Capitolo 41

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Fra era scosso. Nei giorni seguenti notavo che avesse lo sguardo un po' vacuo a volte, perso in un abisso profondo di cui era a conoscenza solo lui.
I drammi interiori restano tali anche quando vengono detti ad alta voce, fino a quando non incontri un'anima uguale alla tua, che ha vissuto le stesse sensazioni, in grado di capirti e accogliere il tuo dolore come fosse il suo, perché lo comprende, lo plasma affinché tu riesca a non sentirlo più, almeno per un momento.
E in quell'istante, non potevo essere io la persona che lo avrebbe potuto aiutare, perché il suo sentire non corrispondeva al mio. Ma gli stavo accanto comunque, tentando di assorbire parte delle sue emozioni negative, cercando di ingoiarle per lui, così da alleggerirgli la schiena da quel peso che non lo lasciava camminare.
Ero sempre pronto ad una carezza, una coccola, un bacio in più, se solo avrebbe potuto essergli di aiuto. Il suo compleanno era sempre più vicino e avevo già preparato tutto. Mancava solo un piccolo particolare.
Mentre Fra era impegnato in varie scartoffie da firmare alla stazione di polizia, io camminai fino alla metro, diretto verso lo studio che tanto amavo.
Una volta arrivato, spinsi sulla porta per entrare. Il campanellino suonò, avvertendo il proprietario dell'immobile della mia presenza.
'Tommy!'-esclamò lui, venendomi incontro.
'Ciao Paolo, era da un bel po' che dovevamo vederci eh'-lo salutai io, affettuosamente.
'Sei stato sei mesi chiuso in una casa, mi mancava lavorare su di te. Vieni, hai già qualcosa in mente o scelgo io, come al solito?'-mi chiese ridacchiando, mentre io mi stendevo sul lettino.
'Questa volta ti stupirò. Ho pensato a una scritta'-rivelai.
Così, il mio tatuatore di fiducia iniziò a procedere con l'inchiostro sul mio braccio, dopo avergli comunicato cosa avrebbe dovuto incidere.
Un'ora e mezza dopo, l'opera era conclusa.
Sul mio braccio sinistro, quello le cui vene si gettavano dirette nel cuore, come una foce ad estuario, spiccava un verbo, scritto nella mia ordinata calligrafia.
Ritrovarsi.
L'inchiostro nero spiccava sulla zona arrossata della mia pelle, la quale venne avvolta in una pellicola dal mio amico.
'Vedo che ti piace, eh. Non ti sei mai commosso di fronte a un nuovo tatuaggio'-mi fece notare Paolo.
Solo in quel momento, realizzai che una lacrima stava per straripare dai miei occhi.
'Ha un valore affettivo. Strano, vero? Sono innamorato, cotto a puntino, a dirla tutta. Ho rischiato di perdere il ragazzo che amo. Cioè, per un attimo ho creduto di averlo perso veramente, in un'esplosione organizzata, è una storia lunga. Ho assistito in diretta a quella che credevo fosse la morte del mio fidanzato. E invece poi ci siamo ritrovati, perciò ho pensato a farmi tatuare questo'-gli spiegai.
'Che bello, Tommy. Non ti ho mai visto radioso come adesso'-mi disse lui con sorriso, a cui risposi allo stesso modo, mostrando le fossette.
Quando tornai a casa, Fra era già lì. Era quasi ora di cena, mancavano sempre meno ore alla mezzanotte.
'Ciao, amore'-lo salutai con un bacio, dopo aver chiuso la porta di quella che finalmente potevo considerare casa mia. In quell'arco di tempo, avevo portato quasi tutte le mie cose da Francesco, mancava solo qualche ultima cianfrusaglia.
'Ehi'-sussurrò lui, staccandosi dal bacio, per poi lasciarmene uno sulla fronte.
'Come stai oggi?'-gli chiesi, accarezzando delicatamente la sua guancia.
