Capitolo 18

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Stavo riposando tranquillamente sul divano, con una tisana al mirtillo tra le mani. La febbre era quasi sparita, ormai la mia temperatura oscillava tra i 37 gradi e i 37.5, ma mi sentivo terribilmente stanco e totalmente privo di forze.
Sospirai, prendendo un sorso di tisana dalla tazza bianca, che avevo avuto la possibilità di personalizzare. La scritta 'Tommy', nera e a caratteri cubitali, spiccava sul piccolo recipiente.
'Tommy, amore'-disse Stefania avvicinandosi a me con una coperta arancione-'tieni, ti ho portato questa, così stai al caldo'.
'Grazie, Stefy, sei un angelo'-le sorrisi bonariamente, per poi stamparle un bacio sulla guancia.
'Tommaso!'-sentii la voce di Francesco provenire dalla cucina-'mi sai dire perché sulla mia tazza non c'è scritto 'Francesco', bensì 'Rudolf'?'
Quasi sputai il sorso di tisana che avevo appena preso.
'Che hai combinato?'-mi sussurrò Stefy, ridacchiando.
'Ho fatto personalizzare la sua tazza'-le dissi di rimando a voce bassa.
'Tommaso! Ma c'è una renna con il naso rosso! Mi stai prendendo in giro?'
'Ops'-mi voltai verso Stefania, stringendo i denti e creando una smorfia colpevole.
Nel frattempo, Fra era arrivato in salotto e teneva in mano la sua tazza, che a mio parere era perfetta per lui.
'Dai, Franci, è molto carina'-tentò di dirgli Stefania, la quale, però, non era per niente credibile, dato che cercava di non ridere sotto i baffi, ma stava fallendo miseramente.
'Stefy, non ti ci mettere anche tu, però'-sbuffò Francesco, gettandosi accanto a me sul divano e incrociando le braccia al petto.
'Vedetevela da soli, ciao!'-concluse Stefy, fuggendo letteralmente via, probabilmente per non ritrovarsi di nuovo in mezzo a un battibecco inutile, l'ennesimo, tra me e l'uomo che mi sedeva accanto sconsolato.
'Franci'-iniziai, ma non ottenni risposta.
'Franci'-ritentai-'sei arrabbiato?'
'No'-mi rispose.
'Non si direbbe'.
Così, decisi di sfoggiare la mia arma letale: il labbruccio.
'Dai, Tommy, lo sai che non riesco a resistere alla tua tenerezza quando sfoggi questa espressione'.
'Lo so che non sei arrabbiato, Franci mio'-lo punzecchiai, pizzicandogli un fianco.
'Sono Franci tuo, solo quando ti pare. Non lo ero di certo quando hai fatto scrivere 'Rudolf' sulla mia tazza'-Francesco ridacchiò alla fine del suo discorso, chiaro segnale che facesse solo finta di essersi offeso.
Lui sciolse le braccia che aveva incrociato al petto, portandone una intorno alla mia spalla, su cui io poggiai delicatamente la testa. Mi accorsi di compiere spesso quel gesto, mi faceva sentire protetto, al sicuro dai mostri che tenevo chiusi nell'armadio e che cercavo sempre di non far fuggire, altrimenti sarebbe stato un bel disastro.
'Tu sei sempre il mio Franci'-sussurrai.
Lui sorrise, lasciandomi un leggero bacio sulla tempia.
'E scusa per la tazza'-aggiunsi, facendo un piccolo sorriso colpevole.
'Stai tranquillo, stavo solo scherzando, non mi potrei mai arrabbiare per una tazza con una renna con il naso rosso stampato sopra'.
Risi. Con Francesco avvertivo la leggerezza e la spensieratezza invadermi.
Strofinai il naso contro la sua spalla.
'Cosa sei, un gatto?'-mi prese in giro Fra.
'Potresti portarmi a casa tua, mi accontento di una cuccetta morbida e molte coccole'-risposi, ironico.
'Sei tutto matto tu'-rise lui, appropriandosi di un po' della mia coperta, che mi copriva le gambe, protette da una tuta morbida.
Ad un tratto, lo schermo a led di fronte a noi si accese e comparse il viso lucido di Alfonso.
'Ciao ragazzi!'
'Buongiorno, Alfonso, tutto bene?'-rispose Fra, mentre io lo salutai con la mano.
'Sì, tutto okay, avrei solo una comunicazione per voi. Potreste chiamare anche tutti gli altri, gentilmente?'-ci chiese.
'Certamente, torno subito'-dichiarò Francesco, scostando la coperta e dirigendosi verso le diverse stanze per richiamare gli altri a rapporto.
Nell'attesa, il conduttore mi domandò come stessi.
'Sono un po' stanco, Alfo, mi sento privo di energie. La febbre, però, è scesa di molto e, per fortuna, ora ho solo una lieve alterazione'-gli spiegai.
'Sono molto contento e sollevato di sapere che stai meglio, mi sono un po' preoccupato l'altra sera'.
'Non dirlo a Fra'-ridacchiai.
Alfonso mi sorrise teneramente e in lui non riuscii a riconoscere più l'uomo che aveva messo a repentaglio le nostre vite per un po' di share in più.
Forse voleva fare solo il bene del programma e per un attimo si era come dimenticato del nostro benessere.
La mia considerazione venne interrotta dall'arrivo di tutti gli altri miei inquilini, che salutarono il conduttore amabilmente. Lui ricambiò.
