Capitolo 48

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'Noi fummo i Gattopardi, i Leoni: chi ci sostituirà saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti, gattopardi, sciacalli e pecore, continueremo a crederci il sale della terra'-conclusi, chiudendo il libro.
'Bene, Tommy'-continuai-'per oggi, finisco qui, okay?'
Posai il libro sul comodino accanto al letto di Tommaso. Il solito bip era sempre presente, ma ormai non ci facevo neanche più troppo caso, e tubi di ogni genere erano infilati nelle braccia del mio ragazzo.
Ogni giorno, da una settimana a questa parte, rimanevo nella stanza 412 a leggere Il Gattopardo, il libro preferito di Tommy. Leggevo ad alta voce, come se lo stessi facendo anche per lui, e mi rifugiavo tra le parole di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
Ero stanco. La notte non dormivo e il giorno non mangiavo. Andavo a casa a farmi una doccia e bevevo camomilla in quantità industriali. Ero arrivato a prendere anche le gocce di Tommy, per calmare l'ansia che non mi lasciava un attimo, ma nessuno lo sapeva.
Erano ormai le 17. Mi alzai, così da poter dare il cambio ad Aurora, la quale era rientrata dalla Svizzera, Stato in cui vivevano i suoi nonni, quanto prima avesse potuto. Anche lei aveva difficoltà a dormire, così come tutto il resto delle persone che vegliavano su Tommy notte e giorno. Lo dimostravano le profonde occhiaie di ognuno di noi.
'Ci vediamo dopo, piccolo'-sussurrai, prendendogli la mano e lasciandoci sopra un delicato bacio.
Quando, però, la lasciai ricadere lungo il suo fianco, il dito su cui era tatuato il musetto di Gilda si mosse.
'Tommaso'-dissi, sbarrando gli occhi, sorpreso-Tommy, mi senti? Sei sveglio?'-continuai.
Ero certo di non essermelo sognato, ma il ragazzo disteso su quel letto da ormai una settimana non rispondeva.
'Aurora!'-la chiamai a voce alta-'Aurora!'
'Fra, che succede? Tutto bene?'-chiese lei, entrando di corsa.
'Tommaso ha mosso un dito'-affermai.
'È sveglio?'-continuò a domandare, cercando di scorgere la figura del suo migliore amico, dietro di me.
'No'-dissi, sconsolato.
'Chiamiamo il medico'-asserì lei, per poi uscire dalla stanza.
Dopo pochi istanti, un dottore entrò e ci lasciò ad attendere fuori, cosicché potesse visitare Tommaso.
Quando ebbe finito, potemmo rientrare.
'Ragazzi, Tommaso non è sveglio. Non ancora, purtroppo. Quello è stato solo un riflesso involontario del suo corpo. Non è ancora cosciente. Il trauma è stato forte, dobbiamo pazientare'-ci informò il dottore, per poi fare un cenno ed andarsene.
Sospirai, sconsolato.
Tommaso's POV
Aggrottai la fronte, guardandomi intorno. Il campo di grano e di girasoli e la tenuta di mia nonna in Emilia-Romagna si stagliavano di fronte ai miei occhi.
'Nonna?'-la chiamai, ma non ottenni risposta.
Così, mi diressi verso l'altalena su cui giocavo da piccolo, la quale era fissata al ramo di un enorme castagno. Iniziai a dondolarmi.
Ad un tratto, sentii qualcuno spingere il mio sedile. Mi voltai leggermente all'indietro.
'Nonna!'-esclamai, saltando giù dal l'altalena, per correre ad abbracciarla.
Rispetto all'altro sogno che avevo fatto tempo addietro, quella volta il contatto sembrava più reale. Riuscivo persino a sentire il calore del corpo di mia nonna.
'Tommy, amore della nonna'-iniziò lei con un sorriso, per poi cambiare espressione, facendosi seria-'non dovresti essere qui'.
'Che cosa significa? In che senso non dovrei essere qui?'-domandai, allarmandomi un poco.
'Non ti ricordi cosa è successo?'-continuò a chiedermi, senza, però, rispondere alle mie domande.
Io la guardai interrogativo.
'Guardati la camicia, tesoro'-disse lei, indicando il tessuto che avevo addosso.
Un'enorme chiazza di sangue si espandeva su tutto quel candore pallido, che era la mia camicia.
E, all'improvviso, ricordai. La rapina, la pistola puntata contro Francesco, io che mi ero messo in mezzo, la pallottola.
'Nonna'-iniziai, guardandola intensamente-'sono morto? È per questo che sento come se tu fossi viva?'
'No, Tommy, non è ancora arrivato il tuo momento. Questo, però, dipenderà solo da te. Sei in coma. Sei in un limbo, diciamo. È per questo che puoi percepirmi. I medici hanno fatto di tutto, ora sta a te decidere. Vuoi restare qui o tornare a vivere, Tommaso?'-le sue parole mi fecero fare un passo indietro, sorpreso.