'Sto bene, sopratutto se mi stai accanto'.
Detto ciò, si fiondò sulle mie labbra, che schiusi prontamente, così da poter far intrecciare le nostre lingue.
Victor Hugo scriveva: "Come è potuto accadere che le loro labbra si sono riunite? Come può accadere che gli uccelli cantano, che la neve si scioglie, che la rosa si apre, che il giorno albeggia dietro le forme rigide degli alberi sulla sommità fremente della collina? Un bacio, e tutto è stato detto".
Era vero. Un bacio, e tutto aveva riacquistato un senso. Un bacio, e tutto era diventato più leggero.
'Pizza per cena, che ne dici?'-proposi con un sorriso.
'Affare fatto, chiami tu, però'-mi rispose lui, facendomi una linguaccia.
Un'ora dopo, eravamo seduti al tavolo a mangiarci le nostre pizze, scambiandoci qualche trancio per assaggiarle entrambe.
'Fra, manca poco al tuo compleanno'-gli feci notare a un certo punto della serata.
Lui, dal canto suo, guardò l'orologio che teneva al polso.
'Un'ora più o meno'-dichiarò.
'Dobbiamo andare in un posto'-dissi, alzandomi da tavola, diretto a prendere la mia giacca di pelle-'allora? Resti qui?'-continuai, prendendolo in giro.
Fra scosse la testa, come a volersi risvegliare dai suoi pensieri, dopodiché si alzò anche lui, infilando la giacca.
'Dove andiamo?'-mi chiese.
'Segreto'-gli risposi, pescando le chiavi della sua macchina dal portaoggetti all'ingresso.
'Guidi tu?'-rise lui, prendendosi gioco di me.
'Oh no, amore, quella è una tua prerogativa. L'unico posto in cui guiderò sarà sopra di te'-gli dissi, avvicinandomi al suo orecchio, per poi lasciarlo lì, quasi a strozzarsi con la sua saliva. Ridacchiai, scendendo le scale.
In macchina, una soffusa melodia jazz degli anni Cinquanta si espandeva per tutto l'abitacolo, mentre io fornivo a Franci tutte le indicazioni.
'Parcheggia qui'-gli ordinai-'ora ti bendo'.
'Non ho capito, mi porti tu fino a destinazione, mentre io sarò praticamente cieco?'-mi domandò con tono ironico.
'Esattamente!'-esclamai io con un sorriso, sebbene Fra non potesse vedermi, in quanto bendato.
'Santo cielo, ci investiranno'.
'Ma smettila'-risi, per poi tirargli uno schiaffetto sulla spalla.
Passo dopo passo, guidai Francesco fino al suo regalo.
Posizionato dietro di lui, posai le dita sul nodo della benda.
'Sei pronto?'-gli domandai a bassa voce, avvicinandomi al suo orecchio.
Lui annuì. Riuscii a vedere i brividi espandersi sul suo collo.
Quando slacciai il pezzo di stoffa che gli impediva di vedere, lo sentii sospirare, dopodiché eliminai definitivamente la barriera tra la sua vista e ciò che aveva di fronte.
'Tommaso'-disse lui in sussurro, con gli occhi fattisi subito lucidi-'sei un matto. Io...'
Non lo lasciai finire di parlare, che lo baciai, attirandolo a me.
'Allora? Entriamo?'-proposi.
'Sì, assolutamente'.
Passammo tra le varie macchine esposte al di fuori, che avevo fatto mettere appositamente e che ora erano di Francesco e della sua nuova concessionaria. Il mio regalo era quello, un nuovo sogno. Ma non era finita lì.
Entrando nell'enorme salone, finalmente notò una scritta a terra, composta da petali di rose rosse.
Ricostruiamo i sogni insieme?
'Sì, Tommy, voglio ricostruire tutto, insieme a te'-affermò, avvicinandosi a me.
L'orologio all'interno del saloon suonò. La mezzanotte era appena scoccata.
