Shana Anderson , ha 17 anni vive in una piccola periferia malfamata di Los Angeles , con una madre assente , ed una sorella più piccola Elizabeth, ed un migliore amico Ray , convive con i suoi segreti , i suoi dolori , e la lotta per sopravvivere...
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<< Grazie signorina Sue.>>
Mormorai facendo un cenno con il capo dopo che vidi mia sorella corrermi incontro. Riuscii a malapena a piegarmi sulle ginocchia , ma avevo dolore ovunque soprattutto dietro la schiena visto la gomitata che Ashley mi aveva dato dopo le sue umiliazioni ma avevo fatto finta di niente cercando di non far capire nulla a Beth , che mi guardava con i suoi occhioni identici ai miei . Era serena , e per me era ciò che contava . << Allora , piccola com'è andata ? >> Le chiesi , afferrandole la piccola mano fredda per le temperature basse di quella sera che era appena arrivata, cercavo di zoppicare il meno possibile ma sentivo dolore ovunque rimanendo concentrata sulla sua piccola figura . << Bene , la signora Sue ci ha fatto vedere tanti cartoni sai ? >> Mi disse guardandosi intorno rapita dagli addobbi natalizi che stavano iniziando a riempire la città con i suoi negozi , il centro della città era la nostra parte preferita perché vedavamo cose belle a cui non eravamo abituate . << Oh che bello sono contenta .. hai fame ? >> Chiesi , cercando di sorriderle . Ma dentro mi sentivo a pezzi . Pensavo a John. A mia madre . Alla scuola . Ad Ashley . A Bieber , quel maledetto Bieber. Cercai di schiacciare via quei pensieri e mi concentravo solamente su mia sorella , che ridendo annuiva con la testa . << Bene allora ti porto a mangiare un bel panino ti va ? Torneremo più tardi a casa oggi. >> Ammisi , vedendo ormai il buio farsi strade tra le folle di Los Angeles , sentendomi una persona normale e non diversa . Saremo andare da Hal's dove facevano i panini più buoni di tutta la periferia dove vivevamo , era un posto malfamato ma del resto non era poi così male mi ero abituata alle cose che facevano male . Passammo la serata io e lei , seduti sul quel piccolo tavolo davanti al vetrata ,e la vedevo fare le smorfie mentre mangiava il suo panino patatine e bacon e la sua coca cola , io mi ero accontentata solo di una piccola porzione di patatine mi si era chiuso lo stomaco da giorni ormai, e poi i soldi non sarebbero bastati per entrambe . Stavo usando tutti i miei risparmi di un'estate pur di non farle mancare niente . Tolsi gli occhiali , in fondo lei conosceva i miei lividi , e poi mi davano fastidio . Nascondermi sempre da tutto era una cosa che odiavo profondamente . Improvvisamente sentivo gli occhi stracolmi di lacrime, che cercavo di trattenere . << Perché sei triste Ana?>> mi chiese Beth mangiando le sue patatine . Era seduta al mio fianco , e alla sua domanda scuotendo il capo sorrisi tristemente . << Non sto piangendo sarà solo il freddo .. >> Tirando su con il naso , cercai di rassicurarla . << Non piangere più.. >> la sua vocina , la sua mano sul mio volto che mi accarezzava alla sua dolcezza era come se lei mi curasse tutti i dolori che portavo sia fisici che mentali., e lentamente le sue piccole braccia che mi strinsero dolcemente ed io ricambiando l'avvolsi completamente . Quell'abbraccio , lei era la mia forza in tutto . Se ero ancora in vita lo dovevo solamente a lei .
Girando la chiave della porta , con Beth tra le braccia che con fatica riuscivo a malapena a sostenere si era addormentata contro la mia spalla , essendo un po' tardi , entrammo in quel piccolo appartamento in disordine che puzzava di patatine fritte che io odiavo. Chiudevo lentamente la porta , per non far rumore non volevo che si accorgessero di me . Sentii degli ansimi provenire dalla cucina , dalla porta semi aperte mi accorsi che mia madre si stava facendo scopare da John senza ritegno sopra il tavolo, con tutto in disordine , così chiudendo gli occhi disgustata salendo le scale , raggiunsi camera mia chiudendomi la porta a chiave dietro le spalle . Beth dormiva con me ormai , il suo letto era appena qualche metro lontano dal mio non potevo lasciarla da sola con due individui come quelli nella nostra vita , nella nostra casa . La accasciai lentamente sul suo letto , mettendole il suo pigiama caldo , senza svegliarla e le rimboccai le coperte con il suo peluche preferito che lei era solita stringere di cui non si separava mai. Sorrisi accarezzandole la fronte e lasciando un bacio su di essa . Sospirando mi sollevai in piedi , e sedendomi sul bordo del mio letto dalla borsa della scuola afferrai il mio telefono e notai dei messaggi da parte di Ray.