In quello stesso istante, sentii una sensazione alla mano, strana ma piacevole. Era come se qualcuno me la stesse stringendo. Mossi un dito, come a voler rincorrere quella sensazione.
'Saliamo in casa, amore?'-mi chiese mia nonna, avvolta nel suo solito vestitino bianco e il suo cappello di paglia in testa.
Io, semplicemente, annuii.
Salii le scale, il vento mi sferzava il viso.
Entrati in casa, passai per il corridoio, ma mi fermai, per poi tornare indietro, vedendo la mia immagine allo specchio. La chiazza rossa spiccava sul tessuto, a sinistra del mio petto, accanto al mio cuore. Era lì, allora, il problema. Ci passai due dita sopra, senza sporcarmi.
'Tommy'-sobbalzai, quando sentii la voce di mia nonna, proprio accanto a me. Non me ne ero accorto, non riuscivo a vederla attraverso lo specchio, eppure lei era lì, a pochi centimetri dalla mia figura.
'Nonna'-inizia, tentennando, come al mio solito, per trovare le parole giuste da dire.
'Tesoro, so già cosa vuoi chiedermi. Non mi vedi nel riflesso, non è così?'-mi chiese, facendomi una carezza sulla guancia, contatto di cui mi beai, dopodiché feci un cenno di assenso.
'Io non ci sono più, Tommy. Non in questa vita, almeno. Tu sì, tu sei ancora qui, il tuo cuore batte, scandito dai suoni di un macchinario a cui sei collegato. Tommaso, ora come mai, io ti chiedo di lottare. Lotta per vivere a pieno la tua esistenza, per tornare ad amare, per tornare a sorridere. Sei il miglior nipote che potessi mai avere e te lo giuro, piccolo mio, la nonna è così fiera di te'.
Detto ciò, mi abbracciò, tenendomi stretto a sé.
Dallo specchio, vedevo solo il mio riflesso stringere il nulla tra le braccia, ma quella volta credetti solo ai miei occhi, perché loro riuscivano a vedere mia nonna lì, proprio in quel momento.
'Vorrei restare così per sempre'-confessai in un sussurro.
'Tommaso'-iniziò lei, staccandosi leggermente dall'abbraccio-'noi saremo insieme, un giorno, spero molto lontano. Io sono sempre qui, nel tuo cuore, già te l'avevo detto, o mi sbaglio?'-aggiunse, con una piccola risata.
'Non sbagli, nonna'-le diedi ragione, ricordando il sogno precedente.
'Bene, ora non credi sia meglio andare? Tornare alla realtà?'-mi chiese, sempre con quel pizzico di dolcezza, che la caratterizzava.
'Ma tu non ci sarai'-le feci notare.
'È vero, ma chi ti ama, ti sta aspettando. E sai anche a chi io mi riferisca. Anche io ti amo, cucciolo della nonna, e anch'io ti aspetterò. Ma come ti ho già detto, in un giorno lontano. Hai tutta la vita davanti, Tommy, e devi viverla amando e lasciandoti amare'-mi sorrise.
'E ora? Che succede, ora?'-chiesi, vedendo i suoi contorni farsi più sbiaditi.
'Ora dovrai prendere in mano la tua vita. È arrivato il momento di scegliere. Ti voglio bene, Tommy, ci rincontreremo, un giorno'-disse, per poi allontanarsi definitivamente, dissolvendosi.
Ero solo. Quella casa era così grande per me. Sentivo di star soffocando.
Il mio pensiero corse subito ad una persona, colui che amavo e da cui mi lasciavo amare.
Avvertii il soffitto gravare su di me, pesava 'come un coperchio', avrebbe detto Baudelaire.
In testa avevo solo un nome.
Francesco.
E corsi verso la porta di casa, in cerca di aria.
Appena fu aperta, una gran luce mi investì.
Aprii piano gli occhi, feriti dalla luce intensa del lampadario. Sbattei ripetutamente le palpebre, così da potermi abituare al nuovo ambiente.
Tutto intorno a me era bianco e asettico, il mio braccio era collegato a tubi di ogni genere e sentivo un fastidiosissimo bip ronzarmi nelle orecchie.
Avevo la gola secca e sentivo il bisogno di bere un bicchiere d'acqua.
'Fra'.
La mia voce uscì roca, pronunciando, quasi involontariamente, il nome di una persona, immaginavo. Ma chi era 'Fra'?
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Ciao cuoricini!
Tommy ha perso la memoria. In campo medico, succede a chi subisce uno shock post-traumatico. E, dobbiamo ammetterlo, prendersi una pallottola è un trauma bello e buono.
Come state? Avete un po' reagito dopo la fine di alcune restrizioni?
Io, come sempre, vi abbraccio. Grazie per la pazienza e il supporto che mi donate, mi fa bene all'anima. Vi voglio bene❤️

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