Capitolo 40

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Un fantasma.
Ecco cosa sembrava Francesco una volta tornati a casa. Si era seduto sul divano, in silenzio, passandosi una mano sul volto, per poi guardare dritto di fronte a sé, rivolto verso la televisione, la quale era spenta, ma Fra non accennava ad accenderla. Anche il viaggio in macchina era stato silenzioso. Per quanto empatico io fossi, non avrei mai potuto immaginare cosa passasse nella sua mente. Come avrebbe potuto una ragazza che lo aveva amato e che, forse, lo amava ancora, procedere a compiere un'azione del genere? C'era qualcosa che non mi tornava, ma ci avrei pensato più tardi. Ora la mia priorità era Francesco, come io lo ero stato per lui in molte occasioni.
Senza dire nulla, presi un pentolino dalla credenza, dopodiché lo riempii d'acqua, che lasciai bollire sui fornelli elettrici di casa di Fra. Mentre aspettavo che le bolle apparissero sul fondo del contenitore, per poi risalire in superficie, pensai che ancora dovevo portare le mie cose lì. Avevo le chiavi in tasca, ma all'interno dell'abitazione non c'era ancora nulla di mio, se non qualche maglia o qualche pezzo di biancheria lasciata in giro qua e là nelle varie stanze.
Il rumore dell'acqua nel pentolino mi risvegliò dai miei pensieri, dunque procedetti a versarla in una tazza e lasciare che la bustina di camomilla si adagiasse all'interno. Feci rumore, tentando di aprire una confezione di biscotti, ma Francesco non si mosse di un millimetro. Il mare di pensieri in cui stava per affogare gli impediva di tenere i sensi attivi.
Dopo aver posato la tazza con dentro la bevanda giallognola e dei biscotti secchi, che a Francesco piacevano tanto, su un piccolo vassoio, mi diressi verso il divano.
'Fra, ti ho preparato una camomilla, ci sono anche dei biscotti, se vuoi. Ti farà bene, vedrai'-dissi, accennando un sorriso, per poi posare il vassoio sul morbido tessuto in pelle bianca del sofà.
Francesco si voltò lentamente verso di me. Incastrai il mio sguardo nel suo. Quegli occhi che erano sempre pieni di vita, di amore, di dolcezza, quegli occhi che avevano sempre un'occhiata di conforto per tutti, ora, quegli stessi occhi erano vuoti.
Vuoto.
Io lo conoscevo bene. Mi sentivo vuoto quando non mi amavo. Mi ero sentito vuoto quando i miei genitori si erano separati, quando gli insulti delle persone mi facevano male, aprendo le ferite della mia anima. Avevo sentito il vuoto dentro quando credevo di non rivedere Francesco mai più nella mia vita. Ma poi, quella stessa persona che credevo scomparsa per sempre mi aveva riempito. In quel momento toccava a me fare la stessa cosa.
Portai la mia mano sulla sua guancia.
'Fra, ci sono io. Non ti lascio annegare. Ci sono io'-ripetei come un mantra.
Lui, dal canto suo, chiuse gli occhi, beandosi di quel contatto, per poi riaprirli. Erano diversi, più lucenti. Compresi che era successo grazie a me e mi sentii come se avessi potuto eliminare ogni peso, ogni maceria del suo sogno infranto, che gravava su di lui.
'Ti amo'-sussurrò con voce flebile.
'Anch'io, non sai quanto'-risposi, lasciando un delicato bacio sulle sue labbra. Francesco lo approfondì leggermente, ma senza mai inserire la lingua. Non c'era bisogno di passione in quel momento, ma solo di tanta, estrema dolcezza.
'Devo riordinare le idee'-dichiarò Fra, portandosi la tazza alle labbra-'mi servirebbe il tuo spirito organizzativo, Tommy'.
'Corro a prendere foglio e penna, amore'-affermai, baciandolo velocemente, per poi dirigermi verso il mobile in cui il mio ragazzo teneva tutte le sue cianfrusaglie.
Tornai trionfante, con un foglio bianco e una penna nera tra le mani.
'Fra, sinceramente a me qualcosa non torna. Cerchiamo di ricostruire ogni movimento. Tu cosa ricordi dell'altro giorno?'-gli chiesi, addentando un biscotto.