'Tanti auguri, amore'-sussurrai, azzerando la distanza tra di noi.
Quella volta, però, scoppiò il fuoco, quello bello, quello della passione, non quello della paura.
Spinsi Fra verso un'auto decappottabile all'interno del locale, che era in esposizione. Mi staccai da quel bacio appassionato, fatto di morsi sulle labbra e di soffice dolcezza al contempo.
Senza staccarmi, aprii la portiera posteriore, spingendo Francesco all'interno, il quale si adagiò sui sedili. In pochi secondi, i nostri vestiti erano sparsi all'interno dell'abitacolo. Le luci della sala erano puntate su di noi e facevano risaltare la mia pelle candida.
Francesco notò la nuova creazione sul mio braccio.
'Quando l'hai fatto questo?'-mi chiese.
'Oggi'-risposi-'è parte del regalo'.
'Ritrovarsi'-mormorò, tracciando la scritta, ancora ricoperta dalla pellicola.
'Ho sentito l'esigenza di tatuarmelo, dopo tutto il trambusto che abbiamo vissuto'-confessai-'è uno dei pochi che hanno un significato e non sono solo estetici'.
'È bellissimo, Tommy. Vorrei farlo anch'io'-mormorò, senza cessare i suoi movimenti sul mio nuovo tatuaggio.
'Ti ho lasciato un buono sul cuscino. Quando torneremo a casa, lo troverai lì'-gli riferii.
'Tommy, non dovevi fare tutto questo per me'-iniziò lui, ma non lo lasciai finire.
'Fra, sta' zitto'-dissi, per poi posare le mie labbra sulle sue.
Scesi sul collo, sulle clavicole, sul petto e sulla pancia, lasciando baci caldi e bagnati.
Inglobai la sua erezione, guardandolo negli occhi, intensamente. Fra gemette.
Con movimenti lenti e decisi, facevo su e giù lungo la sua asta, passando la lingua sulla punta di tanto in tanto.
'Tommaso'-disse lui tra i denti, tirando leggermente i miei capelli-'ti prego, non resisto più'.
Quelle parole magiche mi portarono a erigermi sopra di lui, per poi entrare dentro il suo corpo.
Il mio angolo di paradiso era lì. Mi avvicinai al viso di Fra, per poi torturargli il labbro inferiore, succhiandolo e tirandolo verso di me. Senza mai smettere di baciarlo, continuavo a muovermi in lui, sentendo sia me che lui sempre più vicini al culmine del piacere. Venimmo insieme. Non mi era mai capitato. Avevo letto da qualche parte che ciò potesse avvenire quando tra le due anime c'era una grande connessione mentale. Beh, tra me e Fra c'era molto di più.
'Auguri, amore'-dissi con un sorriso, accoccolandomi di fianco a lui, su quei sedili così stretti per stare comodi entrambi, ma non ci importava. L'essenziale era stare insieme.
Fra sorrise.
'Il più bel compleanno di sempre'-disse ridacchiando.
'Bisognerà disinfettarla'-constatai, riferendomi all'auto in cui eravamo-'sai com'è, ci abbiamo appena consumato un rapporto sessuale'-aggiunsi io-'non la puoi mica vendere così'.
'Oh no, questa non la venderò. Me la prenderò io'.
Francesco mi accarezzava i capelli, mentre io disegnavo cerchi immaginari sul suo petto.
Sospirai, felice.
Il silenzio calò tra di noi, un silenzio che, però, diceva tutto.
Ti prego, Fra, comunichiamo sempre così.
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Ciao!
Eccoci qui con un nuovo capitolo!
Ne sto scrivendo uno in cui ho messo tutta me stessa, più di altri capitoli, e non vedo l'ora di terminarlo per farvelo leggere.
A proposito di letture, sapreste consigliarmi qualche bel libro da acquistare? Anche in privato se volete. Vi ringrazio in anticipo e vi mando, come al solito, un grande bacio❤️

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