'Bene, ragazzi. Ora che vi ho tutti qui e devo aggiungere anche che siete bellissimi, vorrei darvi una piccola comunicazione. Come tutti sapete, stasera avrebbe dovuto esserci la puntata, ma per via delle condizioni di Tommy, che non sono ancora al top, abbiamo deciso, la produzione e io dopo una lunga riunione, di saltare questa serata e vederci direttamente alla prossima'.
'Grazie, Alfonso'-iniziai io-'mi dispiace solo che la puntata sia andata a monte a causa mia, non era assolutamente mia intenzione'.
'Tommaso, non c'è neanche bisogno di colpevolizzarti, la tua salute viene prima di tutto'.
'Grazie ancora'-gli sorrisi grato.
'Ma figurati, la tutela dei nostri concorrenti viene prima di qualsiasi altra cosa'-affermò.
"Solo quando vi fa comodo"pensai.
'Comunque'-continuò lui-'tra due puntate avrei bisogno di sapere chi resterà e chi, invece, a malincuore vedremo uscire per sempre dalla casa. Riflettete bene, ragazzi, questa è un'opportunità che vi sarà data una sola volta nella vita. Dunque, ponderate molto seriamente le vostre scelte. Ciao a tutti e buona giornata!'
Iniziarono una serie di 'Grazie, Alfonso, anche a te' e poi il conduttore sparì dallo schermo e non sentimmo più la sua voce.
Eravamo tutti riuniti in salone, non si sentiva neanche un sussurro. Il silenzio regnava sovrano. Sembrava che ognuno di noi stesse riflettendo sulla propria condizione all'interno della casa e credevo che fosse veramente così, senza alcuna supposizione.
'Ragazzi, io sento di non riuscire più a stare qui dentro'-constatò Elisabetta-'Nathan ha bisogno di me e io di lui. Non riesco a stare lontana da mio figlio per così tanto tempo e le brevi telefonate con lui non sono sufficienti. Ritengo che sia meglio che io esca.'
Alla donna mancava suo figlio. Io non sapevo neanche cosa potesse significare non vedere qualcuno generato da te stesso così a lungo. L'unica sensazione che si avvicinava leggermente l'avevo provata con mia sorella. Gaia era più piccola di me e avevo visto ogni fase della sua crescita. Quando non la vedevo mi mancava, ma in compenso la sentivo tutti i giorni e ci videochiamavamo. In quella situazione era nettamente diversa la questione. Mi sarebbe piaciuto un giorno poter vivere quella sensazione: un amore infinito e in particolare qualcosa di indescrivibile e di inspiegabile, un filo rosso che avrebbe unito per sempre due anime, la mia e quella di mio figlio.
Nessuno rispose ad Elisabetta, in compenso, però, venne racchiusa in un abbraccio da ognuno di noi. La strinsi forte. Proprio quando avevo iniziato a legare di più con lei, ecco che se ne andava via. In quel preciso istante desiderai di aver aperto gli occhi prima e di avermi potuto rendere conto di quanto speciale fosse. Ormai non potevo più tornare indietro, ma mi promisi di continuare a sentirla anche all'esterno.
In un angolo, seduto in disparte, c'era Pierpaolo con le lacrime agli occhi. Enock corse da lui e insieme si diressero in giardino.
'Probabilmente vorrà uscire anche lui'-disse Francesco rivolto verso di me-'suo figlio Leo gli manca tantissimo'.
Feci un cenno con il capo e poi sospirai.
Fra posò una mano sulla mia spalla e mi guardò negli occhi. Sapevo che anche lui stesse riflettendo sul da farsi. Non ne avevamo più parlato, ma il suo sguardo mi stava trasmettendo tutta l'insicurezza che sentiva dentro di sé: era indeciso e si vedeva.
Gli altri stavano parlando in sottofondo, probabilmente sempre riguardo a questa storia, ma perso negli occhi di Francesco, non sentivo più nulla attorno a me. Appoggiai la fronte alla sua.
'Qualsiasi scelta prenderai, io sarò con te'-gli sussurrai. Sentii gli occhi diventarmi improvvisamente lucidi. Il pensiero di non poter più avere Fra intorno, qualora avesse deciso di andare via, mi terrorizzava.
Lui, dal canto suo, non si lasciò sfuggire questo particolare, accorgendosi immediatamente della mia reazione.
'Vieni qui, piccolo'-mi sussurrò, abbracciandomi.
Una lacrima fuoriuscì dal mio occhio, cadendo sulla maglietta di Fra e bagnandogliela.
Evidentemente l'aveva sentita inumidirsi, così mi strinse più a sé, come se volesse far fondere i nostri corpi in uno solo.
'Va tutto bene, Tommy. Non aver paura, io non ti abbandonerò mai. Mi credi?'
'Ti credo, Fra'-risposi deciso e senza esitazione.
La mano di Francesco si spostò dalla mia schiena all'attaccatura dei miei capelli, che prese a massaggiare lentamente e pieno di delicatezza. Avrei voluto restare per sempre così, chiuso in una bolla che non avrebbe mai potuto scoppiare, fino a quando l'uomo che mi stava abbracciando sarebbe stato con me.
Ti prego, Fra, non abbandonarmi mai.
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La decisione non è molto lontana, ma neanche troppo vicina!😉
Un bacio e a presto!❤️

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