'Allora'-iniziò, portando il dito indice sul labbro inferiore, intento a pensare-'sono uscito da casa tua, sono salito in macchina e mi sono diretto da mia madre. Il cancello era già aperto, dunque non ho avuto bisogno di suonare, credo che mi stessero aspettando. Ho bussato al portone e mia madre mi ha aperto. Cristina ha iniziato a dire frasi sconnesse e prive di ogni senso logico, ma poi ha avuto una strana reazione quando ho affermato di dover andare in concessionaria e non avevo altro tempo da perdere. Sono riuscito a mandarla via, ma mia madre mi ha trattenuto, stavamo discutendo della sua chiamata e della conseguente discussione con te. Sono andato via circa cinque minuti dopo Cristina'-spiegò.
'Litigare con me ti ha salvato la vita, in pratica'-dissi, mordendomi il labbro.
'A volte ci fa bene litigare, allora'-mi rispose ridacchiando.
Io gli sorrisi, per poi concentrarmi sul foglio di fronte a me.
'Cosa scrivi?'-mi domandò Fra subito dopo.
'Sto facendo uno schema, dopo ti faccio vedere tutto. Tu vai avanti'-lo incitai con la mano.
'Quando sono arrivato era già tutto esploso, Tommy. Il mio racconto si conclude qui'-terminò lui.
Guardai ciò che avevo scritto. La mia calligrafia elegante spiccava sul foglio. Con delle frecce avevo collegato tutti gli spostamenti di Francesco, aggiungendo tutte le interazioni con le persone che aveva incontrato.
'Fra, a me non torna il lasso temporale. Cristina è andata via solo cinque minuti prima di te, come è possibile che sia scesa dalla sua macchina, si sia diretta verso la porta principale rimanendo per qualche minuto lì, per poi risalire in auto e andarsene? Il video della polizia era velocizzato, ma il tempo era segnato in alto a destra. Sono passati diversi minuti prima che la figura se ne andasse. Io non credo sia stata Cristina'.
'Tommaso, sei un genio! Ecco perché ti amo. Mi hai fatto venire in mente un particolare a cui non avevo fatto caso fino ad ora. Sotto casa di mia madre c'era un auto blu, non nera come quella del video. Cristina possiede due macchine, una la presta sempre a sua madre'-Fra sbarrò gli occhi, dopo aver realizzato ciò che aveva detto.
'Potrebbe essere stata sua madre?'-chiesi allora io, cauto.
'Non lo so'-ammise lui con uno sbuffo, passandosi una mano tra i capelli.
'Forse dovremmo andare in centrale, Franci. Dovremmo riferire queste informazioni'-gli dissi, posandogli una mano sul ginocchio.
Così, dopo una ventina di minuti, ci ritrovammo nel luogo in cui eravamo stati la mattina stessa.
Quando entrammo, Cristina era seduta su una sedia, ammanettata. Piangeva, ma non avevamo avuto neanche il tempo di avvicinarci a lei, che subito il commissario ci aveva richiamati nella stanza.
'Salve, abbiamo delle informazioni per lei'-dichiarò fermamente Fra, prendendo posto sulla sedia di fronte all'uomo in divisa. Io lo seguii.
'Prego, ditemi pure'.
Francesco iniziò a parlare, come un fiume in piena, utilizzando lo schema che avevo fatto a casa e riferendo tutti i suoi sospetti.
'Siete stati bravi, la ragazza deve essere ancora interrogata. La chiameremo appena uscirete da questa stanza. Potreste aspettare qui fuori?'-ci chiese il poliziotto di fronte a noi.
'Senza dubbio, signore'-risposi io.
Ci alzammo dalla sedia e, prendendoci per mano, uscimmo dalla stanza, incrociando Cristina, la quale con lo sguardo basso, entrava nell'ufficio, seguita da un uomo in divisa dall'aspetto austero.
Lei aveva gettato solo un'occhiata alle nostre mani intrecciate, poi aveva riabbassato lo sguardo.
Io e il mio ragazzo prendemmo posto sulle sedie blu, aspettando.
Passò un'ora e mezza, poi la porta si aprì.
'Signori, prego. Abbiamo buone notizie'-ci invitò all'interno il membro delle forze dell'ordine che aveva accompagnato Cristina.
'Arriverà la luce'-sussurrai a Fra, prima di fare il nostro ingresso nella stanza.
'La luce arriva sempre, Tommy'-mi disse lui di rimando, posandomi un bacio sulla fronte.
Così, entrammo. Cristina era seduta su una sedia, la sua testa era ancora abbassata, ma riuscivo comunque a notare il suo sguardo vacuo, il suo viso privo di trucco, ma segnato dalle lacrime.
'Pietro, puoi procedere con la squadra'-comunicò il commissario all'altro uomo, il quale lasciò la stanza, dopo aver eseguito il saluto militare.
'Veniamo a noi'-continuò-'dopo la pressione esercitata sull'imputata, la ragazza ha confessato. Le ultime informazioni ci sono state molto d'aiuto e per questo vi ringrazio. Il mio collega sta andando a prelevare i genitori della qui presente indagata. L'auto nera è stata utilizzata da sua madre, la quale ha aperto la porta principale della concessionaria. Sappiamo che la sua ex ragazza aveva una copia delle chiavi, non restituita, che teneva in casa. I suoi genitori ne hanno usufruito, in modo tale da far entrare il padre all'interno dell'edificio, così da posizionare e innescare l'ordigno che ha fatto saltare in aria la concessionaria. Dopodiché è scappato, dunque era lui la figura che la vostra amica ha visto. La ragazza è venuta a conoscenza dei fatti per caso, origliando una conversazione avvenuta tra i suoi genitori, ha tentato di comunicarglielo, signor Oppini, ma ha fallito miseramente. Per questo verrà condannata, in quanto considerata complice. Ascolteremo anche le testimonianze dei genitori, ma la versione non dovrebbe variare. Questo è quanto, questa storia si è quasi conclusa'.
'Mi dispiace, Fra, sono mortificata. Ho provato a confessarti tutto, ma non ci sono riuscita. Sono i miei genitori, capisci? Mi sentirò in colpa a vita, non so cosa fare per ottenere il tuo perdono, ma in fondo me lo merito'-disse Cristina a voce bassa, rotta a tratti dai suoi singhiozzi.
'Poteva finire in tragedia, ne sei consapevole?'-le chiese Fra, passando le sue dita affusolate sulla clavicola, un ennesimo gesto di nervosismo.
Lei, semplicemente, annuì.
'Possiamo andare, commissario?'-continuò l'uomo accanto a me, rivolgendosi a chi si trovava di fronte a noi.
'Certo, potete andare. Avete bisogno di un po' di tranquillità'-rispose lui.
'Buona giornata'-salutammo io e Francesco, per poi dirigerci verso l'uscita.
In quel preciso istante, i genitori di Cristina fecero il loro ingresso, tenuti da due agenti, seguiti dal poliziotto di prima.
'Tu!'-gridò la madre, rivolta verso Fra, il quale teneva stretta la mia mano-'Ho fatto bene a farti saltare in aria tutto, sarebbe stato meglio se ci fossi stato anche tu all'interno! Non potevo di certo permettere che la mia bambina venisse mollata e per chi, poi? Per un uomo! Feccia umana siete e nient'altro'.
'Si vergogni, signora, lei l'amore non sa neanche cosa sia'-affermai, calmo. Nessuno aveva il diritto di giudicare me e Francesco, tantomeno la donna che aveva mandato in frantumi ogni sogno del mio uomo, insieme a suo marito.
'Forza, la finisca con questa sceneggiata. Il ragazzo ha ragione, si dovrebbe vergognare. Avanti'-la spronò l'agente che la teneva per il braccio.
Il padre di Cristina non aveva pronunciato una parola, teneva lo sguardo basso come sua figlia.
Le mie doti intuitive mi fecero capire che anche lui, proprio come la ex ragazza di Fra, si erano ritrovati coinvolti in qualcosa più grande di loro.
I due vennero portati via.
Con la mano di Franci stretta ancora alla mia, ci incamminammo verso l'uscita, definitivamente, lasciandoci alle spalle un brutto episodio e una forte delusione. Posai un bacio sulla sua spalla ossuta, una volta saliti in macchina.
'È finita, dunque?'-mi chiese Fra, mordendosi il labbro.
'È finita, amore'-gli risposi di rimando.
'La luce è tornata'-affermò lui.
Io, semplicemente, sorrisi.
Francesco mise in moto e partimmo. Guardai fuori dal finestrino. Il sole splendeva e mi scaldava il volto.
Ti prego, Fra, sappi che la mia luce sei tu.
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Ciao cuori miei!
La vicenda è giunta ad una conclusione, finalmente abbiamo individuato i colpevoli. Ve lo aspettavate?
Scusate per il leggero ritardo, ma ultimamente sono sommersa di impegni e studio incessante. Voi come state?
Vi mando un bacio e alla prossima❤️

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