ᴾᵃⁱⁿ

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Si risvegliò in un luogo buio e angusto. Il suo corpo era fasciato da garze, quindi si interrogò su quello che era successo. Non aveva memoria, non rammentava nemmeno il suo nome. Intorno a lui c'erano degli uomini con dei camici bianchi e una mascherina sul viso, che li copriva metà del volto. "Dove sono?" domandò, voltando la testa a destra e sinistra."Sergente Barnes, è al sicuro adesso. Ci prenderemo noi, cura di lei"."Barnes?" ripeté, serrando le palpebre. Tentò di divincolarsi da quel lettino,per poi scoprire che gli mancava il braccio sinistro. "Dov'è il mio braccio? Dov'è?" urlò, trattenendo le lacrime. Un uomo con gli occhiali a fondo di bottiglia si sporse su di lui. "Si rilassi. Riavrà il suo braccio molto presto.Ora ha bisogno di riposare". L'uomo si voltò di spalle, sussurrando qualcosa al suo collega. James venne anestetizzato. Si addormentò lentamente e, prima che potesse chiudere gli occhi, ci fu un lampo di luce in cui vi trovò un uomo in divisa, che camminava felice accanto ad un ragazzo col viso smunto. 

Nel frattempo, a miglia di distanza da lui, il suo amico Steve aveva compreso che Bucky non sarebbe più tornato

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Nel frattempo, a miglia di distanza da lui, il suo amico Steve aveva compreso che Bucky non sarebbe più tornato. Era caduto nel vuoto, ancora con il braccio alzato per poter raggiungere la mano di Steve. Il capitano si sentì impotente. Non poteva fare altro, se non bere. Il suo metabolismo bruciava più velocemente, rispetto ad una persona normale, perciò non riuscì ad ubriacarsi. Cosa che tentò di fare, fino all'ultimo goccio di bourbon. Steve ed il suo squadrone, erano riusciti a catturare Arnim Zola, e Philips lo tenne in custodia per poterlo interrogare riguardo il piano d'attacco di Schimdt. Intanto, a Brooklyn, George Barnes era seduto accanto alla radio, cercando di intercettare eventuali notizie su suo figlio. Non sentiva James da mesi. L'ultima volta lo aveva contattato, non appena arrivato in Italia. "Ti scriverò, tu salutami Connie". Il padre aveva sorriso. "Hai intenzione di sposarla, figliolo?". Lo interrogò,sentendolo particolarmente felice, sebbene fosse in guerra, sempre sul punto di saltare su qualche mina. "Può darsi. Sempre che lei voglia aspettarmi". George girò la manopola della radio, cercando la frequenza giusta. Qualche minuto più tardi, qualcuno bussò alla sua porta. Non aspettava visite. Nessuno andava più a trovarlo da anni. 

Non appena si trovò sullo zerbino, trovò due ufficiali in divisa che prontamente si sfilarono il cappello dalla testa

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Non appena si trovò sullo zerbino, trovò due ufficiali in divisa che prontamente si sfilarono il cappello dalla testa. "Signor George Barnes?". "Sono io, sì" uno strano brivido gli pervase la schiena e subito intuì che cosa fosse successo. "Mi dispiace doverla informare che suo figlio,il sergente James Buchanan Barnes, ha perso la vita ieri pomeriggio". George indugiò, sgranando più volte gli occhi. "No..." scosse la testa, sperando fosse tutto un sogno "...mio figlio sta bene. È con il suo amico, Steve Rogers". Uno degli ufficiali, annuì. "Sì, il capitano Rogers è tornato alla base, insieme alla sua squadra, gli Howling Commandos...". L'uomo teneva il cappello in grembo. Aveva diverse medaglie spillate sulla giacca mimetica. "...possiamo accomodarci?". George scosse ancora una volta il capo. "No, voglio sapere dov'è mio figlio. Dov'è James?". "Glielo abbiamo appena detto". Tirò su con il naso, scacciando l'idea che suo figlio fosse morto. Improvvisamente cadde di ginocchia sul pavimento, nascondendosi il viso tra le mani. 

I generali lo aiutarono ad alzarsi, portandolo verso la sua poltrona

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I generali lo aiutarono ad alzarsi, portandolo verso la sua poltrona. "Ci dispiace di averle dato questa tragica notizia..." lo lasciarono solo e George restò seduto, per un tempo che gli sembrò eterno. Non ebbe voglia di fare niente e non aveva la forza di alzarsi. Un po' di tempo dopo, la sua solitudine venne interrotta dal ritorno della figlia Rebecca. I suoi riccioli biondi le ricaddero sulle spalle, intanto che lasciò le valigie sulla moquette. "Papà, sono a casa!" esclamò, superando lo zerbino. Lo vide sprofondato nella poltrona, con lo sguardo fisso nel vuoto. "Papà?" si sporse su di lui, notando che era sudato. "Va tutto bene?". George non riuscì a rispondere. Rebecca si mise il suo braccio sulla spalla, aiutandolo a raggiungere la camera da letto. Lo adagiò sul materasso,rimboccandogli le coperte. Prima che lei potesse chiudere la porta dietro di sé, il padre dichiarò: "James non tornerà mai più". 

𝐁𝐨𝐫𝐧 𝐭𝐨 𝐛𝐞 𝐭𝐡𝐞 𝐖𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫 𝐒𝐨𝐥𝐝𝐢𝐞𝐫 | Libro TerzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora