, cercando di tagliarsi i capelli e la barba da solo. Erano novanta anni che non lo faceva e il braccio destro era abbastanza indolenzito. La lametta lo pizzica spesse volte sul mento prima di lasciare un risultato abbastanza decente. A lavoro terminato, si infila il giubbotto ed esce in strada, osservando la vita che lo circonda. Bambini giocare per strada. Finalmente poteva camminare tra la gente comune, e magari fare qualche conoscenza. Sembrava così semplice tornare alla vita normale, ma ogni cosa richiede un po' di sacrificio. Nel Wakanda era riuscito a trovare la giusta tranquillità, la pace dei sensi. C'era qualcosa nell'aria lì, qualcosa che a New York e da qualsiasi altra parte del mondo mancava. Stava pensando seriamente di ritornarci, ma a Brooklyn gli avevano assegnato un compito. Il governo, venuto a conoscenza dei suoi trascorsi, gli ha consigliato di seguire delle sedute di psicoterapia. Magari poteva sembrare un aiuto sincero. In realtà era un modo per tenerlo d'occhio. Tre volte a settimana, va nello studio della psicologa e si siede sul suo divano, sorbendosi il terzo grado. Lei si appunta tutto su un taccuino e James è maledettamente curioso di sapere che cosa ci scarabocchia ogni volta. "Signor Barnes, ha avuto altri incubi dall'ultima volta?". 

Incubi. Erano l'unica cosa reale rimasta nella sua vita priva di sbocchi positivi. Ogni notte si svegliava con la fronte madida di sudore, il corpo stanco di chi ha vissuto troppi anni. "Sono passato attraverso troppi conflitti, ho visto le cose peggiori di questo mondo e lei mi chiede se ho degli incubi". 

"Sì, è quello che ti sto chiedendo

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"Sì, è quello che ti sto chiedendo. James, come posso aiutarti se tu non aiuti me a capire?". Lui scuote la testa ripetutamente, scacciando i demoni interiori. "Non voglio parlarne". La dottoressa aggrotta la fronte, prendendo tra le mani il suo blocchetto. "Ha poi sentito Sam Wilson?". James scrolla le spalle, rammentando la sua richiesta di collaborare con lui per eventuali conflitti futuri. James aveva accettato, nonostante la sua avversione verso le battaglie. Nelle settimane successive Sam era sparito, perché aveva iniziato a lavorare per l'Us Air Force, abbandonando la sua carriera da Avengers. Quella squadra che aveva iniziato a dare un senso di appartenenza alle persone di tutto il mondo, adesso si era sparpagliata per il pianeta. Gli Avengers non esistevano più, e Captain America non avrebbe più avuto il volto di Steve. Lo scudo era nelle mani di Sam adesso. "Mi dia il cellulare". James glielo porge, conoscendo fin troppo bene il regolamento. "Come temevo. Ha rifiutato le sue chiamate ed ha pochissimi contatti in rubrica. Come pretende di tornare di nuovo nel mondo se si estranea così?". Il vecchio soldato d'inverno l'avrebbe sparata in fronte, o gettata fuori dalla finestra ma lui non era più quella persona apatica. "Non mi sto estraniando. Semplicemente sto cercando di capire di chi fidarmi". 

𝐁𝐨𝐫𝐧 𝐭𝐨 𝐛𝐞 𝐭𝐡𝐞 𝐖𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫 𝐒𝐨𝐥𝐝𝐢𝐞𝐫 | Libro TerzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora